Documenti ed Atti
XV Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04472 presentata da BURCHIELLARO GIANFRANCO (L'ULIVO) in data 24/07/2007
Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-04472 presentata da GIANFRANCO BURCHIELLARO martedì 24 luglio 2007 nella seduta n.193 BURCHIELLARO e RUGGERI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che: i servizi postali rivestono un'importanza strategica nel più ampio mercato della comunicazione e della distribuzione. Molti settori fondamentali come quello del commercio elettronico, stampa, vendita per corrispondenza, assicurazioni, banche e pubblicità dipendono direttamente dalla infrastruttura postale, mentre il servizio universale costituisce un elemento essenziale della coesione sociale; i servizi postali da sempre rappresentano il principale mezzo per la trasmissione di messaggi, il recapito di merci e i trasferimenti di moneta e, per questo motivo, la loro rilevanza ha un duplice impatto sia di natura sociale che di natura economica. In questi anni, al pari di tutti i servizi regolamentati di pubblica utilità, il settore dei servizi postali sta vivendo un periodo di profonde trasformazioni, dovute al cambiamento del contesto istituzionale, del contesto competitivo e al mutamento della gamma dei servizi offerti, il «nuovo» mercato postale, quindi si presenta fortemente dinamico; le imprese postali si trovano a dover ripensare il proprio business, ridisegnando il proprio orizzonte strategico per fronteggiare una crescente competizione, trasformare l'innovazione tecnologica da minaccia a opportunità di sviluppo e, non da ultimo, mantenere gli impegni per un Servizio Universale sempre di più messo in discussione da competitori che tendono a scremare il mercato operando solo sui segmenti più redditivi; l'insieme di questi aspetti rende ancora più complessa e delicata la definizione delle politiche in materia di liberalizzazione. Un mercato completamente liberalizzato in cui più operatori possono accedere all'area del servizio universale senza addossarsene gli obblighi, potrebbe pregiudicare l'equilibrio economico-finanziario dell'operatore incaricato e la preoccupazione di vedere compromessa la stessa offerta del servizio universale; è necessario pertanto chiarire quale forma concorrenziale sia più adeguata in modo da ottenere il massimo beneficio per l'operatore postale e per il sistema paese, quali siano le imprese sulle quali il paese deve scommettere, quale la mappa dei nuovi settori strategici; si impone una riflessione sul ruolo dei grandi gruppi industriali e diventa importante comprendere se questi sono in grado di coprire settori essenziali della ricerca e della innovazione insieme alla capacità di interagire tra essi e la piccola e media industria; così come è necessaria una riflessione sul ruolo delle reti e delle infrastrutture per accrescere la competitività del sistema paese; esiste in Italia una vera e propria «questione logistica», se si considera che questo settore rappresenta l'11,5 del PIL e che in valori assoluti il suo fatturato supera i 170 miliardi di euro (pari ai due terzi dell'industria, oltre il doppio del settore ICT, circa sei volte l'agricoltura); ogni giorno per ogni italiano vengono trasportati 60 chili di merce per un percorso medio di 130 chilometri e dunque la logistica non rappresenta un fattore di costo ma, al contrario, un fattore di sviluppo e non è un caso che le imprese italiane, soprattutto quelle dell'export, decidano di delegare al cliente straniero la gestione del trasporto e in questo modo il sistema economico italiano perde una quota di valore aggiunto; è anche in questo ambito che il gruppo Poste Italiane - la più grande infrastruttura del Paese - può svolgere un ruolo decisivo, infatti può rappresentare il punto di intersezione tra trasporti, conoscenza, marketing e servizi finanziari, diventando un pilastro di una logistica moderna di supporto adeguato allo sviluppo delle imprese; Poste Italiane possono diventare una rete di servizi che gestisce, orienta e indirizza l'intera filiera logistica del Paese, permettendo la realizzazione