Documenti ed Atti
XIII Legislatura della repubblica italiana
INTERPELLANZA 2/02637 presentata da MATTEOLI ALTERO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 20001010
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, per sapere - premesso che: l'energia elettrica e' nei processi industriali un elemento essenziale ed il suo prezzo di acquisto rientra sicuramente tra gli elementi principali che compongono i costi di fabbricazione. Ma vi sono alcuni specifici processi industriali nel campo della chimica e della siderurgia, i cosiddetti processi elettrolitici, nei quali l'energia elettrica assume la veste di una vera e propria materia prima. Proprio per questa sua particolare natura la legislazione nazionale ha esplicitamente previsto, fin dal 1966, la totale esenzione dell'imposta addizionale sul consumo "negli usi indispensabili al concepimento di processi industriali veri e propri" (cfr. articolo 2, comma 3, della legge n. 940 del 1966). Ne sono un esempio significativo (per le qualita' di energia di cui necessitano) gli impianti di produzione dell'alluminio, per il settore siderurgico, e gli impianti di produzione di soda caustica, prodotto destinato a svariati utilizzi industriali: tale e' il numero degli impieghi industriali della soda caustica che il suo livello di produzione viene assunto come uno degli indici fondamentali per determinare il livello di industrializzazione di una nazione; in questi particolari processi, il costo dell'approvvigionamento dell'energia elettrica arriva ad incidere per piu' del 50 per cento sui costi di produzione. Ã di tutta evidenza l'effetto che questa voce di costo rappresenta sul prodotto finale e come ogni sua variazione abbia ripercussioni importanti sul prezzo del prodotto finito. Ne consegue che il mercato energetico esistente in una nazione condiziona la competitivita' dei prodotti finiti dei processi elettrolitici sui mercati, nazionali ed internazionali, in confronto a quelli provenienti da paesi dove, invece, i prezzi di acquisto dell'energia sono particolarmente vantaggiosi; l'evoluzione del mercato energetico in Italia nell'ultimo ventennio ha subito notevoli variazioni rispetto alle medie di mercato degli altri paesi dell'Unione europea, cio' soprattutto a causa della particolare situazione del mercato monopolista che era presente e dei diversi interventi normativi che hanno mirato a favorire sostanziosi guadagni a quella che una volta era una azienda pubblica. Negli anni ottanta il costo dell'energia elettrica in Italia era in linea con la media dei prezzi degli altri Paesi europei (circa 30Euro/MWh): questa situazione permetteva di mantenere la produzione italiana competitiva con quella degli altri Paesi. A partire dagli anni novanta si e', invece, verificato in Italia, in conseguenza di ripetuti interventi del Cip, un costante incremento del prezzo dell'energia elettrica fino al punto che nel 1999 questo risultava essere quasi raddoppiato rispetto al decennio precedente (circa 50Euro/MWh); al contrario, negli altri Paesi europei, nello stesso periodo il prezzo dell'energia elettrica e' rimasto invariato o, in taluni casi, ha registrato addirittura una diminuzione; gli effetti di questa situazione di mercato sono sotto gli occhi di tutti: molteplici attivita' industriali operanti proprio in quei settori dove l'energia elettrica e' una materia prima e la cui incidenza sui prezzi di produzione e' importante sono state chiuse e le quote di mercato occupate dai prodotti finali di queste aziende sono state conquistate dai concorrenti produttori stranieri; il 2000, con l'avvio della "liberalizzazione del mercato elettrico" ha rappresentato per il mercato energetico italiano una svolta: la possibilita' di acquistare liberamente sul mercato internazionale energia elettrica a prezzi riferibili alla media europea ha consentito di recuperare la competitivita' rispetto agli altri produttori europei; in questo nuovo contesto, e con le possibilita' che il libero mercato avrebbe offerto, diverse aziende presenti in Italia si sono immediatamente attivate acquistando sui mercati internazionali, e con i prezzi vantaggiosi che questi hanno, l'energia elettrica necessaria ai propri utilizzi: sono stati conclusi contratti di