Documenti ed Atti
XV Legislatura della repubblica italiana
RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVA DI DIBATTITO 8/00034 presentata da MISURACA FILIPPO (FORZA ITALIA) in data 01/02/2007
Atto Camera Risoluzione in Commissione 8-00034 presentata da FILIPPO MISURACA giovedì 1 febbraio 2007 pubblicata nel bollettino n.124 La XIII Commissione, premesso che: la «pirateria agroalimentare» internazionale, che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette per evocare il nostro Paese, è in continua crescita, con danni miliardari per le imprese nazionali; secondo una indagine Federalimentare-Nomisma all'estero risulta falso un menù italiano su tre e il volume di affari del made in Italy alimentare contraffatto, stimato pari a 52,6 miliardi di euro, rappresenta ormai più della metà del fatturato alimentare nazionale; secondo la medesima indagine negli Stati Uniti sono falsi quasi una bottiglia di vino su due e nove formaggi su dieci. Il mercato delle imitazioni per questi due soli prodotti vale ben 2,5 miliardi di dollari contro i 900 milioni in valore delle esportazioni nostrane. Si legge inoltre che anche metà della pasta in mostra nei supermercati e servita nei cosiddetti ristoranti italiani sarebbe falsa: una quota consistente del mercato, equivalente a 1.275 milioni di dollari, di pasta importata negli Stati Uniti è appannaggio di produzioni di pasta che copiano il prodotto italiano utilizzando vaghe etichette; da uno studio presentato recentemente a Napoli dalla Coldiretti è emerso che falsi made in Italy agroalimentari sono ampiamente diffusi nei diversi continenti, dall'Europa all'Asia, dall'Oceania all'America: negli Usa si vendono salsa e conserva di pomodoro «contadina» ( Roma style ) trasformata in California, provolone del Wisconsin e mozzarella del Minnesota; in Australia si produce salsa bolognese e formaggi mozzarella, ricotta, Parmesan « Perfect italiano » con bandiera tricolore in etichetta, mentre in Cina l'industria locale offre pomodorini di collina, Parmeson, Caciotta ( Italian cheese ). Esempi simili sono diffusi anche in Europa: aceto balsamico di Modena prodotto in Germania, olio di oliva «Romulo» con etichetta la lupa che allatta Romolo e Remo imbottigliato in Spagna, salsa al basilico bolognese in Estonia; anche e soprattutto le etichette inducono in errore i consumatori circa la provenienza dei prodotti: Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sud America e Parmesan dovunque, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano, che è la specialità alimentare italiana più imitata in ogni parte del mondo; sono sul mercato Dolcetto, Barbera, Sangiovese e Amarone prodotti in Australia, Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, per citare solo alcuni falsi nei vini. Per gli insaccati sono in commercio prosciutti Parma Ham e San Daniele, salsicce calabrese o abruzzese, mortadella Bologna e cacciatore made in USA , mortadella Milanesa prodotta in Cile; la lotta a tali forme di concorrenza sleale deve restare un passaggio fondamentale nei negoziati sul commercio internazionale (WTO), per evitare ogni forma di agropirateria e salvaguardare le produzioni tradizionali da contraffazioni internazionali; l'Italia è al primo posto nell'Unione europea nelle produzioni agroalimentari di qualità, contando 136 prodotti (il 20 per cento del totale comunitario) che possono fregiarsi del marchio a denominazione di origine protetta o di indicazione geografica tipica; l'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa, con 447 vini Docg, Doc e Igt (60 per cento della produzione nazionale del vino), tale comparto genera un fatturato complessivo di circa 8 miliardi di euro e un valore delle esportazioni superiore ai 2,5 miliardi di euro, costituendo così la principale voce dell' export agroalimentare nazionale; la tutela dei prodotti alimentari tipici minacciati dalle imitazioni è una scelta essenziale per la sopravvivenza stessa di molte imprese italiane, ma rappresenta anche un elemento essenziale per la tutela del consumatore e della sua salute, in quanto molto spesso tali prodotti di imitazione non hanno gli stessi standard qualitativi e di salubrità degli originali italiani; la contraffazione agroalimentare rappresenta una minaccia sempre più preoccupante per le imprese, i consumatori e l'economia nel nostro Paese, oltre a rappresentare un problema sociale di notevole entità; le imprese agroalimentari italiane sono quelle che, in Europa, hanno visto meno protetto il proprio patrimonio innovativo e tecnologico della concorrenza sleale, ha messo drammaticamente in evidenza quanto la tutela e la protezione dei marchi di origine sia importante e quanto sia strategico affrontare i mercati internazionali con un piano finalizzato alla difesa delle produzioni nazionali di alta qualità, derivanti da secoli di tradizioni produttive tramandate di padre in figlio; la vigente normativa comunitaria in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, del resto, non garantisce pienamente il diritto dei consumatori ad una completa e corretta informazione sulla provenienza di tali prodotti, tenuto conto che la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 maggio 2000, dispone che il luogo d'origine o di provenienza può figurare nell'etichetta unicamente nel caso in cui l'omissione di tale indicazione possa indurre in errore circa l'effettiva origine o provenienza dei prodotti alimentari; nel corso della precedente legislatura il Parlamento ha introdotto una disciplina (articolo 4, comma 49, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni) per contrastare l'importazione e l'esportazione a fini di commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine, con particolare riguardo all'utilizzo della indicazione made in Italy su prodotti e merci non originari dall'Italia, considerando tali attività punibili ai sensi dell'articolo 517 del codice penale; la recente Conferenza parlamentare sull'Organizzazione mondiale del commercio (OMC/WTO), tenutasi il 1 o e 2 dicembre 2006 a Ginevra, ha approvato un importante documento conclusivo, nel quale, su specifica iniziativa della delegazione italiana, è stato inserito un espresso riferimento all'esigenza di accompagnare il processo di apertura dei mercati con l'adozione di misure idonee a fornire le informazioni opportune ai consumatori e, a tal fine, rivestono un ruolo essenziale misure rivolte ad assicurare la tracciabilità dei prodotti agroalimentari, impegna il Governo 1) ad attivarsi in tutte le sedi competenti, sia a livello comunitario che nell'ambito del WTO, per far sì che i prodotti agroalimentari italiani vengano tutelati attraverso sistemi di maggior trasparenza in ordine all'etichettatura e ai messaggi pubblicitari, per consentire ai consumatori di operare scelte consapevoli e per contrastare le pratiche fraudolente che creano un danno economico alle imprese, falsando la concorrenza; 2) ad adoperarsi nelle sedi opportune per il riconoscimento internazionale a livello WTO delle denominazioni comunitarie protette con particolare riferimento a quelle che valorizzano l'origine geografica dei prodotti agroalimentari; 3) ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per garantire l'effettività e l'intensificazione dei controlli in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari. (8-00034) «Misuraca, Lion, Zucchi, Bellotti, Delfino, Fundarò, D'Ulizia, Mellano, Satta, Marinello, Servodio, Paolo Russo, Franci, Brandolini, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Maderloni, Minardo, Romele, Ruvolo».