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Documenti ed Atti

XVI Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA 2/01096 presentata da BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110530

Atto Camera Interpellanza 2-01096 presentata da MARCO BELTRANDI lunedi' 30 maggio 2011, seduta n.479 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che: recentissimi studi scientifici hanno esaminato gli effetti economici della presenza pervasiva del crimine organizzato in alcune regioni meridionali. Essa e' storicamente consolidata, fino a diffondersi negli ultimi anni anche nelle aree piu' sviluppate. Con importanti conseguenze sullo sviluppo economico ed effetti di contaminazione tra attivita' lecite e illecite, attraverso il riciclaggio e il reinvestimento dei proventi delle imprese criminali. Si falsa cosi' il gioco concorrenziale e il costo della legalita' mette fuori mercato le aziende tradizionali; la presenza pervasiva e storicamente consolidata del crimine organizzato in alcune regioni meridionali e l'espansione di queste realta' in anni recenti anche nelle regioni piu' sviluppate e' una triste peculiarita' del nostro Paese. Meno noti e indagati, tuttavia, sono gli effetti di questo radicamento sullo sviluppo dell'economia in quelle aree e gli effetti di contaminazione che dalle attivita' illecite si ramificano anche in segmenti e imprese del tutto lecite attraverso il riciclaggio e il reinvestimento dei proventi delle attivita' criminali; un recente studio del servizio studi della Banca d'Italia ha provato a colmare questo vuoto informativo proponendo una metodologia e stimando i costi della presenza criminale in termini di mancata crescita di due regioni meridionali, Puglia e Basilicata; nelle due aree fino agli inizi degli anni Settanta le organizzazioni criminali, storicamente insediate nelle regioni limitrofe della Campania (camorra), Calabria ('ndrangheta) e Sicilia (mafia), non avevano una presenza significativa, come testimoniato da numerosi indicatori relativi ai crimini contro la persona e la proprieta'; il riposizionamento dei flussi del contrabbando attraverso i Balcani, la presenza di numerosi criminali in soggiorno obbligato e, per la Basilicata, i fondi per la ricostruzione del terremoto del 1980 hanno portato a una progressiva espansione delle organizzazioni criminali, costituitesi in forma autonoma in Puglia (sacra corona unita); il brusco passaggio da una fase di sviluppo nella quale la presenza del crimine organizzato non giocava un ruolo a quella successiva caratterizzata da una progressiva espansione delle attivita' illecite offre la possibilita' di verificare l'impatto di questi ultimi fenomeni sui tassi di crescita regionale; viene quindi costruito, utilizzando una metodologia gia' impiegata per stimare i costi di situazioni di conflitto locale, un indicatore del Pil pro-capite medio delle altre regioni italiane (escludendo, oltre a Puglia e Basilicata, anche Sicilia, Campania e Calabria nelle quali la presenza del crimine organizzato era sistemica anche negli anni Cinquanta e Sessanta) in cui i pesi minimizzano la differenza di crescita tra Puglia e Basilicata e le altre regioni guardando a una serie di indicatori riferiti alle principali determinanti dello sviluppo; si ottiene cosi' un indicatore del reddito pro-capite basato sull'evoluzione delle altre regioni e capace di ben approssimare l'analogo sentiero di crescita di Puglia e Basilicata fino agli anni Settanta. Lo stesso indicatore evidenzia invece una progressiva divergenza di andamento dopo la meta' degli anni Settanta, con un ritardo cumulato di oltre 20 punti percentuali nel reddito pro-capite di Puglia e Basilicata rispetto alla corrispondente evoluzione dell'indicatore benchmark. Il gap persiste e risulta robusto controllando anche per altri indicatori potenzialmente in grado di spiegare il divario dei sentieri di crescita; lo studio permette quindi di associare una stima quantitativa, e un gap di crescita estremamente significativo, alla congettura secondo cui uno dei fattori che storicamente spiegano il ritardo delle regioni meridionali sia da collegare alla presenza pervasiva e radicata sul territorio delle organizzazioni criminali. I canali attraverso cui l'impatto negativo puo' manifestarsi sono molteplici. In primo luogo, la presenza pervasiva delle organizzazioni criminali comporta un progressivo indebolimento dei diritti di proprieta', minacciati ad esempio dal fenomeno dell'estorsione, o dalle pressioni violente perche' una impresa ceda alle richieste e ai favori di concorrenti collegati al crimine. Un quadro nel quale una impresa puo' subire dei veri e propri processi di espropriazione del proprio reddito genera effetti negativi sugli incentivi a investire e a sviluppare le proprie attivita'; analizziamo, ora, il costo della legalita', per compararlo ai costi dell'illegalita' sopra descritti. Il reinvestimento dei proventi dalle attivita' criminali in settori legali segue percorsi che numerosi studi e indagini della magistratura hanno confermato, individuando alcune attivita' particolarmente esposte a queste dinamiche; in primo luogo l'edilizia, in particolare nel movimento terra e nelle forniture di materiali, nelle quali le imprese collegate alle cosche possono espandersi imponendo i propri servizi in subappalto, o direttamente competendo nelle gare. Il commercio all'ingrosso, che funge anche da canale di distribuzione di prodotti non in regola con le norme sanitarie e di prodotto, e sfrutta la logistica per trasportare assieme prodotti alimentari e prodotti dei traffici illeciti. Il commercio al dettaglio, gli esercizi di ristorazione, il turismo; insomma, una serie di aree di attivita' importanti nell'economia della