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Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00108 presentata da GRILLO GIULIA (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 26/03/2013

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-00108 presentato da GRILLO Giulia testo di Martedì 26 marzo 2013, seduta n. 4 GRILLO . — Al Presidente del Consiglio dei ministri . — Per sapere – premesso che: a seguito delle notizie di stampa cartacea e ai servizi di telegiornali regionali e nazionali, si apprende dell'intensa attività parossistica verificatasi nei giorni scorsi sul vulcano Etna; la violenta eruzione, così come descritta da alcuni organi di stampa, tra cui il « Corriere del Mezzogiorno », da « Livesicilia.it », dall'agenzia di stampa «Agi», prodottasi nel cratere siciliano è avvenuta a partire da sabato sera 16 marzo 2013, letteralmente sommergendo di sabbia vulcanica i paesi etnei del versante orientale, che adesso si trovano alle prese con l'ennesima «emergenza cenere»; anche il dipartimento regionale della Sicilia dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) ha dato ampio risalto alla pericolosità dell'evento; infatti dalla relazione che si può leggere sullo stesso sito dell'Ingv risulta che la grande fontana di lava del nuovo cratere di sud-est, durante la manifestazione effusiva del 16 marzo 2013, ha prodotto l'ottavo episodio di attività parossistica nell'arco di meno di quattro settimane, dopo un intervallo di calma di dieci giorni; questo evento, secondo la relazione dell'istituto, è «uno dei più violenti nell'attuale serie di parossismi»; è stato preceduto da una lunga fase di «preludio», inteso come attività stromboliana. Quest'ultima è caratterizzata da espulsione, con cadenza spesso ritmica, di brandelli di magma incandescente (bombe, lapilli e ceneri) ad altezze da pochi fino a centinaia di metri, o anche alcuni chilometri. A quel punto cenere e lapilli, sospinti lateralmente dai venti dominanti formano una specie di ombrello dal quale iniziano a cadere depositandosi a terra; questa volta la quantità di scorie emesse dal « pit crater » di sud-est è stata particolarmente ingente e per i sindaci la conta dei danni è quanto mai amara; tra i centri più colpiti, occorre menzionare Zafferana etnea, insieme al triangolo di territorio che ha ai suoi vertici Santa Venerina, Acireale e le cittadine di Giarre e Riposto. In media si calcola che, a Zafferana, la densità di materiale piroclastico versatosi ammonta a circa 12 chilogrammi al metro quadro, contro gli 800 grammi della scorsa volta; già dieci giorni prima, tra il 5 e il 6 marzo, l'attività di espulsione di ceneri aveva interessato lo stesso territorio. E l'attività parossistica era continuata con un progressione sempre minore all'interno della voragine del cratere fino al quasi totale silenzio dello scorso 14 marzo. Nel pomeriggio del 15 invece, i sismografi hanno iniziato a registrare «numerosi segnali di attività esplosiva», e si è osservato un «aumento dell'ampiezza del tremore vulcanico, continuato in maniera graduale», fino a raggiungere le esplosioni della notte del 16 marzo, con annessi trabocchi frequenti di lava, e «fontane alte fino a 2 chilometri sopra l'orlo craterico». A quel punto gli agenti atmosferici hanno contribuito a sospingere le ceneri sulle abitazioni dei centri sul lato est del vulcano; nella città di Zafferana, secondo le dichiarazioni del sindaco Alfio Russo, raccolte dal Corriere del Mezzogiorno , «la comunità è in ginocchio e ci vorranno almeno due mesi per riportare la situazione alla normalità». Dall'esperienza del primo cittadino del comune etneo si ricava pure che tra le ultime «trenta emergenze di sabbia vulcanica degli ultimi anni, questa rappresenta un evento eccezionale»; si calcola che lo spessore del deposito di lapilli scoriacei abbia raggiunto in codesto comune «circa 10 centimetri», e molti frammenti avevano un diametro «fra i 5 e 8 centimetri», fino a 10, che hanno determinato anche danni a numerose autovetture. Fino al pomeriggio del 17 marzo, a fasi alterne, l'attività esplosiva è continuata; l'amministrazione comunale ha diramato un comunicato con il quale ha sancito la chiusura dei plessi scolastici del centro urbano e delle frazioni per due giorni, 18 e 19 marzo, «al fine di consentirne