Documenti ed Atti
XVI Legislatura della repubblica italiana
INTERPELLANZA 2/01097 presentata da BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110530
Atto Camera Interpellanza 2-01097 presentata da MARCO BELTRANDI lunedi' 30 maggio 2011, seduta n.479 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della gioventu', il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che: la lettura del rapporto annuale 2010 dell'Istat solleva molti motivi di preoccupazione non solo sullo stato complessivo dell'Italia, ma soprattutto su quello della relazione dei giovani con la sfera lavorativa, che appare particolarmente grave. Il tasso di disoccupazione dei giovani italiani e' al 20,2 per cento, superiore di 3,7 punti rispetto alla media dell'Unione europea. Ma anche per chi lavora, le prospettive sono tutt'altro che esaltanti. E cresce la quota di chi emigra all'estero in cerca di prospettive migliori. Se la condizione giovanile e' lo specchio del futuro del paese, c'e' da aspettarsi tempi davvero difficili; tra i tanti motivi di preoccupazione sullo stato dell'Italia che la recente pubblicazione del Rapporto annuale 2010 dell'Istat solleva, quello riguardante il rapporto dei giovani con la sfera lavorativa pare particolarmente grave. Lo e' sia per i suoi lineamenti specifici, sia per le sue possibili implicazioni sul futuro del nostro Paese; dai dati congiunturali desumibili dal rapporto, al 2010 il tasso di disoccupazione dei giovani italiani in eta' di 15-29 anni (20,2 per cento) e' risultato superiore di 3,7 punti alla media dell'Unione europea e piu' che doppio rispetto a quello dei giovani tedeschi (9,2 per cento). Inoltre, la quota complessiva di giovani italiani alla ricerca di un impiego si e' rivelata di oltre due volte maggiore della corrispondente quota (8,4 per cento) registrata dal completo delle persone in eta' da lavoro. La situazione, se possibile, peggiora dal lato dell'occupazione. Il rapporto mostra che tra il 2008 e il 2010 il tasso di occupazione dei giovani e' declinato con un'intensita' (-13,2 percento) quasi sei volte superiore a quella media registrata per il complesso della popolazione in eta' di lavoro (-2,3 per cento). E questo fa si' che, in Italia, l'incidenza dei giovani con un impiego sulla pertinente popolazione (34,5 per cento) sia stato, nel 2010, di gran lunga inferiore a quella media dell'Unione (47,8 per cento); il problema dei giovani non si arresta, pero', alle difficolta' di trovare un lavoro. Davanti ai pochi occupati si aprono, infatti, prospettive tutt'altro che esaltanti. La prima osservazione da fare in merito e' che i giovani d'oggi stanno conoscendo, rispetto ai loro coetanei di quindici anni prima, una considerevole riduzione delle possibilita' di raggiungere, al primo impiego, le posizioni superiori (imprenditoria, libere professioni, alta e media dirigenza) e medie (ruoli impiegatizi qualificati) della stratificazione occupazionale. Si tratta di un fenomeno di vaste dimensioni, dal quale sono colpiti anche i laureati/e e i figli e le figlie delle stesse classi superiori e medie; considerazioni simili valgono per le relazioni contrattuali. Il rapporto mostra che, nel 2010, quasi la meta' (46,7 per cento) dei giovani di 15-29 anni occupati alle dipendenze era stata assunta con contratti a termine. In linea di principio, l'instabilita' dei rapporti di lavoro potrebbe non essere un problema se i trattamenti economici a essi associati e gli ammortizzatori sociali previsti in caso di disoccupazione fossero adeguati a garantire un minimo di sicurezza materiale. Ma le cose non stanno affatto in questo modo. In un recente contributo riguardante i disoccupati nel Veneto e' stato evidenziato che, tra i giovani fino ai 30 anni, i due terzi non soddisfano i requisiti di ammissibilita' all'indennita' di disoccupazione ordinaria; il rapporto, inoltre, fa vedere come al 2010 tra gli occupati del settore industriale che hanno beneficiato della cassa integrazione guadagni, meno di un decimo (7,9 per cento) era in eta' di 15-29 anni. Nel caso dei redditi da lavoro, poi, alcuni studi hanno mostrato come, a partire dalle generazioni nate dopo gli anni Sessanta, i salari di ingresso dei giovani, nonostante la crescita del loro livello medio di istruzione, si siano progressivamente abbassati e come questo svantaggio iniziale non sia piu' colmato nel prosieguo della loro storia lavorativa; non c'e' da stupirsi, dunque, se quasi un quarto (22,1 per cento) dei giovani italiani d'oggi si trova in condizione di Neet, come la definisce il rapporto, ossia non lavorino, non ricerchino un impiego e non studino. Ne' particolare sorpresa desta il fatto che, malgrado i consistenti aiuti ricevuti dalle rispettive famiglie d'origine, i giovani d'oggi si sposino a eta' sempre piu' avanzate e che il lasso di tempo intercorrente tra l'inizio del primo impiego e la data del primo matrimonio si sia ormai attestato sui nove anni, di fronte a un intervallo di circa due anni registrato dai soggetti che giovani erano vent'anni or sono. E altrettanto comprensibile e' osservare che sta crescendo la quota, non solo di ricercatori e studiosi, ma soprattutto di giovani in possesso di normali titoli di studio universitari che emigrano verso l'estero alla ricerca di relazioni di impiego, trattamenti economici e prospettive di carriera piu' soddisfacenti di quelle esistenti in Italia; in passato, si usava dire che nei giovani si potevano scorgere i destini futuri di una societa'. Se si dovesse prestar fede a questa massima, guardando i giovani d'oggi si dovrebbe dire che tempi ancor piu' difficili dei presenti si stanno prospettando davanti al nostro Paese -: se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e, nell'eventualita' positiva, quale iniziative urgenti intendano porre in essere per dare soluzione ai problemi presenti e, soprattutto, a quelli futuri. (2-01097) «Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».