Vai al sito parlamento.it Vai al sito camera.it

Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XV Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00313 presentata da REALACCI ERMETE (L' ULIVO) in data 27/06/2006

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-00313 presentata da ERMETE REALACCI martedì 27 giugno 2006 nella seduta n.014 REALACCI e LOMAGLIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: il 16 giugno scorso il quotidiano Avvenire in un articolo di Antonio Maria Mira «Mafia dell'ambiente. Un crimine ogni tre ore», si riporta, fra le altre cose, il ruolo della criminalità organizzata nei traffici illeciti di rifiuti e a tal proposito viene citata anche una dichiarazione del Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso il quale afferma che in «Sicilia, come in altre Regioni, per gestire i rifiuti sono nati gli Ato. Dovevano essere, per massimizzare l'efficienza, uno per provincia. In Sicilia le province sono 9, ma gli Ato sono 27. Un modo per creare carrozzoni e inutili posti di lavoro. Così alla fine hanno subappaltato la gestione a imprese private che sono mafiose»; la dichiarazione del Procuratore Grasso, trova un ulteriore riprova nel Rapporto Ecomafia 2006 il dossier che l'associazione ambientalista Legambiente in collaborazione con le Forze dell'Ordine realizza da oltre dieci anni per analizzare il ruolo della criminalità organizzata nell'illegalità ambientale. Nel capitolo dedicato al ciclo dei rifiuti in Sicilia, in particolare nel paragrafo «La Mafia si fa impresa», troviamo riportato testualmente: «Ovviamente, queste imprese trattano i rifiuti come trattavano il prodotto che lavoravano in precedenza, senza alcun timore delle gravi conseguenze per l'ambiente e il territorio provocate dalle operazioni di smaltimento illegale. Altro nodo cruciale è quello della raccolta e del trasporto dei rifiuti urbani. E qui si verifica un'altra anomalia, tutta siciliana. Sull'isola operano ben 27 Ato (ambiti territoriali ottimali): uno strumento previsto dal decreto Ronchi sui rifiuti per ottimizzare le risorse, i beni ed i mezzi al fine di ottenere una gestione economica, efficiente e trasparente dei rifiuti, senza un aggravio dei costi per i cittadini. Questa è la ratio della legge Ronchi. Ma non è andata così. Dei 9 Ato, uno per provincia, previsti in principio, ne sono state istituiti 27. Troppi: in alcune province se ne registrano addirittura 5. I costi di gestione, così, simoltiplicano, ma non solo: gli Ato, organizzati come società per azioni, svolgono quasi sempre un ruolo limitato alla riscossione delle bollette. I servizi di raccolta e trasporto vengono invece appaltati ad imprese private. Ed è l'allora presidente della Commissione parlamentare antimafia, Roberto Centaro, a lanciare l'allarme, parlando di un "grumo affaristico-mafioso" che incombe, in tema di appalti, nel settore dei rifiuti nelle province di Caltanissetta ed Enna. Si attiva anche la magistratura: la Procura di Enna ha già aperto un'inchiesta sull'Ato rifiuti "Enna uno". Nell'agrigentino, invece, si indaga sull'Ato "Dedalo Ambiente" di Licata, perché si sospettano assunzioni clientelari. Un evidente e clamoroso campanello d'allarme sono i bandi di gara per l'affidamento del servizio di gestione dei rifiuti. Lo spiega chiaramente il presidente della Fise (la Federazione delle imprese di servizi aderente a Confindustria), Carlo Noto La Diega, nel corso dell'audizione davanti alla commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti: "Nelle gare d'appalto i termini che intercorrono tra l'emissione della gara e il momento di presentare l'offerta sono assolutamente assurdi e fanno pensare male". Per l'associazione di categoria è un sintomo preoccupante che "gare per svariate centinaia di milioni vengono bandite con la pretesa di avere una risposta seria entro 15 o 20 giorni". Una vera e propria corsa ad ostacoli, a cui vengono aggiunti altri paletti, limiti contenuti all'interno dell'incanto, che finiscono per vietare, letteralmente, la partecipazione ad una gara d'appalto. Come ad esempio, quando nei bandi di gara vengono poste richieste assurde e strumentali, come "chiedere se hai già svolto servizi per un milione di abitanti quando devi servire una città di 50 mila abitanti" o, prosegue il presidente della Fise, condizioni come "la disponibilità dei terreni, che è un classico per limitare tale percorso". "Come si fa in un mese a trovare i terreni per costruire un inceneritore", si chiede infatti La Diega. "A volte alcune clausole sembrano così complesse da far pensare che vi sia interesse ad avere tanti ricorsi e contenziosi in modo da portare avanti la gara con il gestore già in carica". Un altro elemento richiamato dal presidente della Fise alla Commissione parlamentare è "il massimo ribasso che limita la partecipazione alle gare per le aziende serie". Un esempio, segnalato alla Commissione, è il ribasso del 39 per cento effettuato per la gara dell'Ato di Bagheria dall'AMIA di Palermo, per il quale sono stati presentati numerosi ricorsi»; le leggi di riferimento nella quale vengono previsti gli Ato sono normative di orientamento nazionale, in particolare il decreto Ronchi sui Rifiuti e la più recente 152/2006, con le quali si intende ottimizzare la gestione dei rifiuti e il loro smaltimento -: se non ritengano opportuno verificare, per quanto di loro competenza l'anomala situazione della Regione Sicilia, sia per quanto riguarda i rischi alla tutela dell'ambiente, sia per sospette infiltrazioni criminali nella gestione degli appalti e le conseguenti turbative all'ordine pubblico.(4-00313)

 
Cronologia
domenica 25 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    26 milioni di elettori (52 % degli aventi diritto) si recano alle urne per esprimere il proprio voto sul referendum costituzionale per la modifica della parte seconda della Costituzione. Il 61,29% degli elettori respinge la modifica.

mercoledì 28 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Il Senato approva, con 160 voti favorevoli e 1 contrario, l'emendamento 1.1000, interamente sostitutivo dell'articolo unico del d.d.l. S.325 di conversione del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.