Documenti ed Atti
XIII Legislatura della repubblica italiana
RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00062 presentata da MALENTACCHI GIORGIO (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) in data 19980922
La Camera considerato che: nei Paesi in via di sviluppo vivono oggi quasi quattrocento milioni di persone che soffrono di malnutrizione cronica, e circa duecento milioni di bambini al di sotto dei cinque anni soffrono di carenze proteiche ed energetiche; a livello mondiale, gli impegni di assistenza esterna bilaterale e multilaterale per l'agricoltura nei Paesi in via di sviluppo sono in regresso: tra il 1982 e il 1992 sono scesi dai dieci miliardi di dollari a 7,2 miliardi di dollari; sempre a livello mondiale, dal 1982 al 1992 anche la quota destinata all'agricoltura nel quadro dell'assistenza totale consacrata allo sviluppo e' scesa dal ventiquattro al sedici per cento. A peggiorare la situazione, le risorse ittiche sono supersfruttate, le foreste vengono distrutte e la superficie di terre coltivabili e' oggi di 0,25 ettari per abitante; secondo stime recenti la popolazione mondiale aumentera' entro l'anno 2030 da 5,7 miliardi a 8,7 miliardi di persone. Tale crescita rischia di ridurre ulteriormente la disponibilita' di terre coltivate o al contrario di aumentare l'uso intensivo delle terre tramite utilizzo di sostanze chimiche; occorre percio' modificare la politica dell'Unione Europea per valorizzare la produzione mediterranea al fine di costruire risposte alle aree del sud del mondo; in Europa, nel quadro dell'attuazione del trattato di Maastricht, si passera' dall'attuale 9,8 per cento di occupati nel settore agricolo al sette per cento nel 2005; in particolare, in Italia il calo di occupanti sara' del 4,5 per cento; in Grecia del 5,3 per cento; in Portogallo del 9,8 per cento; per il sud dell'Italia, cio' significa oltre 500.000 unita', fenomeno che aggraverebbe ulteriormente la gia' forte disoccupazione a favore dell'agricoltura intensiva; le aziende agricole in Europa, a seguito dell'attuazione del trattato di Maastricht, dovrebbero passare dalle oltre quattro milioni di imprese a poco meno di tre milioni. Quindi in Europa oltre un milione di imprese agricole sono destinate a scomparire, soprattutto nel sud dell'Europa; in Italia nel 1994 le imprese agricole hanno denunciato un indebitamento pari a ventimila miliardi di lire, una somma pari al quarantacinque per cento del prodotto lordo vendibile; lo Stato italiano presenta nello scambio commerciale un debito di diciottomila miliardi; negli ultimi anni le leggi finanziarie hanno apportato tagli non marginali che hanno coinvolto, dal sostegno alle agricolture biologiche all'ammodernamento delle aziende, dalla riduzione del credito agricolo agli investimenti per i centri di ricerca; della pesante situazione agricola i maggiori riflessi sono vissuti dal Mezzogiorno; il settore agricolo e' uno dei settori primari nell'economia del nostro Paese; nel 1994 l'agricoltura con il suo indotto industriale di trasformazione ha fatturato centoventimila miliardi di lire; alla crisi del settore agricolo si risponde solo con una profonda inversione nelle politiche attuate fino ad oggi; occorre rilanciare un'agricoltura alternativa, compatibile con l'ambiente, che sostenga la ricerca al fine di recuperare le nostre produzioni autoctone e che possa rappresentare una garanzia per i consumatori; le recenti esperienze relative al fenomeno della "mucca pazza", del vino al metanolo, dell'olio alla colza non rappresentano casi eccezionali, ma sono la dimostrazione che l'uso esasperato delle tecnologie e la logica del massimo profitto non rappresentano solo un danno per le risorse (terra, acqua, ambiente), ma espongono l'umanita' a rischi enormi per la salute; alla crisi delle aziende agricole fa seguito una grave crisi occupazionale, alla quale si risponde anche con una revisione delle modalita' e dei criteri di erogazione dei fondi comunitari, che per il 1997 ammontano a circa novemila miliardi di lire a fronte dei milleottocento di interventi nella politica agricola previsti da parte dello Stato italiano, nella direzione della produzione, valorizzando il lavoro e la produzione ecocompatibile; oggi il costo del lavoro incide solo per il diciotto per cento per unita' di prodotto, mentre i costi dell'innovazione, in assenza di servizi adeguati alle imprese, pesano per oltre il venticinque per cento; questi dati dimostrano che il sottosalario, il lavoro in affitto, il caporalato, non sono la risposta alla crisi dell'agricoltura; il sud dell'Italia trasforma solo il diciotto per cento dei suoi prodotti e ne commercializza solo il tre per cento, togliendo valore aggiunto alle imprese agricole; quindi ricerca, nuove tecnologie, commercializzazione, assistenza alle imprese, politiche di valorizzazione delle produzioni agricole e alto costo del denaro sono i veri nodi di questa crisi. Oggi l'Italia e' importatrice di tutte le tecnologie che negli ultimi venti anni si sono sviluppate in agricoltura, pesando cio', in maniera consistente, sulla bilancia dei paramenti esteri; impegna il Governo: a rinegoziare ed a modificare i criteri di elargizione dei contributi comunitari nel senso di valorizzare e sostenere le aziende agricole, fornendo contributi a chi svolge attivita' primaria di conduzione dell'azienda, oltreche' destinarli al sostegno dell'occupazione e alla quantita' ed alla qualita' del prodotto; a recuperare ed a valorizzare le strutture di ricerca alternativa alla ricerca delle multinazionali del settore, con progetti legati al territorio e alla valorizzazione della colture compatibili con l'ambiente; a sostenere ed a rafforzare le universita' agrarie, allo scopo di avviare politiche di valorizzazione del territorio, delle risorse agricole e della formazione di tecnici, nonche' delle produzioni autoctone; a rideterminare in sede di Unione europea le politiche delle quote di produzione, in particolare nel settore del latte della carne, dei cereali, della zootecnia, della bieticoltura, eccetera; a sostenere prioritariamente i titolari di aziende che svolgono a tempo pieno l'attivita' agricola valorizzando il lavoro bracciantile e destinando quote dei finanziamenti a quelle produzioni che richiedono piu' manodopera; ad attivarsi affinche' l'Unione europea si doti di una capacita' di ricerca alternativa a quella delle multinazionali, con progetti legati al territorio e alla valorizzazione delle colture ecocompatibili con produzioni che salvaguardino i consumatori; ad attivarsi perche' siano adoperati i termini previsti nella legge concernente l'affitto dei fondi rustici, oggi scaduti, circostanza che sta determinando forti tensioni in molte provincie italiane in attesa che la Commissione parlamentare competente esamini i diversi progetti di legge presentati; a ridefinire i compiti della Ribs, societa' pubblica che negli anni ha accumulato cinquecento miliardi di lire circa di residui passivi, avendo esaurito il compito di intervento sulla bieticoltura e nel comparto agroalimentare, in modo da farne una struttura strategica nel campo agroalimentare, con priorita' nel Sud. (6-00062)