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Documenti ed Atti

XV Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00014 presentata da SERENI MARINA (L' ULIVO) in data 17/07/2006

Atto Camera Mozione 1-00014 presentata da MARINA SERENI lunedì 17 luglio 2006 nella seduta n.026 La Camera, premesso che: la vocazione di pace del nostro popolo, autorevolmente espressa dall'articolo 11 della Costituzione, deve essere il principale riferimento delle scelte di politica estera dell'Italia e del ruolo che il nostro Paese intende svolgere per promuovere una comunità internazionale basata sullo sviluppo e la solidarietà tra i popoli, sul multilateralismo e sul rispetto del diritto internazionale; il rafforzamento delle grandi organizzazioni internazionali, a partire dalle Nazioni Unite, e la scelta per il multilateralismo rappresentano gli strumenti privilegiati per realizzare una politica estera che persegua attivamente, sulla base di un equilibrato assetto multipolare, l'obiettivo di equità e giustizia sul piano internazionale, la prevenzione dei conflitti ed una vera ed efficace lotta contro il terrorismo; è indispensabile che l'Italia riguadagni una dimensione globale della propria politica estera, tornando a volgere lo sguardo con maggiore attenzione alle grandi nazioni emergenti, come la Cina, l'India e il Brasile, ricercando un protagonismo più efficace nelle aree cui è maggiormente legata per storia e posizione geografica, come il Mediterraneo, il Medio Oriente, i Balcani, e insieme verso i continenti che più richiedono una politica di pace, partenariato e sviluppo, come l'Africa; il nostro Paese deve assumere un nuovo ruolo di impulso e stimolo sulla grande questione della proliferazione nucleare rispetto alla quale occorre evitare, attraverso il dialogo e la diplomazia, che nuovi Stati si dotino di tecnologia nucleare bellica, ma nel contempo occorre riprendere e rilanciare l'obiettivo, trascurato dopo la fine della guerra fredda, della riduzione di tutti gli arsenali nucleari; l'Italia è impegnata a mantenere alto il proprio impegno nella lotta per l'abolizione della pena di morte, contro la tortura, per la promozione dei diritti delle donne e per la protezione dei bambini nei conflitti armati; nell'attuale contesto internazionale e di fronte alle gravi sfide che abbiamo di fronte, la ricerca della pace non può prescindere dalla creazione di un ambiente di sicurezza globale, necessario a rafforzare le dinamiche democratiche dei singoli Paesi, a migliorare le prospettive di sviluppo dei popoli e a dare maggiore autorevolezza ad un'azione delle organizzazioni internazionali basata sul diritto; per ottenere tale risultato, cui ciascun Paese è impegnato a contribuire in proporzione ai propri mezzi e alle responsabilità che assume nella comunità internazionale, è prioritario valorizzare i mezzi preventivi di risoluzione delle controversie e ridurre l'uso della forza a ultimo strumento possibile di fronte agli atti di aggressione e alle minacce alla pace; costruire la pace significa anche porre su nuove basi l'impegno dell'Italia per la cooperazione allo sviluppo, al fine di perseguire gli «obiettivi del millennio», riconoscendo il ruolo degli attori della società civile, delle organizzazioni non governative, delle università, delle regioni e degli enti locali, che già oggi svolgono un'azione insostituibile e di grande valore e che devono essere sempre più protagonisti dello sviluppo del partenariato internazionale; il ricorso allo strumento militare, compatibile con lo stesso articolo 11 della nostra Costituzione, in quanto conseguente alla partecipazione dell'Italia ad organizzazioni internazionali volte alla tutela della pace, può avvenire solo nel rispetto dei criteri di legittimità dell'uso della forza, proposti dalle stesse Nazioni Unite: gravità della minaccia, scopo appropriato, ultima risorsa, proporzionalità dello strumento e analisi delle conseguenze; in questo orizzonte la scelta di intraprendere ovvero proseguire missioni militari all'estero deve essere coerente con detti principi, in particolare con il quadro di legalità e legittimità internazionale in cui sono state decise, con l'evoluzione della situazione politica internazionale e, soprattutto, con l'espressione della volontà autonoma degli Stati e dei popoli presso cui l'Italia è chiamata ad operare; le nostre missioni militari, svolte con apprezzata professionalità, riconosciuta competenza e grande capacità di relazioni umane dalle forze armate, debbono, dunque, essere finalizzate alle esigenze di sicurezza, controllo del territorio, tutela dei diritti umani, promozione della democrazia e stabilizzazione per favorire processi di costruzione delle istituzioni statali e locali; diversamente da quella in Iraq, le altre missioni all'estero si iscrivono nell'attività di peace-keeping e monitoraggio decisa da istituzioni internazionali ovvero tra quelle di semplice assistenza alle forze dell'ordine dei Paesi in cui operano, come nei casi dei nostri militari attivi in Sudan, Somalia, sul confine tra Etiopia ed Eritrea, in Palestina, Sinai, Libano, Kashmir, Albania e per le missioni in corso in Bosnia e Macedonia; nello stesso spirito e con i medesimi obiettivi di stabilizzazione, assistenza alle locali forze di polizia e garanzia di pacifica convivenza tra la popolazione serba e quella albanese, si continuano a svolgere le nostre missioni in Kosovo, dove la presenza europea e italiana continua ad essere indispensabile per la tutela delle minoranze e del patrimonio culturale e religioso di quei popoli; in Afghanistan agli aspetti positivi del risveglio democratico del popolo afgano, visibile in particolar modo nella rinnovata partecipazione femminile alla vita sociale e politica, e all'allontanamento della dittatura integralista dei talebani, si affianca una situazione di evidente criticità, caratterizzata dalla difficoltà di stabilizzazione