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Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00009 presentata da MIGLIORE GENNARO (SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA') in data 21/05/2013

Atto Camera Risoluzione in Assemblea 6-00009 presentato da MIGLIORE Gennaro testo di Martedì 21 maggio 2013, seduta n. 20 La Camera, sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione straordinaria del Consiglio dell'Unione europea del 22 maggio 2013; presa visione del progetto di conclusioni preparato dal Presidente del Consiglio europeo in stretta cooperazione con la Presidenza irlandese di turno e con il Presidente della Commissione europea; premesso che: le due prossime riunioni del Consiglio europeo si svolgeranno il 22 maggio (riunione straordinaria) ed il 27-28 giugno (riunione ordinaria) a Bruxelles; in base all'ordine del giorno provvisorio, nella riunione del 22 maggio il Consiglio europeo discuterà questioni relative all'energia e alla fiscalità e farà il punto, senza adottare conclusioni, sull'andamento dei lavori relativi alla nuova architettura dell'Unione economica e monetaria, sulla base della tabella di marcia fissata dal Consiglio europeo di dicembre 2012; valutato che: nell'ambito di un quadro di recessione globale, la zona Euro mostra particolari difficoltà, ed il peggioramento dell'economia si è accompagnato a una crisi sociale senza precedenti, mentre si sviluppano movimenti xenofobi e antieuropei; l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. A partire dalla primavera 2010 sono stati così varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. Nei paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità; è sostanzialmente l'analisi delle cause profonde della crisi ad essere sbagliata. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa. Nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL è stato nei paesi periferici solo leggermente superiore alla media dell'eurozona. La sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici tra i sistemi produttivi più forti (Germania in primis ), molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici; per questi motivi è stato un errore, nella scorsa legislatura, inserire in Costituzione con le modifiche all'articolo 81, il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto «Fiscal compact»; non si risolverà certo la crisi con le politiche di «austerità espansiva» che l'hanno provocata. Pensare che il taglio nei deficit pubblici possa essere compensato dall'aumento di altre componenti della domanda aggregata è una pia illusione. Come mostrato in studi e dall'esperienza pratica (vedi Grecia), il moltiplicatore fiscale in una fase di recessione è positivo, e l'austerità porterà quindi ad un calo del Pil maggiore del calo del debito rendendo impossibile raggiungere l'obiettivo della riduzione del rapporto debito/Pil; ma neanche le classiche politiche keynesiane che erano tarate su uno Stato nazionale ancora in gran parte in possesso delle principali leve della politica economica possono da sole rappresentare una via d'uscita dalla crisi: occorre anche fare riferimento ai vincoli ed alle opportunità indotti dalla crisi ambientale. Non ha molto più senso ragionare su meri aggregati monetari, senza tenere conto che nessuna politica economica è più praticabile senza una contestuale politica industriale che orienti e condizioni l'oggetto delle produzioni e le modalità (individuali o collettive) del consumo di molti beni e servizi. La grande sfida di oggi è pensare ad un New Deal verde volto alla riconversione ecologica del sistema produttivo; considerato, inoltre, che: secondo il progetto di conclusioni presentate dal Presidente del Consiglio europeo, in stretta cooperazione con la Presidenza irlandese di turno, la politica energetica dell'Unione europea deve garantire la fornitura continua di energia per le famiglie e le imprese con le seguenti priorità: completamento del mercato interno dell'energia (da realizzare entro il 2014) e delle interconnessioni (da realizzare entro il 2015); incentivare gli investimenti in un'infrastruttura energetica moderna, anche attraverso l'adozione dei codici di rete e