la pulizia, riscontrare eventuali danni e prevenire potenziali pericoli per la viabilità e (...) l'incolumità» delle persone in caso di pioggia. È stato chiesto l'aiuto della Protezione civile e, sebbene nei primi giorni si è avuto scarso riscontro, Russo ha riconosciuto che negli ultimi giorni l'impegno della direzione regionale del dipartimento di protezione civile è stato avviato «con forza»; sempre il comune di Zafferana ha inoltrato alle istituzioni regionali e statali la richiesta dello stato di calamità poiché, «a causa delle eccezionali proporzioni dell'evento calamitoso, non è in condizioni di fronteggiare, questa volta, detta emergenza con proprie risorse, uomini e mezzi, né di assicurare il giusto ristoro al gravissimo pregiudizio sofferto dalla popolazione» per la «riparazione dei veicoli», nonché per «gli ingenti costi occorrenti per la pulizia dei tetti e delle grondaie»; un'altra conseguenza negativa sul paese etneo è quella relativa ai «danni incalcolabili al turismo ed allo sviluppo economico» di Zafferana, denominata «Centro turistico estivo ed invernale per l'Etna»; a Santa Venerina, città più volte colpita in passato da eventi tellurici, l'amministrazione comunale ha diramato l'ennesimo comunicato con cui invita i cittadini a tenersi al chiuso nelle abitazioni e, laddove necessario, a circolare a moderata velocità «al fine di evitare il sollevamento di sabbie e polveri sottili»; ha disposto la chiusura degli istituti scolastici per un paio di giorni e degli stessi cimiteri; nel paese di Acireale, ha dichiarato negli scorsi giorni il sindaco di Acireale Nino Garozzo alla stampa, mentre ruspe e bobcat lavoravano senza sosta per ripulire le strade, «i residenti hanno dovuto rimboccarsi le maniche e cavarsela da soli, ammucchiando i sacchi con la cenere lungo i marciapiedi e liberando le grondaie prima dell'arrivo delle piogge». Rivolgendo anche un rimprovero alle istituzioni regionali e statali per «l'imbarazzante assenza, anche solo di conforto»; dal portale internet del comune di Acireale si ricava un comunicato stampa dal sapore amaro. In cui si legge che «a seguito della copiosa caduta di cenere e lapilli vulcanici (...) tra le frazioni di S.M. Ammalati, Guardia, Mangano, S. Giovanni Bosco, Pozzillo, Stazzo, S. Tecla, si è tenuta una riunione» con i maggiori responsabili istituzionali del settore di protezione civile. E, dopo una ricognizione dei danni, oltre alla richiesta dello «stato di calamità, sono stati assunti alcuni provvedimenti immediati»; l'apertura delle scuole delle su menzionate frazioni acesi è stata resa possibile grazie all'intervento dei volontari. E ancora oggi è in atto la raccolta dei sacchetti di cenere, attività che si protrarrà fino al prossimo 3 aprile. Il comune ha iniziato ad intervenire «secondo quanto previsto dal Piano di protezione civile, a partire dal centro delle frazioni, fino ad allargarsi sui perimetri stradali»; anche a Giarre la situazione non è migliore. È iniziata la pulizia delle arterie viarie, tra polemiche tra le fazioni politiche per presunti «ritardi e rimbalzi responsabilità tra enti locali» comunali, provinciali e regionali; la situazione è tale infatti che alla prossima seduta del consiglio comunale è stato aggiunto un punto integrativo che ha come obiettivo la «riapprovazione della delibera consiliare» già emanata qualche settimana fa per un evento simile, in modo da disporre della dichiarazione dello stato di emergenza e di «somme per iniziative necessarie in conseguenza dell'intensa e ricorrente attività vulcanica» sulla zona; tutti i comuni su citati, del resto, hanno invitato i propri cittadini ad armarsi di buona volontà per porsi a disposizione e coadiuvare le istituzioni nella raccolta delle ceneri e disporle in appositi sacchetti; i comuni sono impossibilitati ad intervenire economicamente per non sforare il patto di stabilità, così come dai loro rappresentanti dichiarato ai vari tavoli di coordinamento dell'attività di intervento; anche il prefetto di Catania si è attivato per convocare nei giorni scorsi un tavolo straordinario, promettendo che si sarebbe rivolto direttamente alle istituzioni regionali; la sera del 20 marzo 2013, infatti, si è riunito il vertice per l'emergenza cenere dell'etneo, convocato dal Presidente della regione. Sotto