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Documenti ed Atti

XIV Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00010 presentata da GIANNI ALFONSO (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 28/06/2001

Mozione Atto Camera Mozione 1-00010 presentata da ALFONSO GIANNI giovedì 28 giugno 2001 nella seduta n. 008 La Camera, premesso che: la sempre maggiore finanziarizzazione dell'economia ha trasformato profondamente la struttura dell'economia mondiale, spostando le risorse dalla produzione materiale di beni e servizi alle speculazioni sul prezzo del denaro e sui valori mobiliari. Dal 1992, la quantità di transazioni sui tassi di cambio è aumentata del 5 per cento e oggi la dimensione finanziaria assorbe risorse 72 volte superiori al commercio mondiale di merci e servizi, che nel suo complesso rappresenta solo il 3 per cento delle transazioni valutarie. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali, ogni giorno vengono scambiati 1.587 miliardi di dollari sui mercati valutari, per operazioni che per il 90 per cento speculano sulla variazione dei tassi di cambio tra le monete; la dimensione del problema è efficacemente rappresentata dal susseguirsi di crisi che ha investito i mercati finanziari dalla fine del 1997, crisi che, pur avendo origini «virtuali», travolgono in modo drammatico la dimensione reale dell'economia e cioè la produzione ed i consumi materiali, il lavoro, i bilanci pubblici. I capitali accumulati per via speculativa si traducono, infatti, in un reale accaparramento del valore aggiunto prodotto dal lavoro umano, cioè in transazioni di tipo azionario miranti all'acquisizione di quote di proprietà di aziende reali. Per questa via, la distribuzione del valore aggiunto nel mondo è cambiata, a vantaggio del capitale e a danno del lavoro, vero motore della produttività - e dei profitti - crescenti; per ripristinare una proporzionalità sostenibile tra economia virtuale ed economia reale, per ristabilire una giustaridistribuzione delle risorse e per reperire risorse da destinare alle politiche di sviluppo interne ed internazionali, è necessario introdurre meccanismi che scoraggino i movimenti di capitale per speculazioni a breve termine; la proposta fatta dal premio Nobel Tobin nel 1972 rappresenta un utile strumento in questo senso. La «Tobin tax» è stata concepita con l'obiettivo di rendere più efficaci le politiche macroeconomiche e di ridurre la speculazione, attraverso la tassazione dei movimenti valutari rapidi. Se si applicasse una tassa dello 0,2 per cento sui movimenti valutari, questa ammonterebbe al 48 per cento del capitale scambiato se le transazioni sono giornaliere, al 10 per cento se settimanali ed al 2,4 per cento se mensili. La Tobin tax, quindi, non danneggerebbe gli operatori che pianificano investimenti a lungo termine, ma penalizzerebbe proprio quei movimenti a breve responsabili della destabilizzazione finanziaria in corso; oltre ad avere un valore deterrente, la Tobin tax permetterebbe di aumentare il gettito fiscale degli Stati che la applicano, gettito fortemente eroso dall'internazionalizzazione della produzione, sempre più svincolata dai territori nazionali; lo stesso Trattato di Maastricht, all'articolo 59, consente di imporre restrizioni amministrative sui capitali importati o esportati per un periodo limitato di sei mesi, che può essere reiterato; l'Unione europea potrebbe introdurre la Tobin tax a livello regionale, evitando gli «svantaggi competitivi» rispetto agli investimenti che deriverebbero ad un singolo paese rispetto a tutti gli altri; introdurre una tassa sui movimenti speculativi renderebbe più stabile la moneta unica e, soprattutto, ridurrebbe i vincoli sulla spesa pubblica che attualmente vengono imposti dal patto di stabilità -: impegna il Governo: a promuovere a livello nazionale, europeo e internazionale, l'introduzione di una tassa su tutte le transazioni finanziarie, in particolare su quelle che speculano sui cambi valutari (Tobin Tax); a destinare gli introiti derivanti da questa tassa per il rilancio del ruolo pubblico nell'economia in settori innovativi, per sviluppare l'occupazione, per migliorare lo stato sociale, per cancellare il debito estero e per finanziare politiche di sviluppo sociale nei paesi più poveri; a promuovere, al contempo e a questo fine un ampio dibattito sia nel Parlamento italiano che in quello europeo, come in tutte le istanze internazionali democraticamente rappresentative di cui fa parte; ad inserire in tale dibattito la necessità di una riforma globale del sistema finanziario internazionale e delle sue istituzioni, basato sulla trasparenza delle decisioni e sulla democraticità del suo funzionamento, ponendo un argine al dominio dei grandi centri finanziari multinazionali, agendo in particolare contro i paradisi fiscali e la criminalità finanziaria; a non sottoscrivere accordi internazionali che - in qualsiasi forma - promuovano la liberalizzazione indiscriminata degli investimenti, a tutto vantaggio dei centri finanziari e a scapito della sovranità nazionale e dei diritti dei cittadini dei centri e delle periferie del mondo. (1-00010) «Alfonso Gianni, Giordano, Bertinotti, Deiana, Titti De Simone, Mantovani, Mascia, Pisapia, Russo Spena, Vendola, Valpiana».

 
Cronologia
mercoledì 20 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Alla Camera si svolge la discussione sulle comunicazioni del Governo. La mozione di fiducia presentata da Vito (FI) ed altri (1-00007) è approvata con 351 voti favorevoli e 261 contrari.

giovedì 28 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Il governo vara le c.d. misure dei «cento giorni» per consentire la ripresa dell'economia, fra le quali figurano: la detassazione degli utili reinvestiti (Tremonti-bis) e una sanatoria per le aziende che abbandonano il sommerso.

  • Parlamento e istituzioni
    Il Parlamento in seduta comune elegge, al primo scrutinio, Rocco Mauro componente del Consiglio superiore della magistratura.

mercoledì 11 luglio
  • Politica, cultura e società
    In un'intervista al Tg1 il Ministro dell'economia, Giulio Tremonti, citando dati della Ragioneria dello Stato e della Banca d'Italia, annuncia un deficit pari a circa 62 mila miliardi. Per l'opposizione il deficit non supera i 20 mila miliardi.