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Documenti ed Atti

XIV Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA 2/01093 presentata da FIORI PUBLIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 02/03/2004

Interpellanza Atto Camera Interpellanza 2-01093 presentata da PUBLIO FIORI martedì 2 marzo 2004 nella seduta n. 431 Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che: il legislatore statale ha, sostanzialmente fino ai primi anni '90, cercato di garantire un collegamento della dinamica salariale del pubblico impiego alle pensioni dello stesso settore. A tal proposito, si può ricordare la legge n. 177 del 1976 che contemplava un meccanismo di perequazione automatica, tale da consentire l'adeguamento periodico delle pensioni di tutte le categorie del pubblico impiego ai miglioramenti stipendiali intervenuti, secondo un indice stabilito fra Governo e parti sindacali; questo preciso indirizzo del legislatore è venuto progressivamente meno, sia per le evidenti ragioni di contenimento e di risanamento della spesa pubblica, anche in relazione al rispetto del Patto di Stabilità e Crescita e dei vincoli di appartenenza all'Unione europea, sia per le profonde modifiche introdotte nella disciplina del pubblico impiego; dal 1992 (legge n. 421 del 1992) il legislatore ha sganciato i trattamenti pensionistici dall'andamento delle retribuzioni e ha cercato di salvaguardarne nel tempo il potere d'acquisto, attraverso il solo meccanismo della perequazione automatica alle variazioni del costo della vita. Di fatti, la legge n. 449 del 1997 ha poi stabilito che la perequazione automatica delle pensioni è l'unica forma di adeguamento delle prestazioni pensionistiche, ad eccezione, ove ancora previsti, degli adeguamenti collegati all'evoluzione delle retribuzioni di personale in servizio; nell'ambito di tale evoluzione normativa, non va dimenticata la riforma del 1995 del sistema pensionistico, con l'introduzione di un regime a carattere contributivo, e la riforma del pubblico impiego e della dirigenza pubblica, il cui trattamento economico è strettamente correlato, nella parte accessorio, alla tipologia di funzioni assegnate e alle responsabilità e ai risultati raggiunti. Pertanto, tutti i pensionati sono esclusi dai miglioramenti economici che i lavoratori acquisiscono ogni anno mediante la contrattazione aziendale e nazionale; conseguentemente ogni anno i pensionati (pubblici e privati) perdono mediamente una percentuale che va dal 3 al 5 per cento, per cui dopo 10 anni il pensionato vede sostanzialmente ridurre il proprio trattamento di quiescenza quasi del 50 per cento; se il nostro attuale sistema ordinamentale non prescrive un automatico adeguamento delle pensioni alle retribuzioni, va ricordato però che, per costante giurisprudenza costituzionale, la pensione ha natura di retribuzione differita e deve essere proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato e deve comunque essere idonea ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa, nel pieno rispetto dell'articolo 36 della Costituzione. Inoltre, l'articolo 38 della Costituzione riconosce il diritto dei lavoratori a «che siano previsti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia...», anche tramite «organi ed istituti predisposti od integrati dallo Stato»; tali princìpi costituzionali impongono, pertanto, al legislatore l'obbligo di assicurare l'adeguamento costante del potere d'acquisto delle pensioni alle variazioni del costo della vita. Pur non sussistendo un principio costituzionale atto a garantire che le pensioni siano commisurate al successivo trattamento economico dell'attività di servizio corrispondente, il legislatore statale deve apprestare meccanismi che garantiscono la costante adeguatezza delle pensioni al costo della vita, sulla base di una ragionevole ponderazione del complesso dei valori e degli interessi costituzionali coinvolti, come affermato dal ultimo dal giudice costituzionale nella sentenza n. 30 del 2004; l'individuazione dell'idoneità dei meccanismi normativi che presiedono all'adeguamento dei trattamenti pensionistici è rimessa alla discrezionalità del legislatore statale; è ormai un dato di fatto che negli ultimi anni, anche in seguito agli effetti derivanti dall'introduzione dell'euro, il tasso di inflazione reale e ben più alto di quello rilevato in base all'indice ISTAT, ciò incidendo in modo drammatico sul potere d'acquisto delle pensioni; ciò determina un significativo scostamento dell'entità delle pensioni dal reale potere d'acquisto, evidenziando l'inidoneità del meccanismo, individuato dalla legge oggi vigente, a garantire quei fondamentali princìpi costituzionali -: se in Governo intende adottare iniziative normative volte a modificare il meccanismo di rivalutazione delle pensioni, definito dall'articolo 34 della legge n. 448 del 1998 e dall'articolo 69 della legge n. 388 del 2000, al fine di rideterminare la percentuale di variazione sulla cui base, con decreto ministeriale, sono calcolati gli aumenti di perequazione automatica delle pensioni; quali siano i motivi per i quali non abbia ancora dato attuazione all'ordine del giorno del 17 dicembre 2003 (accolto dal Governo) con cui il Governo stesso si è impegnato «ad assumere periodicamente i provvedimenti e le iniziative necessarie per impedire che le pensioni perdano il loro potere d'acquisto e finiscano per assumere un valore puramente assistenziale se non, addirittura, simbolico»; se e con quali modalità intenda rispettare i princìpi enunciati dal giudice costituzionale nella sentenza n. 30 del 1994. (2-01093)«Fiori».

 
Cronologia
lunedì 16 febbraio
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva, con 328 voti favorevoli e 230 contrari, la questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge AC 4645 di conversione del D.L. 24 dicembre 2003, n. 352, Disposizioni urgenti concernenti modalità di definitiva cessazione del regime transitorio della legge 31 luglio 1997, n. 249.

giovedì 11 marzo
  • Politica estera ed eventi internazionali
    A Madrid dieci zaini carichi di esplosivo vengono fatti esplodere su quattro treni locali in quattro stazioni diverse della capitale spagnola. I morti sono 191 e oltre duemila i feriti. Gli attentati inizialmente attribuiti dal premier Aznar all'ETA, saranno rivendicati da al-Qaeda, la rete terroristica di Osama bin Laden.