di importanti economie di scala, capace di produrre valore aggiunto mettendo insieme logistica, servizi, innovazione e territorio; Poste Italiane ha completato la difficile transizione tra la logica pubblica e quella industriale, da istituzione è diventata impresa, quando il governo Ciampi nel 1993 iniziò la sua trasformazione il bilancio dell'azienda era in rosso di circa 4.530 miliardi di lire e un debito complessivo cumulato nel corso degli anni di oltre 50.000 miliardi; la vecchia amministrazione postale è stata trasformata nel 1994 in Ente Pubblico e nel 1998 in Società per Azioni. L'azienda ha riorganizzato i processi produttivi, informatizzato e messo in rete i circa 14.200 uffici postali, ha aumentato la produttività del 50 per cento, ha diminuito notevolmente il numero dei dipendenti (pari a 5,5 milioni di costi del personale), ha introdotto nuovi servizi e accresciuto i livelli produttivi nel settore dei servizi finanziari avviando una concorrenza con il sistema bancario, purtroppo troppo timida e strategicamente sbagliata; i ricavi da collocamento di prodotti finanziari non postali (escludendo conto correnti, libretti, Buoni e vaglia) sono infatti meno di 400 milioni ed equivalgono alle commissioni di una banca di medie dimensioni. Tale negativa situazione è frutto di una strategia che vuole replicare quella bancaria, stessi prodotti costosi e complicati; strumenti di previdenza integrativa con commissioni di 4,3 per cento l'anno; obbligazioni strutturate, fondi di investimento a gestione attiva, conti correnti a rendimento nullo e carte di credito gold dai costi fissi elevati; nonostante ciò dal 2002 il bilancio di Poste Italiane SpA è costantemente in attivo, resta ora da affrontare il passaggio cruciale della liberalizzazione del mercato postale. Le Direttive Europee 1997/67 e 2002/39 hanno chiaramente definito il percorso di liberalizzazione dell'industria postale negli stati membri (Italia 2011). La loro adozione implica un abbassamento graduale del perimetro della riserva legale massima che ad oggi ha comportato un'apertura del mercato di circa il 23-35 per cento; la riserva legale anche in Italia è destinata a scomparire, aprire progressivamente al mercato richiede dunque scelte chiare e anche difficili sia sul piano normativo che su quello sociale. Un mercato competitivo dovrebbe essere uno strumento di benessere sociale poiché da un lato migliora la qualità e l'offerta dei prodotti e dall'altro determina prezzi più bassi e accessibili; in un mercato liberalizzato la concorrenza si concentra nelle aree remunerative obbligando il prestatore del servizio universale a diminuire i prezzi, in questo modo però l'onere del servizio universale non potrebbe essere più coperto in quanto la differenza con le aree non profittevoli aumenterebbe, è questa delle criticità più evidenti: se da un lato la liberalizzazione ha il pregio di orientare i prezzi del monopolista verso costi efficienti, in un mercato a traffico modesto come quello italiano esiste la possibilità di non riuscire più a coprire i costi derivanti dall'universalità dei servizio (es. agevolazioni per l'editoria, chiusura di sportelli nei piccoli comuni, recapito ridotto al minimo), con la conseguenza appunto di escludere dalla fruizione di prestazioni essenziali coloro che per condizioni personali o modalità d'uso non sarebbero in grado di procurarsele a condizioni di mercato; nel pensare il futuro del servizio postale non si può immaginarlo se non con la sua caratteristica di servizio universale cioè di vero e proprio diritto di cittadinanza usufruibile dall'intera collettività. È opportuno quindi adottare misure atte a salvaguardare il mantenimento del servizio universale accompagnate da un approccio più prudente, anche se non necessariamente negativo, nei confronti della liberalizzazione, e con una dirigenza sia nazionale che territoriale adeguata; infine procedere alla privatizzazione significa avere chiaro qual è il progetto industriale, quale mission attribuire all'azienda, occorre dunque considerare la privatizzazione di Poste Italiane sullo sfondo di un passaggio