la coordinazione dell'assessore regionale Nicolò Marino e la partecipazione dei dirigenti generali regionali della protezione civile e del dipartimento di acqua e rifiuti, oltre al commissario della provincia catanese, dall'incontro è scaturito l'impegno del dipartimento regionale della protezione civile a proporre alla giunta del presidente Crocetta la dichiarazione dello stato di calamità e di avanzare al Governo nazionale la dichiarazione dello stato di emergenza per i comuni che hanno subìto i danni. Sarà definito, inoltre, un piano di interventi del sistema di protezione civile, «da attuare in modo automatico e strutturato per affrontare tempestivamente ed efficacemente un fenomeno che ormai si ripete con una frequenza sempre crescente, che contempli una dotazione di mezzi ed attrezzature»; lo stato d'emergenza è necessitato, secondo quanto risulta da fonti di stampa che hanno ripreso il dibattito dei vari tavoli istituzionali e la relazione dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, è necessitato dal fatto che l'intensa attività esplosiva del vulcano Etna avrebbe colpito oltre tutto in maniera grave le colture, in particolare delle zone intorno al comune di Zafferana etnea; gli agricoltori della zona ricadente nel comune di Zafferana etnea e di quelli limitrofi, che in passato si erano costituiti in una cooperativa agricola, hanno diramato un comunicato in cui specificano i danni subiti dalle attività produttive. In particolare, secondo la cooperativa « Zaufanah », «l'evento del 16 marzo è stato quello più violento verificatosi negli ultimi sessant'anni, sia per il quantitativo di lapilli che per le dimensioni»; se nel centro urbano sono ricaduti tra gli 11 e i 12 chilogrammi di sabbia e cenere vulcanica, invece «nella zona montana coltivata a frutteti, e distante dal cratere di sud-est solamente 5 chilometri», la densità di materiale piroclastico ammonta a circa «30 chilogrammi al metro quadrato». Ciò ha provocato negli alberi da frutto, come i meli, «rotture e fessurazioni alle branche primarie, secondarie e terziarie e sulle gemme a frutto». Le conseguenze si riverbereranno non solo sulla mancata produzione fruttifera dell'annata in corso, ma «anche su quelle successive»; gli agricoltori dell'est etneo ribadiscono che «gli eventi vulcanici degli ultimi tre anni, per il loro susseguirsi con cadenza e periodicità spesso ravvicinata, assumono carattere di continuità e non di eccezionalità». Tanto da rendere non più procrastinabile «l'adozione di provvedimenti anche di natura legislativa per dotare la Protezione civile e i comuni di strumenti e mezzi idonei a fronteggiare l'emergenza»; si tratta, invero, di una circostanza di gravissima crisi in un'area determinata del territorio, che deve essere fronteggiata con mezzi e poteri straordinari. E, così come previsto dalla legge n.225 del 1992, lo stato di emergenza è finalizzato a consentire l'adozione dei provvedimenti straordinari idonei al suo superamento (e all'avvio della ripresa)–: se non ritenga di dover adoperarsi per approntare un adeguato piano di aiuti in termini di mezzi, risorse umane ed economiche; se non ritenga di disporre l'immediata convocazione del Consiglio dei ministri per approvare la dichiarazione dello stato di emergenza non appena giunga la richiesta da parte della regione siciliana; se non ritenga opportuno assumere iniziative dirette a consentire ai comuni sopra menzionati lo sforamento del patto di stabilità, proprio al fine di tutelare la salute pubblica e la circolazione piena di persone, mezzi e merci. (4-00108)

 
Cronologia
sabato 16 marzo
  • Parlamento e istituzioni

    Il senatore Pietro Grasso (PD) è eletto Presidente del Senato al quarto scrutinio.



martedì 26 marzo
  • Parlamento e istituzioni

    Il Ministro degli esteri Giulio Terzi si dimette in seguito alla decisione del Governo di far rientrare in India i militari Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ritenuti responsabili della morte di due pescatori indiani avvenuta nel corso di un'operazione antipirateria. Il Presidente del Consiglio Mario Monti assume ad interim l'incarico.



martedì 9 aprile
  • Politica estera ed eventi internazionali

    In Siria viene rapito Domenico Quirico, giornalista del quotidiano La Stampa. Sarà liberato l'8 settembre.