Documenti ed Atti
XV Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01535 presentata da PIAZZA CAMILLO (VERDI) in data 16/01/2008
Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01535 presentata da CAMILLO PIAZZA mercoledì 16 gennaio 2008 nella seduta n.267 CAMILLO PIAZZA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che: si assiste da anni ad una molteplicità di interventi di utilizzo della risorsa acqua non supportati da una corretta analisi e valutazione di area vasta del contesto territoriale (a livello di bacino idrografico e dell'intera asta fluviale). Questo ha portato anche alla realizzazione, non pianificata e irrazionale, di numerose centraline idroelettriche con impatti ambientali a volte in aperto contrasto con le finalità della legge n. 36 del 1994 e della direttiva 2000/60/CE; negli ultimi mesi nella sola provincia di Piacenza sono state presentate 8 domande di concessione di derivazione di acqua pubblica superficiale ad uso idroelettrico lungo le aste dei corsi d'acqua principali, che prevedono l'intubamento delle acque dei fiumi e torrenti e la loro messa in stress idrico per circa 30 chilometri, nonché la realizzazione di infrastrutture, quali strade di accesso, traverse, condotte forzate e gallerie: basti pensare che alla confluenza di Aveto Trebbia è prevista la costruzione di una grande centrale elettrica alta 18 metri con una superficie di 1000 metri quadrati nell'alveo del fiume. I corsi d'acqua coinvolti nel progetto sono: Trebbia, Nure, Aveto, Grondana, Ronchignasco, Gramizzola; in questo punto è prevista, secondo le notizie in possesso dell'interrogante, la costruzione di due gallerie, lunghe 5.290 e 4.700 metri per portare l'acqua alla centrale. Le gallerie saranno dritte, il fiume no, e così sparirebbero 12,4 chilometri di Trebbia e 8,4 di Aveto. Dal Trebbia si preleverebbero da 2.480 litri a 33.000 litri al secondo, lasciandone al greto da 1.200 a 1.630, secondo le stagioni, riducendo il fiume ad un rigagnolo; solo in Emilia Romagna i progetti sono almeno 40 e decine di corsi d'acqua, se non si pianifica l'utilizzo generale, come è successo egregiamente per il lago D'Idro in provincia di Brescia, rischiano di sparire; nelle montagne di Piacenza ci sono già due dighe, quella di Molato sul Tidone e la Mignano sull'Arda, che potrebbero essere usate anche per produrre energia elettrica e non solo per l'irrigazione. Ci sono i vecchi mulini ad acqua nei quali potrebbero essere installate piccole centraline; con la liberalizzazione del mercato e l'avvento delle limitazioni dettate dal protocollo di Kyoto, si sono aperti spazi importanti di utilizzo economico per i nuovi produttori, che guardano al mercato idroelettrico come un settore con grandi potenzialità di crescita, ma che può essere negativo se non si prendono in esame contestualmente le tre funzioni che ha un corso d'acqua: l'utilizzo sociale e ambientale, l'utilizzo a scopo irriguo e quello idroelettrico, dove nessuno deve prevalere rispetto agli altri; con l'obiettivo dichiarato di limitare l'inquinamento e l'effetto serra, si sta procedendo in realtà alla requisizione delle ultime «acque libere» d'Italia, con effetti incalcolabili sul piano ambientale. L'acqua non deve diventare solo un grande business «ecologico», ma deve avere principalmente funzioni ambientali collegate al paesaggio -: se il Governo, alla luce di quanto descritto in premessa, non ritenga necessaria una programmazione unitaria nazionale che garantisca uno sfruttamento sostenibile delle risorse idriche attraverso la regolamentazione e la razionalizzazione sull'utilizzo delle acque, in modo da assicurare ai fiumi coinvolti un minimo di deflusso vitale, e che utilizzi le strutture già esistenti, e come intenda agire affinché, sui territori già compromessi dal punto di vista ambientale, sia data priorità ad una produzione energetica più sostenibile per l'ambiente. (3-01535)