di sistema che è destinato a ridisegnare il carattere dello stesso capitalismo italiano. Non è del tutto chiara tuttavia la funzione che tale privatizzazione potrà assolvere in questo processo di ristrutturazione del modello economico del Paese. Né sono chiare, tanto meno, le linee del disegno complessivo che va prendendo forma, soprattutto per il ruolo che il Bancoposta assumerà nell'ambito di questa complessa partita; alla luce di quanto esposto, l'analisi del mercato di Poste Italiane in Lombardia e a Mantova (logistica, servizi finanziari, recapito), richiede una rapida inversione di tendenza che interrompa un trend negativo, visti anche i rischi di aggressione da parte di concorrenti, che stanno acquisendo clienti e commesse di lavoro nel settore della corrispondenza come in quello finanziario e dei servizi; la Lombardia movimenta tra il 27 e il 35 per cento del traffico postale italiano, grazie all'alta concentrazione abitativa, all'alto reddito pro capite, all'abitudine consolidata a forme diversificate nel risparmio e negli investimenti, alla collocazione geografica al confine con i grandi paesi europei; tutto ciò sembra non interessare la dirigenza regionale e locale di Poste Italiane, l'impressione che si riscontra sempre più frequentemente è quella di interventi e proposte di riorganizzazione di carattere burocratico e di corto respiro, incentrate su una politica di esclusivo contenimento dei costi senza alcuna prospettiva di sviluppo, di funzionalità dei servizi e di integrazione fra gli stessi; le code agli sportelli negli uffici postali sono una costante quotidiana sempre più in aumento: la carenza di personale è un dato riscontrabile per qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso e di una discreta capacità gestionale; i continui distacchi di personale da un ufficio all'altro rappresentano la quasi totalità dell'attività giornaliera del servizio sportelli di Filiale e gli sforamenti d'orario d'obbligo, senza retribuzione, sono una prassi quotidiana altrettanto consolidata che non trova riscontro in nessun'altra azienda; gli addetti negli uffici postali si trovano nella difficile condizione di essere fra l'incudine del senso di responsabilità nei confronti della clientela e il martello aziendale che richiede sempre maggiori prestazioni e raggiungimento di budget impossibili con l'attuale articolazione del lavoro. Questa sfiancante condizione verificabile a Mantova, porta ad un sempre più alto tasso di demotivazione che si sta espandendo, nell'indifferenza aziendale; nel Polo Corrispondenza (RAM) e Divisione Operazioni Logistiche, la situazione di indeterminatezza e profondo disagio è ancor maggiormente diffusa. La consegna della corrispondenza, al di là delle statistiche formali, riscontra sempre maggiori criticità e ritardi non certamente imputabili agli addetti dell'intera filiera che vede come terminali i portalettere; questa situazione è ormai percepita anche dalla cittadinanza e dalle istituzioni (sindaci, prefetti, associazioni, aziende) che, anche attraverso l'ormai copiosa quotidiana rassegna stampa locale di lamentele sui disservizi, sempre più spesso non imputa più tale condizione alla «scarsa propensione al lavoro da parte dei dipendenti», ma ad una generalizzata criticità di sistema nell'organizzazione aziendale del lavoro, che comporta anche l'inizio di disdette di convenzioni per spedizioni con Poste Italiane da parte dei Grandi Utenti (ASL, Comuni, eccetera); dall'analisi sopra esposta non può che scaturire un giudizio fortemente critico e preoccupante del quadro generale delle attività e della dirigenza di Poste Italiane in Lombardia -: quali misure urgenti intendano assumere: a) nella veste di proprietari di Poste Italiane, per riconvertire l'irrazionale gestione aziendale che si verifica in Lombardia e a Mantova, specie nel settore del recapito postale; b) nella veste di rappresentanti del Governo quale garante dell'universalità del servizio pubblico ormai giunto ad una situazione disastrosa, verificabile anche con gli strumenti ispettivi che sono nella disponibilità del Governo medesimo. (4-04472)