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Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA 2/00193 presentata da ZACCAGNINI ADRIANO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO) in data 05/09/2013

Atto Camera Interpellanza 2-00193 presentato da ZACCAGNINI Adriano testo di Giovedì 5 settembre 2013, seduta n. 71 Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali , per sapere – premesso che: l'associazione Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie nata il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impiego contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera; in data 23 agosto 2013 il quotidiano il Manifesto , a firma di Giuseppe De Marzo riportava l'articolo titolato «All'asta la tenuta confiscata alla mafia» nell'articolo si descriveva che «Dopo essere stata confiscata quasi venti anni fa all'immobiliarista di Cosa nostra, Vincenzo Piazza, viene messa in vendita la meravigliosa tenuta di 713 ettari di Suvignano a Monteroni d'Arbia, provincia di Siena. Seicento ettari coltivati a cereali, oliveti, cipressi, 3 centri zootecnici con 2000 ovini allevati, 350 cinte senesi, una villa, due agriturismi, fienili, riserva di caccia e persino una chiesa con la canonica. Tutto in vendita. A stabilirlo il decreto dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione di beni sequestrati alla criminalità. Si parte da una base di 22 milioni». Nello stesso articolo si specifica «Respinto il progetto presentato dalla regione Toscana che, insieme a provincia di Siena, comune di Monteroni ed all'associazione Libera, puntava ad acquisire il bene dal demanio per poi affidarlo in gestione alla azienda agricola regioni. L'obiettivo: dare impulso ad una un'agricoltura improntante alla filiera corta ed alle energie rinnovabili, e allo stesso tempo, sviluppare attività di contrasto alla criminalità attraverso la realizzazione di una “scuola di legalità” e l'accoglienza per ragazzi disagiati e donne maltrattate. Progetto presentato al Ministro Cancellieri lo scorso gennaio ma che evidentemente nel tempo delle larghe intese non sembra più trovare cittadinanza»; don Ciotti fondatore di Libera, che guida il coro di indignazione per la decisione dell'Agenzia di Stato per beni confiscati lancia un appello «Lo Stato si fermi, non venda la tenuta di Suvignano confiscato alla Mafia». Alla voce di don Ciotti si aggiunge una lettera inviata a Letta e Alfano firmata dal governatore Rossi, dal presidente della provincia di Siena Simone Bezzini e di Jacopo Armini, sindaco di Monteroni d'Arbia, nel cui territorio si trova la tenuta. «Riteniamo – dice Don Ciotti – inopportuna la proposta di mettere in vendita un baie come la tenuta di Suvignano, dopo anni di lavoro svolto insieme tra enti locali e la rete dell'associazionismo, che ha tracciato un percorso per restituire alla collettività quel bene da valore non solo bene economico ma culturale e sociale. Ci si fermi, si evitino accelerazioni in un momento come questo. Ci auspichiamo che si possono trovare tutte le soluzioni per riprendere quel discorso con Enti locali e mondo associativo che già andavano nella direzione di restituire collettività quel bene. Nel contempo si lavori per accelerare l'acquisizione delle proposte di modifica avanzate dallo stesso Prefetto Caruso, direttore Agenzia Beni confiscati, nelle quali noi ci riconosciamo che proponevano come scritto nella Relazione annuale 2012 dell'Agenzia Nazionale Beni Confiscati di «estendere alle aziende la disciplina oggi dettata per i beni immobili e consentire allo Stato e agli Enti Territoriali di acquisire a titolo gratuito le aziende confiscate» e aggiungiamo noi consentire il riutilizzo sociale»; in seguito alla vicenda di Suvignano dal sito dell'associazione Libera, Davide Pati, responsabile nazionale dei beni confiscati per Libera, fornisce una relazione dal titolo: Aziende confiscate in vendita: uno «spreco di legalità»; «La recente decisione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata di mettere in vendita l'azienda agricola Suvignano, in provincia di Siena, ha riproposto all'attenzione pubblica il tema della gestione delle aziende e delle attività d'impresa sottratte alle mafie. Secondo gli ultimi dati disponibili e aggiornati al 31 dicembre 2012, dall'entrata in vigore della legge Rognoni La Torre del 1982, sono state confiscate in via definitiva 1708 aziende 623 in Sicilia, 347 in Campania, 223 in Lombardia, 161 in Calabria, 140 nel Lazio e 131 in Puglia, a confermare del fatto che le organizzazioni mafiose investono sempre più i propri capitali di illecita provenienza nel centro e nord d'Italia. In queste sei regioni si concentrano il 95 per cento del totale delle aziende confiscate. Solo 12 in Toscana e tra queste l'azienda Agricola Suvignano, la più grande azienda agricola confiscata nel nostro Paese, con un'estensione superiore ai settecento ettari di terreni. È una delle 92 aziende confiscate che operano nel settore dell'agricoltura. [...] Delle 1708 aziende confiscate in Italia, 497 sono uscite dalla gestione, mentre 1211 sono ancora in gestione dell'Agenzia nazionale. Le 497 uscite dalla gestione sono state cancellate dal registro delle imprese e liquidate. Per 14 di esse la confisca è stata revocata. Mentre in 45 casi si è proceduto alla vendita a soggetti privati. Delle 1211 ancora in gestione all'Agenzia nazionale, invece, 393 sono ancora da destinare (il consiglio direttivo dell'Agenzia si deve ancora esprimere sulla loro destinazione). 