Documenti ed Atti
XIII Legislatura della repubblica italiana
INTERPELLANZA 2/02663 presentata da MANZIONE ROBERTO (UNIONE DEMOCRATICA PER L'EUROPA) in data 20001019
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, per sapere - premesso che: il ministero del tesoro detiene, ancora, una partecipazione azionaria nel Banco di Napoli pari al 16,16 per cento del capitale; con il decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre ultimo scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre, si prevede che lo Stato possa dismettere le proprie partecipazioni societarie, non maggioritarie, anche con modalita' in uso nella prassi dei mercati finanziari per l'alienazione dei titoli azionari, e diverse rispetto a quelle individuate con la precedente legge 30 luglio 1994, n. 474; tali originarie modalita' erano limitate all'offerta di pubblica vendita ed alla trattativa diretta; a seguito di una serie di interventi normativi rivolti al risanamento ed alla ristrutturazione del Banco di Napoli, il controllo dell'Istituto fu acquisito dalla neocostituita Bnl Holding-spa, detenuta dall'INA per il 51 per cento e da Bnl, per il restante 49 per cento, lasciando al Tesoro una partecipazione pari, appunto, al 16,16 per cento e ad investitori e piccoli azionisti il capitale residuo; le operazioni volte al risanamento della banca hanno dato i loro frutti, tanto e' vero che anche le agenzie internazionali di rating riconoscono il Banco di Napoli come sano, efficiente ed attivo, con un adeguato coefficiente di capitalizzazione; nel 1998 si e' evitata una sospetta e rischiosa operazione di fusione per incorporazione del Banco di Napoli nella Bnl, con modalita' che avrebbero, nei fatti, cancellato l'identita' ed il ruolo dell'istituto meridionale e vanificata l'esigenza di mantenere nel Mezzogiorno una banca radicata nel territorio, adatta a valorizzare lo sviluppo e sostenere le azioni di incentivazione e di promozione varate dal Governo e dal Parlamento; da alcuni mesi si sta portando avanti un'ipotesi di integrazione tra Banco di Napoli e San Paolo-Imi, attraverso cui l'istituto torinese andrebbe a rilevare il 100 per cento di Bnl Holding-Spa, con il dichiarato obiettivo di realizzare un modello divisionale con il Banco di Napoli Spa; la possibilita', pero', come in precedenza accennato, di fare ricorso a modalita' di dismissione delle partecipazioni analoghe a quelle normalmente utilizzate nell'ambito dei mercati finanziari, consentirebbe al Tesoro di favorire l'imprenditoria meridionale, attraverso la cessione dei titoli ad imprese sane del mezzogiorno; cio' consentirebbe all'Istituto di non perdere la sua individualita', il suo radicamento e la sua missione per Napoli e per l'intero meridione; al contrario, avallando l'operazione con il San Paolo-Imi, quest'ultimo otterrebbe una partecipazione totalitaria del capitale azionario del Banco di Napoli. In tal modo l'istituto si troverebbe ad essere una banca non piu' partecipata, bensi' interamente posseduta, con inevitabile progressivo affievolimento delle sue caratteristiche originarie; inoltre, perseguendo tale itinerario, non vi sarebbe alcuna garanzia per la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. Circa 3.500 lavoratori, compreso l'indotto, si troverebbero a forte rischio di espulsione dal sistema; al mezzogiorno occorre una grande Banca nel cui capitale coesistano una pluralita' di interessi tali da fame un soggetto veramente distinto dal suo azionista di controllo -: quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze e dei suoi poteri di utilizzo e controllo, ed alla luce del recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 settembre 2000, al fine di favorire una diversa suddivisione del capitale azionario del Banco di Napoli, rispetto al progetto San Paolo-Imi, nell'ambito di una piu' generale azione governativa volta ad incentivare e facilitare investimenti produttivi nelle aree deboli del Paese. (2-02663)