Documenti ed Atti
XV Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00146 presentata da CAPARINI DAVIDE (LEGA NORD PADANIA) in data 27/07/2006
Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-00146 presentata da DAVIDE CAPARINI giovedì 27 luglio 2006 nella seduta n.033 CAPARINI e GOISIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che: nel 1909 il naturalista Gualtiero Laeng fece la prima segnalazione ufficiale della presenza di incisioni rupestri preistoriche in Valcamonica. Settant'anni dopo l'UNESCO riconosciutane la fondamentale importanza, anche in seguito alle intense ricerche e alle pubblicazioni scientifiche di numerosi studiosi dall'Italia e dall'estero, inseriva il patrimonio dell'arte rupestre della Valcamonica nella lista mondiale dei siti di eccezionale e universale valore culturale dichiarandolo Patrimonio dell'Umanità; l'arte rupestre di Valcamonica è un patrimonio archeologico di circa 1.500 superfici rocciose all'aperto sulle quali sono incise centinaia di migliaia di raffigurazioni durante un arco cronologico che ha il culmine nella Preistoria e nel I millennio a.C. pur arrivando fino all'Era Moderna. Si tratta di un complesso figurativo di inestimabile valore culturale. Attraverso l'arte rupestre è infatti possibile ricostruire aspetti complessi del pensiero, dell'ideologia di popolazioni scomparse, integrando le informazioni che ci giungono dalle fonti archeologiche con elementi a volte sorprendenti e spesso ancora largamente misteriosi; coloro che oggi si recano in visita in Valcamonica incontrano un immenso giacimento archeologico e iconografico in situ . Tale caratteristica, se da un lato ne rappresenta un inestimabile valore aggiunto, dall'altro ne evidenzia l'intrinseca debolezza, mostrandone la natura di bene culturale difficile da musealizzare e da proteggere; una modesta percentuale di queste superfici (circa il 30 per cento) è attualmente inserita in aree protette di differente tipologia giuridica (parchi di competenza comunale, regionale e nazionale), purtroppo non sempre sufficienti a garantirne la salvaguardia e, al contempo una «sostenibile fruibilità» pubblica; ai tradizionali problemi di conservazione, come l'inquinamento atmosferico e l'azione degli agenti naturali (esfoliazioni e distacchi superficiali, attacchi di organismi biologici quali muschi, licheni e alghe), è da aggiungersi la deliberata azione dell'uomo che senza dubbio ne costituisce oggi più che mai il fattore più distruttivo; solo negli ultimi anni numerose importanti rocce istoriate per la maggior parte situate all'interno di aree protette, sono state sfigurate a seguito di atti di vandalismo o di negligenza: gennaio 2002, vengono date alle fiamme le due ricostruzioni di capanne dell'Età del Ferro che si trovano all'interno della Riserva Regionale di CetoCimbergo-Paspardo, una delle quali viene completamente distrutta; primavera 2002, su una roccia fittamente incisa di Paspardo (loc. Vite-Deria) viene definitivamente infisso un perno metallico a pochi centimetri da alcune raffigurazioni preistoriche durante i lavori temporanei di sollevamento del legname dal bosco sottostante; luglio 2002, la roccia 30 di Foppe di Nadro, una eccezionale composizione monumentale dell'Età del Rame, viene sfregiata da ignoti che rovinano alcune figura preistoriche e vi incidono accanto il sedicente richiamo a pseudo radici culturali di supposta matrice «celtica»; primavera 2003, alcune rocce di recente studio, poste ai lati dell'antico sentiero acciottolato Grevo-San Fiorano, vengono completamente distrutte in seguito ai lavori di allargamento del sentiero stesso, ora ampio e asfaltato; estate 2003, numerose figure delle rocce 36, 38, 39, 40 di Foppe di Nadro vengono irrimediabilmente danneggiate mediante graffiti ripetuti al loro interno; inverno 2003, durante i lavori di ampliamento di una vecchia