Documenti ed Atti
XV Legislatura della repubblica italiana
INTERPELLANZA 2/00794 presentata da DI CAGNO ABBRESCIA SIMEONE (FORZA ITALIA) in data 18/10/2007
Atto Camera Interpellanza 2-00794 presentata da SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA giovedì 18 ottobre 2007 nella seduta n.226 Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere - premesso che: lo scorso settembre il quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno, ha pubblicato un articolo, secondo cui nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, sono presenti attualmente tre impianti di energia eolica ed un impianto di rete irrigua, realizzati nel 1990 e mai entrati in funzione; il predetto articolo, descrive inoltre in maniera dettagliata che nella medesima zona unitamente ai predetti impianti, è stato realizzato sempre nel 1990, un vero e proprio «quartiere idrico» che coinvolgeva quattro Comuni (Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola e Altamura) dotato di quattro laghetti, di altrettanti pozzi profondi circa 630 metri, di pompe e canali, che non hanno mai distribuito una stilla d'acqua, il cui costo complessivo è stato di 67 miliardi di lire; alla predetta cifra (colossale per l'epoca), furono sommate le spese legali per una serie di cause civili che hanno visto nel corso degli anni, contrapporsi differenti organi e istituzioni dello Stato; l'articolo descrive come la realizzazione degli interventi pubblici e dei relativi impianti suesposti, nella Murgia barese, alla fine degli anni '80, si rese necessaria a causa dei frequenti allagamenti che arrecavano gravi danni per l'agricoltura e gli allevamenti della zona interessata; conseguentemente per sostenere quell'area martoriata dai predetti eventi atmosferici, la Regione Puglia e l'allora Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, diedero l'assenso al progetto di bonifica denominato: «Sistemazione idraulica nel bacino di Capodacqua con utilizzazione irrigua delle acque alte» e con il relativo stanziamento del Cipe pari a 67 miliardi di lire; tali fondi sarebbero serviti alla realizzazione di sei laghetti, che grazie ad una opportuna canalizzazione, avrebbero accolto l'acqua che precipitava a valle; a perforare pozzi che nella stagione secca, avrebbero alimentato i laghetti; a realizzare una rete irrigua per distribuire acqua alla comunità del luogo e infine per alimentare elettricamente le pompe e i pozzi e le chiuse, il progetto prevedeva anche la realizzazione di un parco eolico, che come precedentemente riportato è stato successivamente realizzato; secondo quanto riportato dallo stesso articolo, i lavori sono stati in larga parte ultimati e attualmente le opere realizzate consistono in: un parco eolico, con cabina elettrica e collegamenti per riversare l'energia prodotta nei circuiti dell'Enel e come suesposto, di quattro laghetti e di altrettanti pozzi profondi circa 630 metri, ciascuno con il relativo impianto di sollevamento delle acque e di quasi 40 chilometri di canali; la rete irrigua (che serve a distribuire la risorsa agli utenti) è stata completata al 90 per cento unitamente a diverse strutture quali: strade e ponti sui canali e anche un ponte sulla ferrovia; risulta per lo meno sconcertante, che secondo quanto riportato dall'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, nulla di quanto suesposto, sia entrato in funzione e addirittura sembrerebbe non sia stato effettuato neanche il collaudo preliminare; tutte le opere infrastrutturali precedentemente elencate, inclusi i canali, nel corso di questi anni, com'era facilmente prevedibile, si sono deteriorate e divenute fatiscenti e attualmente prese di mira da ignoti vandali; il Consorzio autorizzato alla realizzazione degli impianti «Terre d'Apulia», sostiene che la responsabilità del mancato avvio degli impianti eolici nonché del «quartiere idrico» e di tutte le opere infrastrutturali connesse nell'area della Murgia barese, è da imputarsi al contenzioso legale successivamente intrapreso; secondo il Commissario straordinario del Consorzio nel 1991, il Comune di Gravina bloccò la costruzione della parte terminale del canale Capodacqua poiché ricadeva in un'area d'interesse archeologico, nonostante la Soprintendenza avesse dato giudizio invece favorevole alla costruzione; successivamente nel 1994, la magistratura sequestrò i lavori di una parte del canale per presunte violazioni delle leggi per la tutela del paesaggio e dopo tre anni il pretore di Gravina (sentenza n. 124/97) stabilì che non vi era alcuna violazione, disponendo il dissequestro; nel predetto anno, il Ministero dell'Ambiente stabilì che era necessario effettuare la valutazione d'impatto ambientale (VIA), delle opere interessate e i Comuni interessati disposero la sospensione delle concessioni edilizie; un successivo ricorso dal parte del Consorzio fu accolto nel 1999, dal Tribunale superiore delle acque pubbliche che decretò l'inutilità della valutazione d'impatto ambientale (VIA); le imprese di costruzione designate alla realizzazione delle opere infrastrutturali, entrarono in crisi finanziaria, rivalendosi sullo stesso Consorzio attraverso i pignoramenti; il medesimo Consorzio ritenne conseguentemente di citare in giudizio il Ministero dell'Ambiente, ritenuto responsabile del danno complessivamente causato per la mancata realizzazione degli impianti; il Tribunale di Roma con la sentenza n. 15006 del 2006 accolse il ricorso del Consorzio «Terre d'Apulia»; il medesimo Ministero è però ricorso in appello, con la prevedibile conseguenza di un rinvio alla Cassazione; tale vicenda, che indubbiamente contiene diversi aspetti che destano incredulità, rappresenta in maniera emblematica, l'enorme spreco di denaro pubblico rappresentato dalla lentezza burocratica e amministrativa esistente, nonché dall'inaccettabile ritardato funzionamento della giustizia civile del nostro Paese, che penalizza quotidianamente il sistema-Paese, rendendolo scarsamente competitivo con gli altri Paesi europei -: quali valutazioni intenda esprimere nel rispetto delle competenze, con riferimento alla vicenda esposta in premessa; quali iniziative urgenti inoltre intenda intraprendere, ai sensi dell'articolo 117, lettera s), della Costituzione, per tutelare l'ambiente del Parco Nazionale dell'Alta Murgia; se sussistano pericoli per l'ambiente e la salute dei cittadini dei Comuni esposti in premessa e direttamente interessati dagli impianti costruiti e abbandonati nel corso degli anni. (2-00794) «Di Cagno Abbrescia».