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Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00070 presentata da DONATI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 19/07/2013

Atto Camera Risoluzione in commissione 7-00070 presentato da DONATI Marco testo di Venerdì 19 luglio 2013, seduta n. 56 La X Commissione, premesso che: i dati forniti da INDICAM, WTO e OCSE, stimano il peso delle vendite di merci contraffatte tra il 7 ed il 20 per cento dell'intero commercio mondiale, il 20 per cento del mercato illegale mondiale riguarda tessile, moda e abbigliamento; la Camera commercio internazionale (ICC) stima che entro l'anno 2015, il settore del falso costerà agli Stati circa 1.700 miliardi di dollari e che il fenomeno dilagherà, mettendo a rischio ogni anno circa 2,5 milioni di posti di lavoro regolari; da una ricerca realizzata lo scorso ottobre dal Censis per il Ministero dello sviluppo economico sull'impatto della contraffazione sul sistema-Paese, emerge che il fatturato del mercato del falso in Italia vale 6,9 miliardi di euro; i settori più colpiti sono l'abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), il comparto cd, dvd e software (1,8 miliardi di euro) e i prodotti alimentari (1,1 miliardi di euro); da tale ricerca emerge, inoltre, che l'impatto della contraffazione sull'economia legale è pesantissimo, se i prodotti contraffatti fossero venduti sul mercato legale si avrebbero 13,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con conseguenti 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto; la produzione aggiuntiva genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall'estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 miliardi di euro e la produzione complessiva degli stessi beni in canali ufficiali assorbirebbe circa 110.000 unità di lavoro a tempo pieno; il mercato dei prodotti contraffatti genera un mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi di euro, riportare sul mercato legale la produzione dei beni contraffatti significherebbe anche avere un gettito aggiuntivo per imposte dirette e indirette (compresa la produzione indotta) di 4,6 miliardi di euro; l'Unione europea non ha approvato disposizioni armonizzate sul marchio di origine nell'Unione europea e le disparità fra le regolamentazioni in vigore negli Stati membri, nonché l'assenza di regole chiare in materia a livello comunitario, comportano una frammentazione del quadro giuridico; tale mancanza denota un grave limite strategico, poiché alcuni dei maggiori partner commerciali dell'Unione europea, come gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone il Canada, l'India, l'Arabia Saudita hanno introdotto l'obbligo dell'indicazione del paese dell'origine sul prodotto e sul relativo imballaggio; la situazione attuale pone, quindi, l'Unione europea in condizioni di svantaggio rispetto ai suoi partner commerciali, ma soprattutto sono i cittadini comunitari a trovarsi in condizioni di svantaggio non potendo avere tutte le indicazioni che consentirebbero loro di poter effettuare acquisti consapevoli; in un momento di crisi profonda e perdurante come quella attuale, il danno per l'economia italiana e soprattutto per il settore manifatturiero, composto per la grande maggioranza da micro e piccole imprese, è ancora più schiacciante poiché comporta una condizione di concorrenza sleale per le aziende dell'autentico made in Italy che hanno deciso di continuare a produrre in Italia e che devono sopportare un pesantissimo gap competitivo; lo scorso 23 ottobre 2012 la Commissione europea ha deciso di ritirare, a causa della forte opposizione in seno al Consiglio dei Paesi del Nord Europa, la proposta di regolamento sul « made in », un testo il cui esame era stato avviato sin dal 2002 e che il Parlamento dell'Unione europea nella seduta del 21 ottobre 2010 aveva approvato a larghissima maggioranza, tale regolamento prevedeva l'obbligo dell'indicazione del Paese di origine di taluni prodotti importati da Paesi terzi, in modo da fornire al consumatore una chiara indicazione sull'origine extra Unione europea del prodotto; attualmente è in discussione presso il Parlamento europeo il cosiddetto «Pacchetto sicurezza prodotti e vigilanza del mercato» composto da due proposte di regolamento (COM(2013)75 relativo alla sorveglianza del mercato dei prodotti e COM(2013)78 relativo alla sicurezza dei prodotti per i consumatori); in particolare la proposta di Regolamento sulla sicurezza dei prodotti definisce una serie di norme volte ad assicurare la piena tracciabilità dei beni e prevede degli obblighi, proporzionati e calibrati, per tutti gli attori della filiera (fabbricanti, importatori e distributori); la proposta di Regolamento prevede in particolare all'articolo 7, l'obbligo i fornire l'indicazione di origine dei prodotti, previsione