l'elaborazione di piani nazionali per un rapido sviluppo delle reti elettriche intelligenti (smart grids) e dei contatori intelligenti (smart meters) ; ridurre e calmierare gli elevati prezzi energetici, anche attraverso un'analisi della composizione dei prezzi e dei costi dell'energia negli Stati membri; i principali temi che verranno trattati sono i seguenti: modalità di recepimento del terzo pacchetto energia, che prevede in particolare la separazione delle attività di trasmissione e di produzione di energia elettrica e gas (cosiddetto «unbundling») e prosegue l'attuazione del regolamento Ce 713/09 che ha istituito un'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia; misure di rafforzamento del ruolo e dei diritti dei consumatori; il miglioramento dello scambio di informazioni tra gli Stati membri relativamente alle più importanti decisioni assunte in materia energetica; l'adozione dei progetti TEN-energy (Trans European Energy) di interesse comune e revisione delle regole sugli aiuti di Stato per consentire investimenti mirati al passaggio ad una economia a bassa intensità di carbone; l'applicazione della direttiva sull'efficienza energetica degli edifici; la Commissione europea ha presentato ricorso verso la Repubblica italiana il 19 luglio 2012 (causa C-345/12), per non avere ancora adottato tutte le misure necessarie per trasporre la direttiva 2002/91/CE) ed ha inviato, il 24 gennaio 2013, un parere motivato all'Italia, (oltre che a Bulgaria, Grecia e Portogallo) chiedendo di notificare le misure di attuazione in relazione al disposto della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. La direttiva 2010/31/UE doveva essere recepita nel diritto nazionale entro il 9 luglio 2012. A norma di questa direttiva gli Stati membri devono stabilire e applicare requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici nuovi e quelli esistenti, assicurare la certificazione della prestazione energetica degli edifici e prescrivere l'ispezione regolare dei sistemi di riscaldamento e di condizionamento. La direttiva fa obbligo agli Stati membri di assicurare che, entro il 2021, tutti i nuovi edifici rientrino nella categoria dei cosiddetti «edifici a energia quasi zero». Entro due mesi la Commissione può decidere di deferire l'Italia alla Corte di Giustizia; gli investimenti nelle energie rinnovabili, mantenendo l'attuale obiettivo del 20 per cento, possono potenzialmente creare tre milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020 (nell'Unione europea questo settore conta attualmente 1,19 milioni di occupati); il 15 novembre 2012, la Commissione europea ha presentato la comunicazione «Rendere efficace il mercato interno dell'energia» in cui ha esortato gli Stati membri ad accelerare i loro sforzi per recepire ed attuare l'attuale normativa dell'Unione esprimendo l'intenzione di cooperare con gli Stati membri per rafforzare la posizione dei consumatori e per ridurre gradualmente gli interventi statali che falsano i mercati, ribadendo inoltre i vantaggi insiti in mercati europei dell'energia integrati e illustrando altresì le modalità che permetteranno al mercato di concretare al più presto tutte le sue potenzialità e di rispondere ai bisogni e alle aspettative dei cittadini e delle imprese dell'Unione europea, con l'obiettivo ultimo del completamento del mercato interno dell'energia entro il 2014 e la partecipazione dei consumatori; nell'allegato 5 del Documento della Commissione che presenterà al Consiglio europeo del 22 maggio 2013 è indicato, nella tabella 1, relativa al confronto tra il mix di energia, riferito al consumo interno lordo nell'Unione europea, tra il 2011 e il 2030 una diminuzione dell'8-9 per cento degli approvvigionamenti di combustibili solidi, gas e petrolio compensata da un pari aumento delle rinnovabili; nella tabella 2, relativa alla dipendenza dell'Europa dalle importazioni dei combustibili (petrolio, gas e carbone), si prevede un aumento di tali importazioni nel periodo 2020-2030, con particolare riferimento al gas. Le due tabelle dello stesso allegato evidenziano quindi una palese contraddizione; i prezzi delle tariffe in Europa differiscono considerevolmente nei vari