Documenti ed Atti
XIII Legislatura della repubblica italiana
RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00043 presentata da BERLUSCONI SILVIO (FORZA ITALIA) in data 19980512
La Camera, esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria per il triennio 1999-2001, ribadisce solennemente il proprio impegno per l'Europa e riconferma la piena e consapevole disponibilita' a sostenere e favorire ogni iniziativa tesa al raggiungimento dello storico obiettivo dell'integrazione economica e della unificazione politica. In questa prospettiva, rilevate le gravi carenze e le ancor piu' gravi contraddizioni della politica economica del Governo, condivide gli obiettivi macroeconomici di medio-lungo periodo previsti nel "Piano Ciampi" per il rientro dal debito pubblico e gli obiettivi di breve-medio periodo indicati nel "Patto di stabilita' e crescita", sottoscritto in sede europea; consapevole che l'attuazione di tali obiettivi consentira' di raggiungere un livello competitivo di pressione fiscale e piu' alti indici occupazionali e reputando che essi debbano essere realizzati in maniera credibile e socialmente sostenibile; impegna il Governo a: raggiungere tassi medi reali di sviluppo che si avvicinino al 4 per cento l'anno, mantenendo l'inflazione al di sotto del 2 per cento; ridurre progressivamente la abnorme pressione fiscale, a cominciare dalle aliquote nominali, al ritmo di circa un punto in media l'anno, una volta scontati gli effetti perversi dell'eurotassa (che occorre restituire integralmente entro l'anno 2000 e almeno per il 60 per cento entro il 1999) e delle altre "unatantum", per un totale di 10-12 punti percentuali da qui al 2010. Tale obiettivo potra' essere piu' facilmente ottenuto con una realistica lotta all'evasione fiscale e con l'adozione di misure che agevolino l'emersione dell'economia sommersa; ridimensionare drasticamente la spesa pubblica corrente, al fine di realizzare concretamente la necessaria riduzione della pressione fiscale, che costituisce condizione fondamentale per lo sviluppo. In tal modo sara' anche possibile armonizzare il nostro sistema fiscale con quello dei maggiori partner comunitari e potranno essere destinate risorse per gli investimenti (con tempi certi di realizzazione) per colmare il deficit infrastrutturale che ci separa dai principali paesi europei, anche recuperando i gravi ritardi nelle reti di comunicazione, drammaticamente evidenziatisi negli ultimi mesi; promuovere parallelamente, in accordo con le insistenti richieste degli organismi internazionali, una profonda riforma dello Stato sociale, con particolare riferimento al sistema pensionistico, secondo le linee quantitative e gli orizzonti temporali gia' tracciati dal Governo Berlusconi nell'autunno del 1994 (il cui varo avrebbe consentito negli anni intercorsi da allora un risparmio di almeno 40 mila miliardi e di evitare le conseguenti penalizzazioni a danno dei pensionati). In quest'ottica e' altresi' indispensabile fare partire immediatamente i fondi pensionistici aperti, per garantire ai futuri pensionati la liberta' delle proprie scelte pensionistiche ed un tenore di vita che il solo sistema pubblico non puo' assicurare; realizzare in tempi rapidi una efficace riforma dell'amministrazione, onde evitare che i privati e le imprese debbano sopportare costi per adempimenti burocratici che, secondo recenti stime del Ministro del tesoro, assommano a circa 25 mila miliardi l'anno; definire una specifica clausola di salvaguardia che preveda un meccanismo automatico di riduzione della spesa corrente nel caso di sfondamento degli obiettivi quantitativi del fabbisogno, per non pregiudicare il risanamento e le spese di investimento; accelerare le privatizzazioni, strumento indispensabile per rafforzare gli obiettivi quantitativi della manovra e per limitare l'ingerenza dello Stato nell'economia, anche nel settore dei servizi pubblici locali, in modo da conseguire proventi nell'ordine di almeno 25 mila miliardi l'anno fino al 2001; e, in particolare, a destinare le plusvalenze della privatizzazione Telecom ad interventi di riassetto del territorio, a partire dalle zone recentemente colpite da calamita' naturali; riformare sollecitamente e rendere piu' flessibile il mercato del lavoro anche mediante l'effettiva liberalizzazione del collocamento, l'abolizione dei vincoli tuttora esistenti al lavoro interinale e la contrattazione a livelli differenziati, di cui va ampliata l'applicazione. Cio' consentira' di ottenere rilevanti incrementi di occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno, dove risiede la piu' consistente riserva di sviluppo del Paese. Ne deriveranno, inoltre, benefici non solo in termini di efficienza e competitivita' dell'intera economia italiana, ma anche in termini di maggior gettito fiscale e contributivo e, quindi, di ulteriore miglioramento dei conti pubblici, agevolando il percorso di riduzione della pressione fiscale; rinunciare definitivamente al progetto della limitazione per legge dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali; evitare il ricorso a strumenti assistenzialistici e naturalmente privi di sbocchi produttivi come i lavori socialmente utili e le borse lavoro; destinare i risparmi di spesa cosi ottenuti alla riduzione delle aliquote contributive, che rendono oggi il lavoro italiano il piu' oneroso in Europa per le imprese e uno dei meno retribuiti per i lavoratori; promuovere lo sviluppo dal basso e decentrato del Mezzogiorno e delle aree depresse, rendendo soggetti attivi le regioni e gli enti locali, rinunciando ad interventi di tipo statalistico e alla creazione di nuove strutture clientelari, molto simili alla vecchia Cassa. In questo quadro, e' indispensabile mobilitare le energie locali e l'iniziativa privata, realizzando le condizioni perche' verso tali aree affluiscano nuovi investimenti produttivi e si insedi una nuova imprenditoria diffusa. Cio' impone che lo Stato si riappropri del controllo del territorio, garantendo la sicurezza per i cittadini e per gli operatori economici; realizzi moderne infrastrutture di base, tuttora fortemente carenti nel Sud del paese; preveda incentivi compatibili con le normative comunitarie, trasparenti, automatici e prevalentemente basati sull'alleggerimento fiscale; superare l'attuale criticabile prassi, sottoponendo al voto del Parlamento, insieme al rendiconto, anche il conto consuntivo del patrimonio dello Stato, per consentire cosi' una maggiore trasparenza dei conti pubblici e una migliore credibilita' del piano di rientro dal debito pubblico. Cio' permettera' al Parlamento di esercitare compiutamente la sua funzione fondamentale di verifica e di controllo della gestione del bilancio dello Stato; indicare con precisione i provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica, evitando che il Governo si impossessi dell'agenda del Parlamento ed escludendo tassativamente: deleghe; norme che non hanno effetti immediati e diretti sul livello dell'entrata o della spesa pubblica; norme che, con qualsiasi finalita', comportino, negli esercizi finanziari relativi al DPEF, un incremento della spesa pubblica. (6-00043).