voluta dal Commissario europeo all'industria Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea; in tale articolo si definiscono nuove disposizioni in materia di made in e, fermo restando per l'individuazione del Paese di origine quanto stabilito dal Regolamento CEE n.2913/92 istitutivo del codice doganale comunitario, si prevede che nel caso di beni prodotti nell'Unione europea, l'impresa possa scegliere se apporre l'indicazione made in Europe o made in (più il nome dello Stato membro) e che nel caso di beni prodotti in Paesi terzi sia presente l'indicazione made in (più il Paese di origine). Tutti i prodotti dovranno quindi presentare obbligatoriamente, l'indicazione made in sulla propria etichetta per essere immessi nel mercato interno; la suddetta norma riveste una particolare importanza per la tutela dei consumatori, poiché fissa l'obbligo di indicare da dove un prodotto provenga, sia se fabbricato in Europa, sia in Paesi extra Unione europea; il «pacchetto sicurezza prodotti e vigilanza del mercato» è stato trasmesso ai Parlamenti nazionali per i rispettivi pareri, ma il Parlamento italiano non ha espresso alcun parere e le 8 settimane previste sono scadute; è fondamentale per il nostro sistema produttivo, ma soprattutto per i nostri consumatori, che le norme previste dal «pacchetto sicurezza prodotti e vigilanza del mercato» siano adottate in tempi rapidi, al fine di dare finalmente adeguata tutela al consumatore; la tutela dei consumatori dalla contraffazione anche dell'indicazione di origine è quanto mai necessaria poiché numerose ricerche dimostrano che molte merci provenienti da Paesi extra Unione europea sono risultate dannose per la salute e la sicurezza del consumatore; l'articolo 16 del decreto-legge 25 settembre 2009, n.135, convertito dalla legge 20 novembre 2009, n.166, stabilisce che si intende realizzato interamente in Italia il prodotto o la merce, classificabile come made in Italy ai sensi della normativa vigente, e per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione ed il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano; in base al comma 2 del medesimo articolo possono essere emanati decreti per definire le modalità di applicazione del comma 1; poiché secondo quanto previsto nel suddetto comma 1 è ben chiaro che si può considerare fabbricato in Italia solo il prodotto o la merce che nel suo intero ciclo produttivo, comprese ideazione e progettazione, con la sola esclusione della materia prima, è stato eseguito interamente sul suolo italiano, i decreti attuativi dovrebbero essere finalizzati alla sola individuazione delle materie prime e quindi non rientranti nelle previsioni del citato decreto-legge 135 del 2009, impegna il Governo: ad assumere in sede europea una forte posizione a favore delle due citate proposte di regolamento e ad attivarsi con ogni strumento possibile affinché si arrivi ad una rapida approvazione di tali regolamenti, salvaguardando in particolare il contenuto dell'articolo 7 della proposta di regolamento sulla sicurezza dei prodotti per i consumatori COM(2013)78 relativo alla piena tracciabilità dei prodotti con la definizione delle nuove disposizioni in materia di made in ; a istituire tavoli di lavoro con le categorie interessate al fine di predispone i decreti previsti dal comma 2 dell'articolo 16 del decreto-legge 25 settembre 2009, n.135, convertito dalla legge 20 novembre 2009, n.166, diretti ad individuare e ad elencare per ciascun settore produttivo quelle che sono da considerare materie prime; nell'ottica della crescita e dello sviluppo dell'economia, ad assumere sia in sede nazionale che europea iniziative, anche di carattere normativo, dirette sia al rilancio del settore manifatturiero, sia alla promozione e alla tutela delle produzioni nazionali. (7-00070) « Donati , Senaldi , Vignali , Nesi , Nardella ».

 
Cronologia
giovedì 11 luglio
  • Parlamento e istituzioni

    La Camera approva il disegno di legge recante conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, recante nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale (C. 1139), che sarà approvato definitivamente dal Senato il 1 agosto (legge 3 agosto 2013, n. 89).



venerdì 19 luglio
  • Parlamento e istituzioni

    Il Senato discute la mozione di sfiducia n. 1-00110 sen. Giarrusso (M5S) ed altri nei confronti del Ministro dell'interno Alfano, che è respinta con 55 voti favorevoli, 226 contrari e 13 astenuti.



mercoledì 24 luglio
  • Parlamento e istituzioni

    La Camera approva, con 427 voti favorevoli e 167 contrari, nel testo modificato dalle Commissioni riunite a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, l'articolo unico del d.d.l. di conversione del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia (C. 1248 A/R), sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.