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Documenti ed Atti

XV Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00038 presentata da DE ZULUETA TANA (VERDI) in data 05/10/2006

Atto Camera Mozione 1-00038 presentata da TANA DE ZULUETA giovedì 5 ottobre 2006 nella seduta n.048 La Camera, premesso che: il reportage pubblicato lo scorso primo settembre dal settimanale l'Espresso , a cura di Fabrizio Gatti, «Io schiavo in Puglia. Sfruttati. Sottopagati. Alloggiati in luridi tuguri. Massacrati di botte se protestano. Diario di una settimana nell'inferno. Tra i braccianti stranieri della provincia di Foggia», ha portato alla luce un gravissimo fenomeno di sfruttamento della manodopera a danno di migranti, regolari e non, rifugiati e asilanti; l'inchiesta di Gatti, si sofferma in particolare su un triangolo che copre quasi tutta la provincia di Foggia, da Cerignola a Candela e più a nord fin oltre San Severo, e denuncia gravissime violazioni dei più elementari diritti umani e del lavoro, ad opera di imprenditori senza scrupoli. Si tratta di piccole e grandi aziende alimentari che quando devono assumere personale stagionale per la raccolta nei campi, quasi tutte scelgono «la scorciatoia del caporalato». Esse agiscono impunemente in un territorio sottratto alla legalità e al controllo dello Stato. Gatti denuncia che «nell'ultimo anno in provincia di Foggia soltanto un imprenditore, a Orta Nova, è stato arrestato per sfruttamento dell'immigrazione clandestina»; il fenomeno è più vasto e riguarda diversi territori del nostro meridione, Puglia, Calabria, Basilicata, Campania e Sicilia, era già stato dettagliatamente denunciato dall'associazione umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (MSF) sui lavoratori stranieri impiegati stagionalmente nell'agricoltura nel sud d'Italia, il 31 marzo del 2005 con la pubblicazione del rapporto: «I frutti dell'ipocrisia. Storie di chi l'agricoltura la fa. Di nascosto»; secondo il rapporto di Medici Senza Frontiere gli immigrati impiegati nell'agricoltura vivono in condizioni disumane e inaccettabili per un paese civile. Essi arrivano sani nel nostro paese e dopo qualche tempo si ammalano. Secondo la ONLUS, la grande maggioranza dei lavoratori incontrati vive in condizioni igieniche e abitative inaccettabili. Il 40 per cento delle persone visitate vive in edifici abbandonati; il 36 per cento vive in spazi sovraffollati; più del 50 per cento non dispone di acqua corrente; il 30 per cento non ha elettricità; il 43,2 per cento non dispone di toilette; la maggior parte dei lavoratori immigrati riesce a mangiare solo una volta al giorno e spesso si nutre dello stesso prodotto di raccolta con enormi limiti nell'apporto calorico e nutrizionale. In conseguenza di tutto ciò le patologie riscontrate sono spesso gravi e di origine infettiva: patologie dermatologiche; parassiti intestinali e malattie del cavo orale; malattie respiratorie con casi di tubercolosi. In queste condizioni di lavoro e di vita si vengono a trovare non solo migranti irregolari 51,4 per cento, ma anche rifugiati 6,3 per cento, richiedenti asilo 23,4 per cento e persone con permesso di soggiorno 18,9 per cento; le stesse condizioni di sfruttamento e precarietà riguardano anche altri settori delle attività lavorative e produttive del nostro paese quali l'edilizia, l'industria tessile e manifatturiera come è dimostrato dalle quotidiane notizie di cronaca sulle tante «morti bianche» e di donne, minori e uomini ridotti in schiavitù a lavorare in turni massacranti, anche 16 ore al giorno, in malsani e lugubri scantinati. Condizioni ancora più gravi di ricatto, violenza, anche sessuale e di segregazione domestica, conosciute e quasi mai denunciate, sono l'apice di un malessere profondo che, a nostro avviso andrebbero urgentemente indagate, impegna il Governo: a intraprendere tutte le iniziative possibili a livello locale e nazionale, per contrastare i fenomeni di sfruttamento della manodopera, del caporalato e dello schiavismo, coinvolgendo in forma attiva, le forze di polizia, gli enti locali, le organizzazioni professionali dei produttori, dei coltivatori e dei consumatori, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni della società civile e a promuovere, a tale scopo, l'istituzione di un tavolo comune per l'individuazione di strumenti di controllo dell'intera filiera produttiva e di trasformazione dei prodotti agroalimentari nonché di marchi di certificazione etica nello spirito del Global Compact e sulla responsabilità d'impresa; le vittime dello sfruttamento che denunciano violazioni delle leggi dello Stato e dei diritti umani dando piena attuazione, a tale fine, all'articolo 18 del TU delle leggi sull'immigrazione, che prevede l'accesso alla protezione per collaborazione di giustizia a tutti i migranti che denunciano tali situazioni di sfruttamento e schiavismo, indipendentemente dal loro status di presenza sul territorio; a promuovere campagne di sensibilizzazione pubblica contro ogni forma di sfruttamento e discriminazione e a dare sostegno alle organizzazioni della società civile organizzata nella loro opera di denuncia, di aiuto umanitario e solidale alle vittime dello sfruttamento, di sensibilizzazione pubblica per un consumo consapevole e per la promozione e tutela dei diritti umani; ad attivarsi per dare attuazione alla risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite n. 48/134 del 1993 che, in sintonia con i «Principi di Parigi», invita gli stati membri a dotarsi sul proprio territorio di una istituzione nazionale indipendente ed efficace in materia di promozione e protezione dei diritti umani. (1-00038) «De Zulueta, Leoni, Grillini, Baratella, Frias, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Lombardi, Duranti, Forgione, Rotondo, Boato, Crema, Di Gioia, Marcenaro, Lumia, De Biasi, D'Antona, Trupia, Falomi, Deiana, Scotto, Zanella, Allam, Longhi, Bonelli, Castagnetti, Di Salvo, Di Girolamo, Servodio, Fincato, Sasso, Piro, Laganà Fortugno, Cassola, Camillo Piazza, Widmann, Piscitello, Lucà, Betta, Chiaromonte, Siniscalchi, Cardano, Fedi, Lovelli, Raiti, Froner, Samperi, Rocco Pignataro, Angeli».