mulattiera in località Dos Costapeta (Paspardo) vengono costruiti manufatti in cemento e pietra a ridosso di un'importante roccia incisa, che per altro portava già i segni di precedenti gravi atti vandalici (figure graffite, scritte, ecc.); la roccia viene in più punti danneggiata dalla pala della ruspa; maggio 2004, al margine della strada Capo di Ponte-Paspardo, in località Deria, viene frantumata parte di una roccia incisa durante i lavori di posa del metanodotto; primavera 2004, la roccia 27 di Foppe di Nadro viene rovinata da estesi graffiti; più o meno nello stesso periodo alcuni vandali sfregiano una roccia di Paspardo appena studiata dalla Cooperativa Archeologica «Le Orme dell'Uomo» e posta nei pressi dei giardini pubblici del paese in località Castagneto; estate 2004, il Masso dei Corni Freschi, una composizione monumentale dell'età del Rame nei pressi di Darfo Boario Terme, da poco sottoposto a restauro e consolidamento da parte della Soprintendenza, viene abitualmente utilizzato dai free climbers come parete di arrampicata; evidenti i danni causati dall'uso di polveri di manganese e chiodi da scalatore; settembre 2004, su una roccia della località I Verdi, appena studiata dal Dipartimento Valcamonica del CCSP e posta all'interno della Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri dei Ceto-CimbergoPaspardo, vengono profondamente incise da ignoti alcune scritte; novembre 2004, durante i lavori di ampliamento della strada Cemmo-Pescarzo (Capo di Ponte), in località Cedolina, viene quasi completamene distrutta una roccia istoriata tornata in luce per la prima volta proprio in seguito ai lavori di sterro e purtroppo non riconosciuta dagli addetti preposti al controllo; novembre 2004, la roccia 6 di Foppe di Nadro, una tra le superfici maggiormente visitate della Riserva per l'immediata accessibilità e per la ricchezza delle incisioni presenti, viene gravemente sfregiata in numerose sue parti da ignoti. Alcune raffigurazioni, che rappresentano degli unicum nell'intera Valle, vengono indelebilmente danneggiate a colpi di pietra. Si tratta probabilmente dell'episodio più grave tra quelli qui ricordati; a questo elenco sono da aggiungersi numerosi altri atti vandalici non collocabili nel tempo, le cui conseguenze sono tuttavia ancora ben visibili sulle rocce: residui di calchi in gesso e in pasta siliconica che in taluni casi obliterano completamente le incisioni, levigature di superfici per sfregamento di oggetti litici, evidenziazioni delle incisioni con materiali coloranti (pigmenti, pastelli a cera, ecc.); passati irrimediabili e ormai storici «dati di fatto» i ben noti danni causati dall'incontrollata proliferazione di infrastrutture (tralicci dell'alta tensione, strade, edifici, ecc.) nei pressi, se non addirittura a ridosso, delle aree istoriate; durante la sessione annuale UNESCO tenutasi in Cina nel Luglio 2004, dopo venticinque anni dal suo inserimento nella World Heritage List , è stato segnalato l'assenza di una precisa delimitazione geografica delle aree istoriate e di un complessivo piano di gestione delle stesse ed è stata avviata una procedura di verifica globale sullo «stato di salute» dell'arte rupestre della Valcamonica; i fattori che hanno reso possibile il degrado del patrimonio archeologico camuno sono da cercare nella libera fruizione delle rocce istoriate (con la sola eccezione del Parco Nazionale di Naquane), la mancanza di educazione e di sensibilizzazione nei confronti di un bene culturale unico e di «tutti», la costante assenza di procedimenti giudiziari e/o indagini relative agli «ignoti vandali» e l'assenza di coordinamento progettuale e operativo tra i vari Enti coinvolti nella gestione, nell'amministrazione e nella ricerca -: quali iniziative il Ministro intenda intraprendere al fine di salvaguardare questo straordinario e universale patrimonio.(5-00146)