fornitura, talvolta pluriennali, nonostante i rischi, da una parte, o le migliori possibilita' economiche, dall'altra, che una situazione in radicale trasformazione puo' sempre comportare su lungo periodo. D'altronde, ottenere condizioni di approvvigionamento di energia elettrica in linea con i prezzi europei avra' rappresentato per queste imprese italiane o la garanzia per la continuazione della propria attivita' prima di allora fortemente a rischio o la maggiore tranquillita' rispetto alla concorrenza dei produttori degli altri Paesi europei; oggi la situazione, pero', si sta modificando pesantemente e potremo assistere fin dal prossimo anno, se non vi saranno interventi mirati da parte delle istituzioni, dopo una prima progressiva liberalizzazione del mercato, ad una vera e propria involuzione che portera' nuovamente i prezzi dell'energia elettrica in Italia totalmente fuori dalla media europea: attualmente il prezzo di quella di produzione italiana, che e' continuato ad aumentare, e' di 60Euro/MWh, mentre la media europea registra un prezzo, in flessione, di 25-27Euro/MWh. Acquistare energia elettrica a prezzi superiori a quelli della media europea comportera' per le aziende italiane un nuovo elemento di penalizzazione, che va ad aggiungersi a tutti gli altri che noi tutti conosciamo, rispetto agli altri produttori stranieri; l'elemento di forte preoccupazione nell'attuale contesto del mercato energetico italiano discende dall'introduzione del "meccanismo d'asta" per l'aggiudicazione di disponibilita' di importazione di energia elettrica in Italia previsto dall'Autorita' per l'energia ed il gas con la delibera n. 140/00 del 3 agosto 2000: tale meccanismo, di fatto, introduce soltanto un maggior onere aggiuntivo alla catena dei costi delle sole imprese italiane a fronte di nessun nuovo servizio o investimento da parte delle imprese che ne beneficeranno. Per altro, del meccanismo d'asta ne beneficeranno per una meta' del montante, le imprese straniere gestori della rete connessa: l'applicazione del meccanismo d'asta comportera' di fatto un "dazio" a carico delle imprese esistenti in Italia che, addirittura, per come e' stato strutturato questo meccanismo, finanzieranno quelle straniere operanti nel settore del vettoriamento; la misura di questo nuovo e maggior onere, proprio per come e' stato inserito, e' difficilmente ipotizzabile, ma e' verosimile che arrivi a valori tali da fare avvicinare per i consumatori italiani il prezzo dell'energia elettrica di importazione a quella della produzione nazionale. A quel momento il meccanismo d'asta introdotto dalla delibera n. 140/00 citata avra' comportato non solo il mancato rispetto della volonta' del nostro legislatore, espressamente citata nel decreto di attuazione della direttiva comunitaria per la liberalizzazione del mercato elettrico in Italia, e, cioe', la volonta' di ridurre i prezzi dell'energia elettrica destinata ai consumatori italiani, ma avvantaggera' le imprese straniere di vettoriamento, con la conseguente perdita di competitivita' delle imprese italiane e penalizzazione dell'intera azienda Italia -: se non intendano intervenire per ripristinare la libera concorrenza sul mercato sancita da un decreto legislativo di recepimento di una direttiva comunitaria emanata da non piu' di 18 mesi; se non ritengano attivarsi per quanto di competenza per modificare il meccanismo d'asta introdotto con delibera n. 140/00 dell'Autorita' per l'energia ed il gas per quelle imprese operanti in Italia che si siano assicurate, con contratti pluriennali e prima di entrare in vigore della citata delibera, sui mercati stranieri l'approvvigionamento di energia elettrica, cio' per il duplice scopo di evitare che le nostre aziende finanziano a scapito del nostro intero sistema industriale imprese straniere (cosa che, per come e' strutturato il citato meccanismo, avverrebbe automaticamente nella misura della meta' dei proventi d'asta) e di evitare che gli industriali italiani e gli investitori stranieri continuino a considerare il "sistema Italia" non affidabile in quanto capace di cambiare le regole anche dopo l'avvio di importanti operazioni lasciando sempre gli operatori economici in una situazione di perenne incertezza. (2-02637)