Paesi a secondo del livello di concorrenza nei vari settori (come ad esempio in quello gas) e dall'incidenza dell'imposizione fiscale dei singoli Stati, oltre che per i meccanismi di fissazione dei prezzi. Nei paesi ove esiste la regolamentazione sui prezzi al dettaglio dell'elettricità e del gas, i prezzi sono più contenuti. In Italia i prezzi del gas sono molto elevati e differiscono notevolmente da quelli dei maggiori paesi dell'Unione, raggiungendo addirittura un valore differenziale di 11,7 euro al Megawatt/ora; il Consiglio europeo discuterà inoltre la politica fiscale con una particolare attenzione al modo più efficiente di riscuotere le imposte e lottare contro l'evasione e la frode fiscale per rafforzare la politica di bilancio degli Stati membri e approfondire il mercato interno; il Consiglio ECOFIN del 14 maggio 2013 ha adottato delle conclusioni sul piano d'azione contro l'evasione fiscale, nelle quali, tra le altre cose: sostiene ulteriori sforzi a livello nazionale, di Unione europea, G8, G20, ed OCSE per promuovere lo scambio automatico di informazioni; invita gli Stati membri a prendere in considerazione l'opportunità di introdurre nel proprio ordinamento giuridico una clausola di salvaguardia contro la doppia imposizione, per evitare che essi si traducano in un'assenza totale di imposizione; invita gli Stati membri ad individuare, utilizzando criteri comuni, i paradisi fiscali e di inserirli in apposite «liste nere»; Algirdas Ŝemeta, Commissario per la fiscalità e l'unione doganale, ha recentemente affermato che: «Ogni anno nell'Unione europea si perdono mille miliardi di euro a causa dell'evasione e dell'elusione fiscali. Non si tratta soltanto di una scandalosa perdita di entrate estremamente necessarie, ma di una minaccia per la giustizia fiscale. Sebbene gli Stati membri debbano potenziare le misure nazionali per la lotta all'evasione fiscale, le soluzioni unilaterali non saranno sufficienti. In un mercato unico, nel contesto di un'economia globalizzata, le incoerenze e le lacune nazionali diventano il terreno di gioco per chi cerca di eludere la tassazione. Una posizione forte e coesa dell'Unione nei confronti degli evasori fiscali, e di coloro che li agevolano, è quindi fondamentale»; partendo da queste premesse, la Commissione ha presentato un piano d'azione per una risposta più efficace dell'Europa all'evasione e all'elusione fiscali. Il piano d'azione prospetta un insieme globale di misure, da attuare ora o in futuro, per aiutare gli Stati membri a tutelare la propria base imponibile e a recuperare i miliardi di euro che sono loro legittimamente dovuti; la Commissione ha adottato anche due raccomandazioni per esortare gli Stati membri a intraprendere azioni immediate e coordinate su specifici problemi urgenti; la prima raccomandazione prevede una forte presa di posizione dell'Unione contro i paradisi fiscali, che vada oltre le attuali misure internazionali. Utilizzando criteri comuni, gli Stati membri sono incoraggiati a individuare i paradisi fiscali e a inserirli in «liste nere» nazionali. Vengono stabilite inoltre misure specifiche per convincere i paesi terzi ad applicare le norme di governance dell'Unione; la seconda raccomandazione riguarda la pianificazione fiscale aggressiva. Essa suggerisce le modalità con cui affrontare i tecnicismi e le lacune giuridiche che alcune aziende sfruttano per evitare di pagare il loro giusto contributo. Gli Stati membri sono incoraggiati a rafforzare le proprie convenzioni contro la doppia imposizione, per evitare che esse si traducano in un'assenza totale di imposizione. È opportuno inoltre che essi adottino una comune norma generale antiabuso grazie alla quale potrebbero ignorare qualsiasi artificio escogitato ai fini dell'elusione fiscale e tassare invece in base all'effettiva sostanza economica; altre iniziative previste nel piano d'azione includono un codice dei contribuenti, un codice di identificazione fiscale dell'Unione europea, un riesame delle disposizioni antiabuso contenute nelle principali direttive dell'Unione e gli orientamenti comuni per la tracciabilità dei flussi di denaro; i recenti accordi di bilaterali stipulati dal Regno Unito e