Documenti ed Atti
XIII Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/06959 presentata da BATTAGLIA AUGUSTO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO) in data 20010306
Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: la Vetta di Monte Cavo, nel comune di Rocca di Papa, e' a tutt'oggi il sito di trasmissione di tutto il sistema informativo radio e televisivo nazionale e locale, sia pubblico che privato, nonche' di tutto il sistema di collegamento dei ponti radio dei vari servizi di pronto intervento dell'intera area metropolitana di Roma; le emittenti nazionali e locali, sono tutte titolari di concessioni governative per trasmettere i propri segnali nelle quali e' indicato come luogo di emissione il sito di Monte Cavo Vetta; il servizio di informazione svolto da queste emittenti e' definito dalla legge n. 223 del 1990 quale servizio pubblico, per cui i luoghi da cui sono obbligate a trasmettere sono stati sottoposti all'obbligo di esproprio da parte dei comuni e di concessione del diritto di superficie alle emittenti concessionarie; la proprieta' delle aree della Vetta del Monte Cavo sono in parte private, con un vecchio convento poi divenuto un ristorante ora in disuso, ed in parte strade comunali con un piazzale di belvedere sul panorama di Roma; la societa' proprietaria delle aree private Societa' "Ida spa", impone per l'affitto di superfici minime di terreno (mq. 7), su cui insistono i box di ricovero degli apparati, canoni esosi dell'ordine dei due o tre milioni al mese ad emittente, ed affittando inoltre lo stesso terreno a cinque o sei emittenti contemporaneamente perche' presenti nello stesso box per un totale anche di venti milioni mensili per pochi metri; la societa' proprietaria delle aree private negli anni scorsi aveva imposto gli stessi canoni di affitto anche a quelle emittenti i cui box di ricovero degli attrezzi insistono sull'area pubblica, allibrata al catasto dei terreni come strade comunali, ma che la Societa' "Ida spa" con la scusa di una recinzione di tutta l'area, ove vi erano gli impianti, fatta installare per motivi di sicurezza dal comune di Rocca di Papa, sosteneva essere tutta di sua proprieta', salvo l'inserire a titolo cautelativo un articolo del contratto di locazione in cui si dichiarava disponibile alla restituzione di parte dei canoni qualora un ente pubblico ne avesse rivendicato la proprieta'; nel 1995 il comune richiedeva all'Ute di Roma chiarimenti in merito alla proprieta' delle strade consolari e del piazzale belvedere di Monte Cavo Vetta a cui l'Ute rispondeva con la precisazione che sia le strade che il piazzale erano inequivocabilmente comunali; a seguito di tali chiarimenti il comune di Rocca di Papa in data 24 aprile 1996 delibera l'individuazione delle aree pubbliche su cui iniziare subito la procedura di rilascio della concessione del diritto di superficie alle emittenti che avevano fatto richiesta, e le aree private da sottoporre ad esproprio prima di poter procedere alla concessione di detto diritto di superficie; in adempimento di tale deliberazione il comune di Rocca di Papa comunicava alle emittenti interessate all'area pubblica l'inizio della procedura di esame della domanda, con richiesta della documentazione necessaria per la precisa identificazione del progetto della concessione; il comune di Rocca di Papa, inoltre, rendeva noto alle emittenti ricadenti sull'area pubblica, con una propria nota ad esse inviata, che essendo l'area di proprieta' comunale nulla era dovuto a soggetti terzi che pretendevano canoni senza alcun titolo, e si invitavano le emittenti a fornire al comune notizia di quanto gia' indebitamente pagato affinche' si potesse ipotizzare la quantificazione di una azione di rivalsa; in riferimento all'accertamento della pubblicita' dell'area e alla messa in essere della procedura per la concessione del diritto di superficie le emittenti i cui box ricadevano nell'area pubblica si sono rifiutate di pagare ulteriormente i canoni esosi che la Societa' Ida spa e la societa' Sidis Vision spa pretendevano, con la richiesta di recessione dei contratti; dai rifiuti di pagamento dei canoni ne sono nati piu' procedimenti giudiziari presso la Pretura di Frascati, ora Tribunale di Velletri, con la richiesta di sfratto per morosita' e rilascio dei luoghi; le vicende di queste cause sono quanto mai particolari, prima con iter separati, con molte contestazioni circa il titolo a richiedere il rilascio di cosa non propria e circa il possesso dei box che alcune emittenti detenevano molto prima dell'acquisto dei terreni limitrofi da parte della Ida spa e per qualcuna (n. 155903/96) il Pretore si pronunciava il 10 giugno 1996 con il rigetto della richiesta di sfratto, valutando fondata la eccezione del ricorrente di non sussistenza del rapporto locativo e disponendo il mutamento del rito; successivamente nel 1997, tutte la cause per sfratto per morosita' pendenti presso la pretura di Frascati venivano riunificate in un'unica causa ricomprendendo in essa anche quelle su cui il pretore si era gia' pronunciato per rigetto dello sfratto; in questa causa, riunificata, anche le vicende inerenti gli accertamenti