Documenti ed Atti
XIII Legislatura della repubblica italiana
INTERPELLANZA 2/02466 presentata da PICCOLO SALVATORE (POPOLARI E DEMOCRATICI - L'ULIVO) in data 20000608
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, per sapere - premesso che: con decreto-legge 24 settembre 1996, n. 497, convertito con la legge n. 588 del 1996, furono varate disposizioni per il risanamento, la ristrutturazione e la privatizzazione del Banco di Napoli con un investimento da parte del Tesoro di circa duemila miliardi; a seguito di tali misure e dei conseguenti processi di ricapitalizzazione e di ristrutturazione dell'azienda, il controllo della proprieta' del Banco di Napoli, nella misura del 58 per cento del capitale azionario, fu acquisito dalla neocostituita BN Holding Spa, detenuta dall'Ina per il 51 per cento e da Bnl, per il restante 49 per cento, lasciando al tesoro una partecipazione intorno al 17 per cento e ad investitori privati e piccoli azionisti il residuo capitale; il risanamento del Banco di Napoli Spa e' stato realizzato attraverso il puntuale e rigoroso conseguimento di tutti gli obiettivi fissati nell'anzidetto decreto-legge al punto che, negli ultimi esercizi, l'Istituto e' ritornato a produrre utili ed oggi viene riconosciuto dalle agenzie internazionali di rating come una banca sana, efficiente ed attiva, con un adeguato coefficiente di capitalizzazione; da tempo e' largamente condivisa la valutazione di un processo di integrazione con una od altre aziende di credito al fine di dar vita ad un grande gruppo bancario, realizzato in forma federata, in grado di competere adeguatamente nel nuovo mercato finanziario globale e di massimizzare, con l'innovazione di prodotti e processi e con la realizzazione di proficue sinergie, produttivita' ed efficienza; e' stata sventata nel 1998 una rischiosa e sospetta operazione di fusione per incorporazione del Banco di Napoli nella Bnl, con modalita' che di fatto avrebbero cancellato l'identita' ed il ruolo dell'istituto meridionale e vanificata l'esigenza di mantenere nel Mezzogiorno una banca radicata nel territorio, capace di accompagnare lo sviluppo e di sostenere le azioni di incentivazione e di promozione varate dal Governo e dal Parlamento; e' in atto da alcuni mesi un progetto di integrazione con il gruppo bancario Sanpaolo - Imi che si accinge a rilevare il 100 per cento di Bn Holding Spa, con l'obiettivo dichiarato di realizzare un modello federativo con il Banco di Napoli Spa; siffatta soluzione federata e' positiva e, quindi, auspicabile a condizione che il Banco di Napoli non perda la sua individualita', il suo radicamento e la sua 'mission' per Napoli e per il Mezzogiorno; tappa fondamentale perche' il processo di integrazione si realizzi correttamente e secondo i fini enunciati, e' la decisione della Consob sull'obbligatorieta' o meno dell'Opa a cascata su tutto il residuo capitale azionario del Banco di Napoli, ripartito tra tesoro (17 per cento circa) e piccoli azionisti (25 per cento circa); come e' noto, in base all'articolo 106 della legge Draghi (decreto legislativo n. 58 del 1998), se si acquista una partecipazione superiore al 30 per cento del capitale di una societa', si e' costretti a promuovere una offerta pubblica di acquisto sulla totalita' delle azioni. Ma il regolamento di attuazione della stessa Consob del 14 maggio 1999 all'articolo 49 esclude da detto obbligo i casi di fusioni o scissioni connesse a esigenze di razionalizzazione o a sinergie industriali; alla Consob e' stato richiesto dal Sanpaolo un pronunciamento preventivo sull'obbligo dell'Opa a cascata nell'acquisizione del controllo del Banco di Napoli; l'acquisto da parte del Sanpaolo della quota dell'Ina del 51 per cento di Bn Holding avverra' mediante scissione non proporzionale di detta quota a favore del Sanpaolo, cui fara' seguito l'annullamento del 10 per cento delle azioni Ina di proprieta' del Sanpaolo, oltre un conguaglio in danaro; per la concorrente presenza della scissione e della ristrutturazione bancaria si ritiene che non sussista l'obbligo dell'Opa sul residuo capitale azionario del Banco di Napoli; preme qui rilevare che la soluzione tecnico-giuridica della vicenda non e' neutra rispetto al destino del Banco di Napoli e del Mezzogiorno; infatti, l'eventuale obbligatorieta' dell'Opa potrebbe condurre ad una partecipazione totalitaria del capitale azionario del Banco di Napoli da parte del Sanpaolo, che si troverebbe a 'dover' acquistare il 58 per cento di Bn Holding, il 17 per cento del tesoro e il 25 per cento dei piccoli azionisti; contro la stessa originaria volonta' del Sanpaolo il Banco di Napoli si troverebbe cosi' ad essere non piu' una banca 'partecipata' ma una banca 'interamente posseduta' dal Sanpaolo, con inevitabile progressivo affievolimento dell'opzione federata; al Mezzogiorno serve una banca collegata ad un grande gruppo bancario nazionale ma occorre anche che nel suo capitale azionario vi siano pluralita' di interessi tali da farne un soggetto veramente distinto dal suo azionista di controllo; percio' il tesoro e le autorita' di vigilanza non possono essere indifferenti alle decisioni da assumersi, tenuto conto delle conseguenze e degli effetti che possono scaturire sul futuro dell'unico soggetto economico di rilievo presente nel Mezzogiorno; non vi e' dubbio, infatti, che un Banco di Napoli 'interamente posseduto' dal Sanpaolo costituirebbe il prologo del suo smantellamento graduale e segnerebbe sostanzialmente la fine della sua mission nel Mezzogiorno e, prima e poi, la sua definitiva estinzione -: quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze e dei suoi poteri di utilizzo e di controllo, per accertare che il progetto di integrazione del Banco di Napoli nel gruppo Sanpaolo-Imi sia effettivamente in linea con gli obiettivi di sviluppo e di sostegno del Mezzogiorno, nel quadro piu' generale di un'azione complessiva di politica economica del Governo volta ad incentivare e a facilitare investimenti produttivi nelle aree piu' deboli del Paese; se, in coerenza con le misure assunte dal Governo con il summenzionato decreto-legge per il risanamento del Banco di Napoli e con i conseguenti, onerosi investimenti effettuati, non ritenga che l'Istituto di credito meridionale - ormai ristrutturato e rigenerato - debba mantenere la sua presenza autonoma e conservare la sua mission specifica per il Mezzogiorno e, conseguentemente, non giudichi necessario che, a tal fine, il progetto di integrazione dello stesso Istituto nel Gruppo Sanpaolo-Imi debba assolutamente essere attuato secondo un modello federato che mantenga distinte le due aziende, pur realizzando tutte le necessarie sinergie, utili ad accrescere la competitivita' sul mercato e a soddisfare adeguatamente le fondamentali esigenze di modernizzazione, di innovazione, di efficienza e di contenimento dei costi. (2-02466)