dalla Germania con la Svizzera danno un'idea delle attività non tassate detenute nella Confederazione. Gli anticipi previsti in applicazione di questi accordi ammontano a 500 milioni di CHF per il Regno Unito e a 2 miliardi di CHF per la Germania, mentre gli importi effettivi della regolarizzazione dovrebbero superare i 1,3 miliardi di CHF per il Regno Unito e 4 miliardi di CHF per la Germania. Il Regno Unito stima che la regolarizzazione potrebbe fruttargli da 4 a 7 miliardi di sterline, il che dà un'indicazione della portata del problema per l'insieme dell'Unione; i recenti sviluppi sul piano internazionale per quanto riguarda la Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA) degli Stati Uniti aprono nuove prospettive per il rafforzamento dello scambio automatico di informazioni tra Stati membri e paesi terzi, migliorando la trasparenza a livello globale; si ravvisa l'opportunità che il Consiglio si affretti a dare mandato alla Commissione, fornendole il proprio sostegno, di negoziare modifiche degli accordi in vigore sulla tassazione dei risparmi con la Svizzera, Andorra, il Principato di Monaco, il Liechtenstein e San Marino. L'allineamento di questi accordi alle nuove norme rafforzate all'interno dell'Unione europea, e a quelle risultanti dalle modifiche future della direttiva «risparmio», dovrebbe permettere di compiere ulteriori progressi nell'elaborazione di misure equivalenti in collaborazione con le suddette giurisdizioni. Lo stesso si dovrebbe fare per aggiornare gli accordi in materia di imposizione dei risparmi con i relativi territori dipendenti o associati; occorre una definizione univoca e comune dei cosiddetti «paradisi fiscali» che comprenda, oltre ai due pilastri della trasparenza e dello scambio d'informazioni, stabiliti dall'OCSE, anche il pilastro della concorrenza leale. La concorrenza leale di un regime fiscale di un paese non Unione europea si determina se la sua legislazione fiscale è in linea con i principi del Codice di condotta della Unione europea che stabilisce i criteri per valutare se un regime fiscale può essere considerato nocivo. I criteri indicati dal Codice per individuare misure nocive comprendono: un livello significativamente più basso di imposizione effettiva rispetto al livello generale della tassazione nel paese in questione (un beneficio fiscale); benefici fiscali riservati ai non residenti o transazioni con i non-residenti; benefici fiscali per le attività che vengono isolate dall'economia nazionale e non hanno alcun impatto sulla base imponibile nazionale (ring-fencing); benefici fiscali concessi nonostante l'assenza di una vera e propria attività economica (sostanza); partenza da norme riconosciute a livello internazionale (in particolare OCSE) nel fissare la base di determinazione dei profitti per le imprese in un gruppo multinazionale; mancanza di trasparenza; il Consiglio europeo svolgerà anche un'analisi sull'andamento dei lavori di approfondimento dell'Unione economico e monetaria (UEM). Il 28 novembre 2012, la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione dal titolo «Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita» (COM(2012) 777), che descrive in dettaglio gli elementi e le tappe necessari per un'Unione bancaria, economica, fiscale e politica a pieno titolo; il cosiddetto «pacchetto sull'Unione bancaria», sul quale la discussione tra i partner europei è ancora molto aperta, comprende: la proposta di regolamento che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi; l'istituzione dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea); le proposte sul risanamento e la risoluzione delle crisi delle banche per affrontare le conseguenze di eventuali dissesti di enti creditizi, definendo un quadro efficace di gestione ordinata dei fallimenti bancari ed evitando il contagio ad altri enti; l'Unione bancaria per essere fattibile si deve inserire in un progetto più ampio di unione fiscale e politica, anche perché l'Unione bancaria, per funzionare ed essere credibile, deve potere contare su risorse che solo un vero e proprio bilancio federale può assicurare. Il suo funzionamento richiede, infatti, l'introduzione di un finanziamento di