342 sono state destinate alla liquidazione, 198 hanno un fallimento aperto durante la fase giudiziaria, per 189 è stata richiesta la cancellazione dal registro delle imprese e/o dall'anagrafe tributaria. La gestione di 34 aziende è stata sospesa per pendenza di procedimenti penali, per 5 la sospensione è stata causata da varie criticità. Solo 5 aziende sono state affittate a titolo oneroso a soggetti privati e una a titolo gratuito, cioè a cooperative di lavoratori dipendenti della stessa azienda. Mentre per 44 aziende la destinazione impressa è stata quella della vendita, a cui si è aggiunta da qualche giorno l'azienda Agricola Suvignano, nel comune di Monteroni d'Arbia. Parliamo di un'azienda ancora attiva, con dipendenti che sono riusciti a garantire la continuità delle attività agricole, turistiche e di allevamento tipiche della provincia senese. Una delle poche eccezioni se consideriamo, dai dati che abbiamo appena riportato, che sono poche decine le aziende che si salvano a seguito dei provvedimenti di sequestro e confisca antimafia» Davide Pati nella sua relazione insiste nell'evidenziare – «Le cause di questo vero e proprio “spreco di legalità” sono diverse: a) revoca dei fidi bancari: le banche chiudono i “rubinetti”, revocando gli affidamenti e non consentendo all'azienda, già nella fase del sequestro, di proseguire la propria attività; b) rapporti con i clienti/fornitori: dopo il sequestro i clienti revocano le commesse e i fornitori chiedono di rientrare immediatamente dei loro crediti, in questo caso spingendo l'azienda alla chiusura; c) innalzamento dei costi di gestione: l'azienda sequestrata/confiscata, ricollocata in un circuito legale, sconta l'inevitabile aumento dei costi di gestione relativi alla regolare fatturazione delle commesse e alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro; d) gestione conservativa delle aziende: l'autorità giudiziaria e gli amministratori si trovano spesso senza strumenti, risorse e competenze specifiche–: se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati; se la messa all'asta della azienda Agricola Suvignano, azienda ancora attiva, con dipendenti che sono riusciti a garantire la continuità delle attività agricole, turistiche e di allevamento tipiche della provincia sienese, arrechi non solo un danno etico in termini di rieducazione alla legalità e contrasto alle mafie, ma anche un danno economico per l'area interessata; se la decisione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata non strida con la legge 646 del 1982 che introdusse per la prima volta nel codice penale il delitto di associazione a delinquere di tipo mafioso, il sequestro e la confisca dei beni alla criminalità organizzata, come strumento di affermazione e crescita della legalità e dell'impegno civile, e con legge 109 del 1996, sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, attuata grazie alla proposta promossa da Libera nel 1995 e sostenuta da oltre un milione di cittadini per rendere possibile l'approvazione dell'uso sociale dei beni immobili confiscati; se non reputino opportuno assumere iniziative dirette al rafforzamento dell'organico delle sezioni misure di prevenzione dei tribunali di Palermo, Trapani, Agrigento, Catania, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Santa Maria Capua Vetere, Roma, Torino, Milano e dell'Agenzia nazionale, al fine di consentire all'Agenzia stessa una gestione efficace di un così ingente patrimonio sottratto alla criminalità mafiosa in tutta Italia; se non reputino opportuno, visto il grave deficit di democrazia ed il dilagare del fenomeno della criminalità organizzata nel nostro paese, fenomeno che aggrava la crisi economica in atto strozzando la crescita ed impedendo, nella maggior parte dei casi, il fiorire di economie virtuose in grado di produrre reddito occupazione e crescita del pil, attuare politiche di incentivazione fiscale e tutela economica di supporto tali da agevolare le tantissime associazioni e cooperative che da anni operano per restituire alla collettività i beni sottratti alle mafie, non escludendo un regime fiscale e contributivo privilegiato; se non reputino nello specifico caso di Suvignano, intervenire sulla decisione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità al fine di ottenerne la revoca e al tempo stesso considerare l'ipotesi e le proposte delle comunità locali, al fine di creare circuiti idonei non solo a contrastare le mafie nei territori ma a rilanciare le economie locali; se non reputino opportuno incentivare occupazione in campo agricolo, che sia rispettosa dell'ambiente e della salute: biologico, filiera corta, chilometro zero, fotovoltaico, principi fatti propri dall'associazione Libera candidati ad essere la reale alternativa, nel prossimo futuro, in termini di sviluppo economico e sociale; se non reputino opportuno fare proprie le criticità evidenziate della relazione di Davide Pati, responsabile nazionale dei beni confiscati per Libera: Azienda confiscate in vendita: uno «spreco di legalità», al fine di poterle superare e garantire al tempo stesso sviluppo economico e contrasto alla criminalità organizzata, prevedendo allo stesso tempo la destinazione di Fondi comunitari relativi alle politiche di coesione per garantire i progetti sociali di lavoro legati all'utilizzo dei beni confiscati. (2-00193) « Zaccagnini ».

 
Cronologia
venerdì 30 agosto
  • Parlamento e istituzioni

    Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nomina senatori a vita il maestro Claudio Abbado, la professoressa Elena Cattaneo, l'architetto Renzo Piano e il professor Carlo Rubbia, per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico, artistico e sociale.



venerdì 6 settembre
  • Politica estera ed eventi internazionali

    Al vertice G20 che si svolge a San Pietroburgo, i leader dei paesi membri approvano un piano d'azione per la crescita economica e l'occupazione rivolto principalmente agli investimenti.