e di rafforzamento delle istituzioni democraticamente elette, dalla persistenza di aree ancora controllate dai talebani e altri gruppi armati e dalla permeabilità dei confini del Paese a infiltrazioni di gruppi terroristici; è opportuna la costituzione di un comitato parlamentare per il monitoraggio permanente delle missioni internazionali di pace in cui è impegnata l'Italia, che consentirà al Parlamento - attraverso missioni in loco e avvalendosi del contributo di personalità della società civile e di operatori umanitari impegnati nelle aree interessate - di verificare in maniera costante e puntuale il perseguimento degli obiettivi definiti dal Parlamento e dal Governo; si prende atto positivamente che: a) il Governo ha programmato la conclusione della missione Antica Babilonia in Iraq, nata in conseguenza di un intervento militare deciso in violazione di norme del diritto internazionale, ed è impegnato a provvedere al ritiro integrale del contingente militare italiano; b) in territorio afgano l'Italia non è più in alcun modo impegnata militarmente nell'ambito della missione Enduring freedom , essendo ormai il contributo italiano a questa iniziativa limitato alla presenza di unità navali nel Golfo arabico; c) il Governo si è impegnato a sostenere gli interventi decisi dalla comunità internazionale a favore della regione del Darfur, volti al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e allo sviluppo socio-sanitario a vantaggio delle fasce più deboli;
impegna il Governo: a promuovere nelle sedi internazionali competenti, in special modo nell'ambito delle Nazioni Unite e della Nato: a) una riflessione sulla strategia politica e diplomatica che deve accompagnare la presenza internazionale in Afghanistan, per assicurare che l'azione di stabilizzazione, controllo del territorio e sostegno alle forze dell'ordine afgane si muova lungo un percorso di normalizzazione e pacificazione del Paese, con obiettivi e passaggi definiti che prevedano in prospettiva l'affidamento al Governo sovrano di Kabul della responsabilità del mantenimento della pace e dell'ordine sul territorio afgano; b) una verifica sull'impegno e la presenza internazionale in Afghanistan, valutando risultati ed efficacia delle missioni e delineando un percorso chiaro di rafforzamento delle istituzioni, di ricostruzione economica e civile e di garanzia della sicurezza per la popolazione; c) una valutazione sulla prospettiva di superamento della missione Enduring freedom in Afghanistan; d) una nuova conferenza internazionale sull'Afghanistan allo scopo di favorire un dialogo a livello regionale e di rilanciare l'impegno della comunità internazionale, volto alla ricostruzione economica e civile del Paese, alla pacificazione e al rafforzamento delle istituzioni afgane, all'elaborazione di un piano efficace di riconversione delle colture di oppio, anche ai fini di una loro parziale utilizzazione per le terapie del dolore; e) un'iniziativa per avviare un monitoraggio ambientale delle aree interessate da operazioni belliche, al fine di individuare gli eventuali livelli di inquinamento bellico e i conseguenti piani di bonifica; a valorizzare, prioritariamente, nella propria azione di politica estera gli strumenti di prevenzione dei conflitti, di mediazione e di accompagnamento dei processi di pace; ad impostare l'attività di cooperazione giudiziaria dell'Italia in Iraq, e più in generale le iniziative di institution building , secondo i più recenti sviluppi del diritto penale internazionale, nonché delle regole di procedura e prova contenute negli statuti dei tribunali penali ad hoc , delle corti speciali internazionali e della Corte penale internazionale; a mantenere distinti, nell'ambito delle iniziative italiane all'estero, gli interventi di cooperazione allo sviluppo rispetto alle attività di sicurezza e polizia internazionale; a svolgere un'azione determinata per il rilancio dell'Unione europea e per un suo protagonismo sulla scena internazionale quale forza di dialogo, di promozione della pace, della libertà, della democrazia e dello sviluppo, nel rispetto della legalità e del diritto internazionale; a portare avanti un'altrettanto determinata azione volta al rafforzamento delle organizzazioni internazionali, a partire dall'Onu, quali insostituibili sedi multilaterali di confronto in cui la comunità internazionale può formare, su un piano di pari dignità tra le nazioni, la propria volontà, conformemente ai principi dello statuto delle Nazioni Unite, delle Dichiarazioni sui diritti dell'uomo e del diritto internazionale; a promuovere in questo quadro, anche in qualità di membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu dal gennaio 2007, le iniziative volte a costituire un contingente militare di pronto intervento per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale alle dirette dipendenze della Segreteria generale delle Nazioni Unite; a mantenere uno stretto rapporto con il Parlamento, anche attraverso i nuovi strumenti di verifica di cui lo stesso può decidere di dotarsi in relazione alle missioni di pace internazionali, per consentirgli di esplicare con piena consapevolezza e responsabilità il suo compito di legislazione organica, di indirizzo e controllo. (1-00014) «Sereni, Franceschini, Migliore, Donadi, Villetti, Bonelli, Sgobio, Fabris, Brugger».

 
Cronologia
sabato 15 luglio
  • Politica estera ed eventi internazionali
    Al G8 di San Pietroburgo si giunge ad un compromesso sul conflitto tra Israele e Libano, chiedendo innanzitutto il rilascio dei militari israeliani e la cessazione degli attacchi di Hamas e Hezbollah e delle operazioni militari di Israele.

mercoledì 19 luglio
  • Politica estera ed eventi internazionali
    La Commissione europea apre una procedura di infrazione contro l'Italia per contestazioni avanzate sulla legge 3 maggio 2004, n. 112 (“legge Gasparri”), in quanto lesiva della concorrenza.