ultima istanza di natura fiscale e, quindi, una qualche forma di bilancio federale, con rilevanti cessioni di sovranità dagli Stati nazionali al «governo federale»; impegna il Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione del Consiglio dell'Unione europea del 22 maggio 2013: a proporre la realizzazione di una vera unione politica del continente in senso federale al fine di realizzare l'obiettivo degli Stati uniti d'Europa, tenendo conto delle proposte avanzate in merito dal Presidente Hollande; a sostenere il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo giungendo anche all'elezione diretta del presidente della Commissione europea; a sostenere la radicale modifica del trattato sulla convergenza dei bilanci, il cosiddetto «Fiscal compact», una delle cause della recessione, concordando con i partner europei misure sostanziali a favore dello sviluppo sostenibile, a partire da una europeizzazione non parziale del debito sovrano almeno per la quota che supera il 60 per cento del Pil, secondo le proposte avanzate da diversi economisti anche italiani, a chiedere nell'immediato lo slittamento della scadenza per il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali e per l'avvio della riduzione dello stock del debito e/o l'esclusione di alcune spese per investimenti dai saldi del Patto di stabilità; a proporre, a trattati vigenti, che si garantisca, come è stato deciso in favore della Spagna, la possibilità di un rientro più morbido e dilazionato nel tempo del debito sovrano, in particolare appare irrealistico per l'Italia il rientro dal 2015 di oltre 15 miliardi all'anno attraverso dismissioni immobiliari; a concordare con gli organismi dell'Unione europea l'applicazione della golden rule che escluda dalle regole di spesa, introdotte dal patto di stabilità e crescita rivisto nel 2011, gli investimenti degli enti territoriali nei seguenti campi: politiche pubbliche per la creazione di occupazione; riqualificazione delle periferie attraverso piani di recupero; interventi di salvaguardia dell'assetto idrogeologico dei territori; messa in sicurezza degli edifici scolastici; recupero, salvaguardia e sviluppo del patrimonio artistico e ambientale; interventi di risanamento delle reti di distribuzione delle acque potabili; potenziamento del trasporto pubblico locale con particolare riguardo al pendolarismo regionale e al trasporto su ferro; interventi di risparmio energetico attraverso l'utilizzo delle energie rinnovabili; a proporre l'utilizzazione a livello europeo di una quota del gettito della tassa sulle transazioni finanziarie, unitamente all'emissione di eurobond, project bond , per finanziare e promuovere l'occupazione giovanile e la riconversione ecologica del sistema produttivo; a proporre la ridefinizione del ruolo della BCE come prestatrice di ultima istanza; a sostenere la promozione, nell'ambito della difesa comune europea (PESD), di forze armate comuni, di Corpi civili di pace, e a promuovere l'unificazione e la riduzione dei progetti relativi ai sistemi d'arma con la conseguente drastica riduzione delle spese militari; a proporre un programma europeo, una sorta di «social compact», per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, la lotta alle disuguaglianze ed alla povertà, da concordare con gli altri partner continentali, che: 1) abbia chiare priorità di investimenti per lo stimolo dell'occupazione e per compensare lo squilibrio nei paesi tra i paesi dell'eurozona con bilance commerciali in forte attivo nei confronti degli altri partner europei, del mercato interno per ricostruire una politica di ridistribuzione dei redditi che favorisca la domanda aggregata; 2) avvii in Europa una trasformazione sociale ed ecologica del modello di sviluppo a partire dal rilancio delle politiche per la formazione, l'educazione e l'innovazione, con particolare riferimento al settore energetico, delle tecnologie digitali e da quello dei trasporti, con l'istituzione di una nuova catena di creazione di valori nei mercati-pilota del futuro; 3) promuova un'iniziativa europea per combattere la disoccupazione giovanile ed istituire un reddito minimo garantito per i cittadini europei a partire dalla