Documenti ed Atti
XIV Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01018 presentata da DE LAURENTIIS RODOLFO (CCD-CDU BIANCOFIORE) in data 15/10/2001
Interrogazione a risposta scritta Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-01018 presentata da RODOLFO DE LAURENTIIS lunedì 15 ottobre 2001 nella seduta n. 045 DE LAURENTIIS. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che: ha suscitato vivo scalpore la protesta di numerosi anziani di Gallo di Tagliacozzo, molti dei quali ultra-novantenni, che si sono incatenati davanti l'ufficio postale di cui è stata disposta la chiusura dal prossimo primo novembre; domenica scorsa, la quasi totalità della popolazione di Gallo ha solidarizzato con la protesta dei pensionati locali e ha disertato le urne; per questi cittadini, i servizi offerti dagli uffici postali assumono un carattere di insostituibilità e in alcuni casi di essenzialità quale è, ad esempio, il pagamento delle pensioni; da fonti di stampa, inoltre, si è appresa la notizia della possibile chiusura di 71 uffici postali dislocati nei comuni della Provincia de L'Aquila; le pur comprensibili esigenze aziendali non possono far dimenticare che la presenza di un ufficio postale è indispensabile nei piccoli centri montani dove vengono erogate le pensioni ed altri servizi essenziali, soprattutto per quei cittadini anziani che hanno difficoltà a raggiungere altri centri urbani -: se il Governo non ritenga opportuno intervenire presso le sedi competenti per evitare la chiusura dell'ufficio postale a Gallo di Tagliacozzo e degli altri 71 della provincia de L'Aquila e per continuare a garantire a tutti i cittadini la piena agibilità di un servizio, come quello postale, che è di primaria importanza soprattutto nei piccoli centri; se il Governo non ritenga che la politica gestionale delle Poste, concentrandosi sul contenimento dei costi, non finisca per contraddire la sua natura di servizio pubblico essenziale; se il Governo, infine, non ritenga che la chiusura di uffici postali in queste aree interne, soggette ad un continuo depauperamento della presenza umana e di presidi pubblici, non rappresenti un progressivo arretramento dello Stato nelle aree interne e in quelle più svantaggiate del nostro Paese. (4-01018)
Risposta scritta Atto Camera Risposta scritta pubblicata lunedì 18 febbraio 2002 nell'allegato B della seduta n. 099 all'Interrogazione 4-01018 presentata da DE LAURENTIIS Risposta. - Si ritiene opportuno rammentare che il processo di liberalizzazione del servizio postale attuato in adesione alle indicazioni della direttiva 97/67/CE (recepita con decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261) pur se in maniera graduale e controllata ha imposto ai gestori privati ed al fornitore del servizio universale l'adozione di misure idonee al conseguimento dell'equilibrio gestionale. In tale contesto si colloca il piano di impresa 1998-2002 che prevede il raggiungimento, nel 2002, del pareggio di bilancio e la possibilità di avviare la privatizzazione e di chiedere la quotazione in borsa della società. Del generale programma di risanamento previsto, ed in parte attuato, fanno parte la riorganizzazione aziendale e il ridimensionamento della rete degli uffici postali. Al riguardo il vigente contratto di programma - stipulato fra il ministero delle comunicazioni e la società - prevede, all'articolo 5, comma 3, che la predetta società indichi una serie di uffici non in grado di garantire condizioni di operatività compatibili con il raggiungimento dell'equilibrio economico di gestione; da parte della società devono, altresì, essere rappresentate le iniziative e gli interventi adottati per il miglioramento della gestione di tali uffici, al fine di arrivare ad una progressiva riduzione delle relative perdite. Nonostante gli sforzi compiuti dalla società per un certo numero di uffici non è stato possibile trovare soluzioni commerciali e/o organizzative tali da ottenere risultati soddisfacenti. Le innovazioni apportate a livello organizzativo e la diversificazione dell'attività societaria hanno consentito di recuperare molte realtà, esistono tuttavia alcune situazioni in cui condizioni oggettive quali una richiesta di servizi rigida e poco espandibile (per scarsa densità demografica e/o per tipo di clientela non interessata a nuovi servizi), particolari condizioni territoriali nonché la presenza di costi fissi (affitto, climatizzazione, pulizia locali, costo del personale eccetera) non consentono, non solo per il presente ma anche in prospettiva, di ipotizzare il potenziamento dei volumi di traffico. Secondo uno studio effettuato da Poste Italiane, infatti, vi è un consistente numero di piccoli uffici periferici - cosiddetti «marginali» che non garantiscono condizioni di equilibrio economico in quanto non in grado di coprire neppure i costi fissi (di personale e di funzionamento) fra i quali, tra l'altro, non vengono nemmeno considerati i costi riguardanti le fasi successive di lavorazione: trasporto, ripartizione nei centri di lavorazione postale, consegna, eccetera). Ammonta a circa 4000 il numero di tali uffici ma, atteso il carattere «sociale» della presenza di sportelli postali in alcune realtà territoriali, prima di arrivare alla chiusura degli uffici vengono poste in essere modalità operative alternative allo scopo di contenere le spese: apertura degli uffici part-time (verticale, cioè con riduzione del numero delle giornate settimanali di apertura, e orizzontale, cioè con riduzione delle ore lavorative giornaliere) operatore polivalente o unico (con mansioni di sportelleria e recapito), sperimentazione di uffici mobili. La chiusura è quindi una misura estrema che viene effettuata a seguito di attente valutazioni eseguite caso per caso solo se l'ufficio sia ubicato in un comune dove esistono altri uffici, se esista un altro sportello a distanza ragionevole ed in presenza di un esiguo numero di operazioni giornaliere svolte: tale tipo di intervento infatti ha riguardato finora solo 400 dei 4000 uffici diseconomici. Ciò premesso, per quanto concerne il caso sollevato dall'interrogante Poste Italiane, opportunamente interpellata, ha riferito che nell'ambito della filiale di L'Aquila sono presenti 201 uffici postali, di cui 92 presentano perdite di gestione. Per 56 di essi la società ha previsto l'adozione di provvedimenti di razionalizzazione (adozione del part-time verticale o orizzontale), mentre solo per dieci è stata già adottata o è in via di adozione la chiusura. In particolare è stata disposta la chiusura degli uffici di: a) Tremonti e Gallo (comune di Tagliacozzo), con una media rispettivamente di 3 e 4 contatti giornalieri; b) Pagliara dei Marsi (comune di Castellafiume), con una media di 7 operazioni giornaliere; c) Villaromana (comune di Carsoli), con una media di 3 operazioni al giorno; d) Petrella Liri (comune di Cappadocia), con una media di 3 contatti giornalieri; e) San Potito (comune di Ovindoli), con una media di 4 operazioni giornaliere; f) Civitarenga (comune di Navelli), con una media di 5 operazioni al giorno; g) Beffi (comune di Acciano), con una media di 9 contatti giornalieri; h) San Giovanni (comune di Cagnano Amiterno), con una media di 5 operazioni giornaliere; i) San Vittorino Amiterno (comune de L'Aquila), con una media di 9 operazioni al giorno. Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.