tecnici circa la proprieta' delle cose locate e' quanto mai particolare, con piu' perizie contrastanti da parte del C.T.U. nominato dal pretore: nella prima di 51 pagine si fa una analisi storica approfondita dell'area, una disamina di tutti i documenti esistenti, nonche' dei chiarimenti dell'U.T.E. e si conclude che l'area oggetto della causa e' inequivocabilmente di proprieta' del comune di Rocca di Papa in quanto strade e piazzale belvedere, ed una seconda aggiuntiva di qualche pagina in cui si lascia intendere che forse potrebbe essere altro; da vicende particolari si e' giunti infine ad una sentenza particolare, in cui in spregio del diritto sancito dalla legge di avere in concessione pubblica l'area per esercitare un servizio pubblico per le emittenti trasmettenti dal sito di Monte Cavo Vetta e' stata emessa dalla Pretura di Frascati una sentenza di sfratto per morosita' a vantaggio della societa' Ida spa, nonostante che l'area fosse inequivocabilmente pubblica, alcune emittenti gia' avessero il diritto di superficie dal comune di Rocca di Papa, i box fossero di proprieta' delle emittenti, la societa' IDA Spa pretendesse cinque o sei volte il canone per la stessa cosa e le emittenti abbiano occupato l'area, costruito e condonato i box prima che la societa' IDA spa acquistasse i terreni attigui; dalla sentenza di sfratto ne sono derivate richieste di pagamento da parte della societa' IDA spa, alle varie emittenti di centinaia di milioni ciascuna, con relativi atti ingiuntivi che sempre lo stesso magistrato, ora del tribunale di Velletri, sezione distaccata di Frascati, ha convalidato, dando il via ad una ondata di pignoramenti delle emittenti radiofoniche e televisive; quanto accade circa l'assetto del sito di trasmissione radioelettrica di Monte Cavo Vetta non e' cosa secondaria per il panorama informativo della capitale; la sentenza della pretura di Frascati agli occhi di chi guarda alla globalita' della questione dell'assetto proprietario e funzionale del sito di Monte Cavo Vetta, come alla totalita' delle leggi, in primis quelle regolanti il settore delle comunicazioni radioelettriche, appare quanto mai bisognosa di un'attenta rivisitazione ed anche del coinvolgimento nel giudizio del comune di Rocca di Papa, reale proprietario dei siti, nonche' unico soggetto titolato ad imporre canoni alle emittenti per l'utilizzo del sito di trasmissione sino alla sua augurata delocalizzazione; la particolarita' della vicenda giudiziaria, forse, fermo restando la piena autonomia della magistratura, avrebbe dovuto consigliare la non concessione e della provvisoria esecutivita' alle istanze ingiuntive onde far completare i vari gradi del giudizio senza pregiudizio grave per il servizio pubblico delle emittenti; a fronte delle difficolta' a pagare all'istante centinaia di milioni nelle trattative per scongiurare la richiesta del fallimento, la societa' IDA spa sembrerebbe proporsi come disponibile all'acquisto di frequenze o di quote societarie dell'emittente, per l'estinzione del debito, cosa che laddove si dovesse realizzare produrrebbe insostenibile situazione di macchinazione ai danni della libera informazione sulla capitale del Paese; con questa sentenza della procura di Frascati, ove si impone l'alternativa o canoni esosi e centinaia di milioni arretrati o lo sfratto per morosita' a delle emittenti che per esercitare il loro servizio pubblico sono obbligate dalla stessa concessione a poterlo fare solo da quel determinato sito, si costituisce oggettivamente quella situazione estortiva ai danni delle emittenti che la stessa legge n. 223 del 1990 all'articolo 4 aveva inteso evitare -: se i Ministri interrogati non ritengano che un simile stato di non applicazione delle leggi di regolazione di un settore strategico quale quello delle telecomunicazioni non possa protrarsi oltre senza creare un grave pregiudizio all'informazione nel nostro Paese e segnatamente nella capitale; se non ritengano anche loro che il pagamento del canone da parte delle emittenti, per la concessione della superficie su cui allocare gli apparati di trasmissione nei luoghi previsti dalla concessione governativa, e' dovuto al comune e solo al comune onde non creare situazioni fortemente speculative; se non ritengano che eventuali fenomeni di concentrazioni di emittenti o di frequenze con la minaccia di ingiunzioni di fallimento sparate a raffica su decine di emittenti in forza di una sentenza, a dir poco, ad avviso dell'interrogante molto discutibile, costituirebbe, oltre che una speculazione fraudolenta, anche un gravissimo accaparramento delle strutture di servizio pubblico che metterebbe in forse la stessa ampiezza e liberta' di informazione; se non ritengano di dover intervenire con tutto quanto e' di loro facolta' affinche' si interrompa questa spirale perversa in cui si e' infilata la vicenda del diritto di superficie a Monte Cavo Vetta a seguito della improvvida sentenza della pretura di Frascati, e si ripristini il diritto a trasmettere per le emittenti radiofoniche e televisive, ora minacciato ed impedito a causa dei pignoramenti eseguiti anche con asportazione degli apparati di produzione. (3-06959)