proposta contenuta dall'ICE (Iniziativa cittadini europei sull'argomento); a promuovere un'analisi completa sui costi e benefici dei futuri sistemi energetici dell'Unione europea nel medio e nel lungo periodo e una puntuale e risolutiva discussione sui prezzi delle attuali tariffe energetiche al fine del contenimento dei prezzi e della garanzia dell'accesso universale; a ribadire l'obbligo di ridurre le emissioni di carbonio del 20 per cento (e del 30 per cento se le condizioni lo permettono), di aumentare del 20 per cento la quota di energie rinnovabili e di aumentare l'efficienza energetica del 20 per cento; a proporre di rafforzare gli impegni degli Stati membri per raggiungere rapidamente una quota energia da fonti rinnovabili pari al 20 per cento del consumo finale di energia e definire un nuovo accordo che porti al superamento di tale quota entro il 2020, perché inadeguata alle esigenze energetiche dell'intera comunità, anche rispetto alla situazione di crisi e alla potenzialità di lavoro che gli investimenti in energia rinnovabile possono creare; a fare proprie le indicazioni del Piano d'azione in materia di frodi e di evasione fiscale proposto dalla Commissione europea il 6 dicembre 2012, nonché le conclusioni del Consiglio ECOFIN del 14 maggio 2013; a sostenere l'avvio dello scambio di informazioni sui risparmi dei non residenti sul modello degli accordi FACTA ( foreign account tax compliance act ) stipulati con l'amministrazione statunitense, come proposto dalla lettera del 9 aprile 2013 dai ministri delle finanze di diversi paesi europei; a sostenere l'adozione rapida della revisione della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio tuttora all'esame del Consiglio dell'Unione europea, che mira ad estendere il campo di applicazione della direttiva, per includervi non solo i pagamenti di interessi ma anche tutti i redditi da risparmio, nonché i prodotti che generano interessi o redditi equivalenti, e il rapido conferimento di un mandato negoziale alla Commissione per rinegoziare gli accordi con i paesi terzi in materia (Svizzera, Andorra, Liechtenstein, San Marino, Principato di Monaco); a sostenere l'adozione di una precisa comune definizione europea dei cosiddetti «paradisi fiscali» che comprenda, oltre ai due pilastri della trasparenza e dello scambio di informazioni, stabiliti dall'OCSE, anche il pilastro della concorrenza leale; a sostenere il rafforzamento delle misure contro le frodi relative all'IVA, nonché la sollecita adozione del meccanismo di reazione rapida (QRM) per la lotta contro tali frodi presentato dalla Commissione europea, e tutte le disposizioni contro la pianificazione fiscale aggressiva, il trasferimento degli utili, la mancanza di trasparenza, il riciclaggio dei capitali, le misure dannose; a sostenere l'adozione di una comune regola generale contro l'abuso di diritto tributario onde evitare la complessità rappresentata in materia da molte e specifiche disposizioni normative; a sostenere la cooperazione rafforzata per l'adozione della tassa sulle transazioni finanziarie e proporre che i proventi siano destinati a misure specifiche tra cui quelle a sostegno dell'occupazione giovanile; a sostenere la rapida approvazione ed attuazione delle misure per la realizzazione di un'effettiva e completa Unione bancaria europea. (6-00009) « Migliore , Di Salvo , Aiello , Airaudo , Boccadutri , Franco Bordo , Costantino , Duranti , Daniele Farina , Claudio Fava , Ferrara , Giancarlo Giordano , Fratoianni , Kronbichler , Lacquaniti , Lavagno , Marcon , Matarrelli , Melilla , Nardi , Nicchi , Paglia , Palazzotto , Pannarale , Pellegrino , Piazzoni , Pilozzi , Piras , Placido , Quaranta , Ragosta , Ricciatti , Sannicandro , Scotto , Zan , Zaratti ».

 
Cronologia
lunedì 20 maggio
  • Parlamento e istituzioni

    La Camera approva il disegno di legge recante conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria (C. 734), che sarà approvato definitivamente dal Senato il 22 maggio (legge 23 maggio 2013, n. 57).



lunedì 27 maggio
  • Politica, cultura e società

    Il Ministero dell'economia e delle finanze dispone l'amministrazione straordinaria della Cassa di risparmio di Ferrara.