Documenti ed Atti
XIII Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3RI/06655 presentata da DALLA CHIESA FERNANDO (I DEMOCRATICI - L'ULIVO) in data 20001205
Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: il 22 agosto 1999 due bambini, mentre percorrevano in bicicletta via Alfredo Blasi, nel quartiere romano di Torre Angela, venivano travolti da un'auto che li sbalzava dalla sella e catapultava il piu' piccolo dei due, Alessandro Conti, di nove anni, contro un'altra automobile parcheggiata a quattro metri di distanza, causandone la morte; la bicicletta proseguiva invece la sua corsa per altri cinquanta metri, trascinata dall'autovettura alla cui guida c'era un cittadino albanese, Bita Panajot, di ventiquattro anni, regolarmente soggiornante in Italia in quanto sposato con una cittadina italiana; l'albanese, che aveva a bordo una donna di cui non ha mai rivelato l'identita', non si e' fermato a soccorrere i due bambini, proseguendo la corsa e fuggendo; il signor Bita Panajot, temendo l'incriminazione, ha poi cercato di organizzare la propria fuga dall'Italia, usufruendo di una rete di connivenza e complicita', ma e' stato arrestato prima dell'espatrio; Panajot e' stato anche denunciato per sfruttamento della prostituzione nei confronti di otto donne albanesi e di altre donne dai paesi dell'est Europa fatte entrare illegalmente in Italia, costrette a versargli dieci milioni al mese ciascuna; accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso, l'uomo e' stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione, ridotti a due dalla Corte d'appello; dopo la condanna l'avvocato difensore ha denunciato i genitori dei due bambini causando la loro iscrizione nel registro degli indagati per non avere vigilato sui propri figli che giravano da soli, e in questo modo ha evitato il risarcimento di seicento milioni per i familiari della vittima; resta peraltro totalmente oscuro il criterio utilizzato nel processo d'appello per concordare con la difesa la condanna a due anni di carcere al posto degli irrisori cinque che erano gia' stati inflitti in primo grado all'omicida; l'avvocato del Panajot ha chiesto ed ottenuto la sospensione condizionale della pena per il suo assistito; per i genitori della vittima e per la societa' civile risulta estremamente oltraggioso il provvedimento che ha decretato la scarcerazione, dopo soli otto mesi di carcere, del Panajot, e la discrezionalita' del giudice e' stata usata in modo "estremo" a scapito dell'imputato considerato che vi sono altri reati per i quali e' perseguito; il sostituto procuratore generale ha chiesto che l'imputato venisse condannato non per omicidio colposo ma per omicidio volontario, aggravato da lesioni a terze persone, omissione di soccorso, dal rendersi irreperibile dopo l'omicidio e dall'occultamento degli elementi probatori sulla vettura incriminata (sostituzione del vetro, eccetera); il beneficio della condizionale concessa al Panajot ha fatto saltare anche le pene accessorie, tra cui il ritiro della patente; ad avviso dell'interrogante, non e' possibile che un fatto di questa gravita' venga considerato invece "lieve" e riconducibile percio' al semplice omicidio colposo, delitto che poi viene derubricato, mentre esso dipende da comportamenti che dimostrano il totale disprezzo per la persona umana e per i diritti fondamentali di ogni singolo cittadino -: quali provvedimenti e quali iniziative di propria competenza il Ministro intenda adottare per garantire, alla luce dei fatti sopra esposti, una piu' equa applicazione delle procedure previste dal codice di procedura penale e civile e quali iniziative il Ministro intenda assumere perche' l'amministrazione della giustizia sappia tenere conto, e in particolari casi come quello citato, dei valori in gioco e impedire, che vengano tanto platealmente offesi i diritti delle vittima e il senso di giustizia dei cittadini. (3-06655)