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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01023 presentata da GUIDESI GUIDO (LEGA NORD E AUTONOMIE) in data 16/09/2014

Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01023 presentato da GUIDESI Guido testo presentato Martedì 16 settembre 2014 modificato Mercoledì 17 settembre 2014, seduta n. 292 GUIDESI , MARCO RONDINI , FEDRIGA , ALLASIA , ATTAGUILE , BORGHESI , BOSSI , MATTEO BRAGANTINI , BUSIN , CAON , CAPARINI , GIANCARLO GIORGETTI , GRIMOLDI , INVERNIZZI , MARCOLIN , MOLTENI , GIANLUCA PINI , PRATAVIERA e SIMONETTI . — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che: secondo indiscrezioni di stampa la manovra di finanza pubblica per il 2014 dovrebbe prevedere un taglio delle risorse per ciascun ministero dell'ordine del 3 per cento. Nel caso del Ministero della salute non è ancora chiaro se si tratti di un taglio ai costi di funzionamento del Ministero stesso o se la percentuale annunciata sia da riferirsi anche all'intero fondo sanitario nazionale; questa seconda ipotesi ha creato il prevedibile allarme, soprattutto perché nulla di concreto è stato fatto dal Governo per chiarire quale sarà il metodo di revisione della spesa applicato per raggiungere l'obbiettivo di taglio, salvo generici e ormai abusati e vaghi riferimenti al taglio degli sprechi; sul riparto del fondo sanitario nazionale il percorso di applicazione dei costi standard avrebbe dovuto essere completato a partire dal 2014; di fatto, circa il 10 per cento del fondo dovrebbe essere ripartito sulla base di meccanismi premiali e di virtuosità tra gli enti regionali; da quest'anno per tutta la ripartizione della restante parte del fondo saranno prese in considerazione le tre regioni che la conferenza Stato-regioni ha deciso di assumere a modello: Umbria, Emilia-Romagna e Veneto. In particolare, è stato calcolato il costo medio pro capite sanitario delle tre regioni di riferimento; questo numero è stato poi moltiplicato per la popolazione pesata delle singole regioni, suddividendo poi i risultati per singoli livelli essenziali di assistenza; quello che viene, dunque, proposto come applicazione dei costi standard è in realtà un concetto utilizzato ingannevolmente: nulla a che vedere con il costo del prodotto o del servizio sanitario. Nella sostanza l'espressione costi standard utilizzata dal Governo si riferisce a quanto le regioni pagano, di fatto, oggi per erogare servizi sanitari ai loro cittadini. L'assunzione delle regioni benchmark , benché quelle con i bilanci più sani, sono un punto di riferimento di spesa attuale e non standard , fatta all'unico scopo di decidere come suddividere il fondo sanitario nazionale (stabilito come ammontare disponibile e non come cifra necessaria) tra le varie regioni, senza alcuna garanzia che la spesa venga usata in modo efficiente, né alcuna garanzia di omogeneità nella spesa, a parità di servizio; senza una definizione reale del costo standard per beni, servizi e funzioni della sanità il taglio lineare paventato rischia di mettere in discussione il sistema di assistenza sanitaria dell'intero Paese, indistintamente per regioni virtuose o meno, per realtà efficienti e meno efficienti–: se il taglio di risorse previsto per il Ministero della salute riguarderà anche il fondo sanitario nazionale e come si intenda agire per ottenere un riparto del taglio basato su costi standard calcolati in termini di efficienza, in modo da superare definitivamente il criterio della spesa storica. (3-01023)





 
Cronologia
lunedì 15 settembre
  • Parlamento e istituzioni
    Il Parlamento riunito in seduta comune elegge, al settimo scrutinio, membri del Consiglio superiore della magistratura Maria Elisabetta Alberti Casellati, Renato Balduzzi e Teresa Bene.

mercoledì 17 settembre
  • Parlamento e istituzioni

    Il Senato approva, con 159 voti favorevoli, 70 contrari e 51 astenuti, la reiezione dell'emendamento 24.0.100 (responsabilità civile dei magistrati) al d.d.l. recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea (legge europea 2013-bis) (S. 1533), sulla quale aveva posto la questione di fiducia.