regione che divengono terra di espansione delle organizzazioni criminali a svantaggio delle imprese legali. E che, per il basso grado di trasparenza che in molte di queste attivita' si osserva, consentono anche il riciclaggio dei proventi illeciti; in questi processi di espansione le imprese collegate alle organizzazioni criminali godono di forti vantaggi competitivi, essendo in grado di accedere alla enorme liquidita' delle attivita' illecite, di prendere il controllo delle imprese concorrenti attraverso la pratica dell'usura, di utilizzare i fondi illeciti per manipolare gli appalti e condizionare le istituzioni politiche e amministrative, praticando in modo sistematico l'evasione fiscale, delle normative sul lavoro e sull'ambiente e potendo godere di uno strumento di competizione estremamente convincente come l'uso della violenza; la diffusione di questi fenomeni nell'area campana, ad esempio, e' testimoniata in termini quantitativi nella ricerca recentemente condotta dalla fondazione Chinnici sull'estorsione a Napoli e Caserta. Quando la presenza diviene pervasiva, come oggi si osserva nelle regioni meridionali, ma ad esempio anche in alcune aree della Lombardia e della Liguria, il gioco concorrenziale viene completamente falsato e le imprese tradizionali iniziano ad avvertire un «costo della legalita'» che le mette fuori mercato rispetto ai concorrenti. Fenomeni di contiguita', opportunismo e accomodamento, in cui l'imprenditore non vede e non chiede, sono testimoniati in molte inchieste della magistratura, non ultima quella che ha indagato la progressiva monopolizzazione delle attivita' di movimento terra nell'area del sud-ovest milanese da parte delle 'ndrine dei comuni dell'hinterland; inoltre, la capacita' di pressione delle organizzazioni criminali e' particolarmente efficace in quelle attivita' che sono intermediate dalla pubblica amministrazione, resa connivente dal bastone della violenza e dalla carota della corruzione, e nei cui confronti il controllo dei voti rappresenta un ulteriore elemento di scambio. I processi di espansione in questi segmenti dell'economia legale, quindi, comportano una diffusione di pratiche di corruzione e di decadimento del personale politico, che ulteriormente limitano le possibilita' di crescita delle economie locali; anche in questo caso le inchieste ella magistratura restituiscono un quadro di pervasiva corruzione nelle amministrazioni locali, con una frequenza non dissimile se guardiamo ai comuni dell'area napoletana o a una cittadina della Brianza come Desio; il «costo della legalita'» appare come l'elemento piu' pericoloso nell'evoluzione delle economie locali in presenza del crimine organizzato, poiche' comporta un arretramento sistematico nel rispetto delle norme e dei regolamenti che governano le attivita' economiche e il diffondersi di una legalita' debole entro la quale gli operatori economici si spostano, con l'indebolimento ulteriore dei meccanismi concorrenziali e di mercato. Le inchieste siciliana e campana sull'estorsione promosse in questi anni da una nota fondazione hanno dimostrato come le prime vittime dell'estorsione sono proprio le attivita' economiche nella sfera della legalita' debole, che preferiscono pagare il pizzo piuttosto che denunciarlo, attirando la Guardia di finanza in casa a controllare i libri contabili. E l'omerta' degli imprenditori lombardi taglieggiati dalle cosche emersa nelle recenti inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Milano non lasciano ben sperare; oltre alla repressione dei crimini, la ricerca ha individuato una serie di policy per contrastare questi fenomeni. In primo luogo, esiste ampia evidenza sulla forte correlazione tra risorse dedicate a indagini e accertamenti e risultati ottenuti. L'andamento ciclico delle inchieste milanesi sulla presenza della 'ndrangheta hanno registrato successi quando sono state potenziate forze dell'ordine e magistrati e arretramenti nelle fasi di allentamento dell'impegno. Ma l'opera di repressione, per sua natura puntuale, non puo' sostituire altre forme di argine alla diffusione della presenza criminale. Il problema e' ancora una volta di esternalita': l'imprenditore individualmente puo' trovare conveniente accettare la collusione con le organizzazioni criminali, contribuendo tuttavia a generare un decadimento del tessuto economico e sociale. Alle esternalita' possono in parte fare da argine le azioni coordinate delle associazioni di categoria, come l'esperienza antiracket di Confindustria Sicilia ha testimoniato. Cosi' come un importante antidoto si crea con la formazione e l'informazione presso l'opinione pubblica. Sapendo che il rispetto delle regole e della legalita' non e' solamente una battaglia civile, ma uno dei fronti su cui le possibilita' di crescita del Paese si giocano -: se siano a conoscenza dei fatti esposti e, nell'eventualita' positiva, quali iniziative gravi ed urgenti intendano porre in essere, eventualmente aderendo ai risultati della ricerca stessa per arginare le degenerazioni ivi denunciate. (2-01096) «Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».

 
Cronologia
martedì 24 maggio
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva, con 313 voti favorevoli, 291 contrari e 2 astenuti, l'articolo unico del d.d.l. di conversione del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonchè per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (C. 4307), sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

mercoledì 1° giugno
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva il disegno di conversione del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia, (C. 4357), che sarà approvato in via definitiva dal Senato il 7 luglio (legge 12 luglio 2011, n. 106).