Documenti ed Atti
XV Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/01903 presentata da DE ZULUETA TANA (VERDI) in data 15/01/2008
Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-01903 presentata da TANA DE ZULUETA martedì 15 gennaio 2008 nella seduta n.266 DE ZULUETA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: il nostro Paese è responsabile del programma giustizia per 1'Afghanistan; il 12 novembre 2007 Amnesty International ha diffuso un rapporto che documenta come le forze Isaf abbiano trasferito detenuti alla Direzione nazionale della sicurezza (Nds, i servizi di sicurezza afgani) nonostante tale organismo sia al centro di costanti denunce di tortura. Di recente le Nazioni Unite hanno chiesto indagini su casi di detenuti presi a frustate, sottoposti a freddo estremo e privati del cibo; sempre nel mese di novembre diversi organi di stampa hanno riportato notizie della partecipazione di soldati italiani ad azioni di combattimento nel distretto di Farah, a nord di Herat; a seguito di tali rivelazioni sono state, presentate, sempre nello stesso mese, due interrogazioni parlamentari, una della sottoscritta interrogante ed una a firma del deputato Severino Galante. È rispondendo al quesito posto dall'onorevole Galante che il Governo ha riconosciuto la veridicità delle notizie riportate dalla stampa; il 7 gennaio 2008 il New York Times ha pubblicato un articolo, dal titolo Foiling U.S. Plan, Prison Expands in Afghanistan, dal quale emerge che le condizioni dei detenuti della prigione americana di Bagram sono analoghe se non peggiori a quelle di Guantanamo. Alcuni di essi sono in condizioni di vera segregazione, chiusi in isolamento assoluto anche per mesi, mentre altri sono costretti a vivere anche in otto in celle da due posti. In un rapporto confidenziale inviato dalla Croce Rossa al Pentagono e confermato da due ufficiali che hanno parlato al New York Times sotto la garanzia dell'anonimato, si sottolinea che decine di prigionieri sono stati tenuti in isolamento per settimane e settimane, addirittura per mesi e in alcuni casi sottoposti a interrogatori crudeli, in piena violazione delle norme previste dalla Convenzione di Ginevra. Due detenuti sarebbero morti nel 2002 per i trattamenti subiti, ha denunciato la Croce Rossa; gli Stati Uniti in base all'arbitraria definizione di enemy combatant non applicano la Convenzione di Ginevra ai detenuti sottoposti ad un «trattamento così duro che Karzai non ha più voluto firmare l'accordo con gli americani che doveva guidare la gestione della nuova prigione di Pol-i-Charki», così come riportato in un articolo de il Manifesto dell'11 gennaio 2008 a firma di Emanuele Giordana; nel 2006 Human Rights Watch ha denunciato la presenza in Afghanistan di una ventina di prigioni segrete americane, inaccessibili, sotto esclusivo controllo americano, chiamate Forward Operations Bases; il 3 aprile 2007 è stata inaugurata a Pol-i-Charki, a 15 miglia da Kabul, un carcere di massima sicurezza. Tale prigione, risalente ai tempi sovietici, è stata ristrutturata dagli americani con finanziamenti dei paesi «donatori» dell'Unione europea. I timori delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani è che anche questa prigione possa trasformarsi in un altro «buco nero» -: se i nostri militari, nell'ambito di azioni di combattimento abbiano fatto dei prigionieri e, eventualmente, a quale autorità li abbiano consegnati, con quali modalità e garanzie di detenzione nel rispetto della Convenzione di Ginevra e del diritto nazionale afgano.(5-01903)