Documenti ed Atti
XVIII Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01446 presentata da NUGNES PAOLA (LIBERI E UGUALI) in data 10/03/2020
Atto Senato Interrogazione a risposta orale 3-01446 presentata da PAOLA NUGNES martedì 10 marzo 2020, seduta n.199 NUGNES - Al Ministro della giustizia . - Premesso che: si è appreso da fonti giornalistiche che da circa 48 ore in molte case circondariali d'Italia sono in atto delle vere e proprie rivolte; nella data dell' 8 marzo 2020, 7 detenuti sono morti nel corso della rivolta scoppiata nel pomeriggio nel carcere di Modena; altri due si trovano in rianimazione e mentre sono in corso indagini sull'accaduto, si registrano ancora forti tensioni all'interno del penitenziario, dove gli agenti stanno cercando di rientrare forzando le sbarre; le rivolte sono nate per la paura di quel che sta succedendo fuori: infatti i detenuti e i loro familiari, ai quali sono stati limitati i colloqui in carcere, temono il contagio da coronavirus; sembra che durissima sia stata anche la protesta di Pavia, poi rientrata in tarda serata. I detenuti in rivolta hanno preso in ostaggio due agenti di Polizia penitenziaria, nella casa circondariale di Torre del Gallo. I detenuti hanno rubato agli agenti le chiavi delle celle e hanno liberato decine di carcerati. Lo si apprende dai sindacati Uilpa e Sappe, che parlano di "devastazione" con i detenuti che si stanno picchiando tra di loro. Sarebbero in arrivo da "San Vittore" e "Opera", secondo le stesse fonti, agenti di rinforzo. Due agenti sarebbero anche stati picchiati violentemente. La rivolta è iniziata verso le 19.30-20 ed è nata, come a Modena, per il divieto delle visite dei parenti a causa delle norme di contenimento del coronavirus; le proteste hanno riguardato anche Salerno, Napoli, Frosinone, Vercelli, Alessandria, Palermo, Bari e Foggia; nel primo pomeriggio dell'8 marzo i detenuti di "Poggioreale", protestando per le misure di prevenzione per il Covid-19, si sono barricati nell'istituto. Due agenti sono rimasti lievemente feriti nelle fasi più concitate, prima che il personale del carcere, una ventina tra poliziotti e sanitari, fosse fatto uscire. Sul posto è arrivato anche il prefetto, assieme alle forze di polizia che si sono schierate di fronte alla struttura da cui è stato visto uscire del fumo, probabilmente a causa di un incendio di materassi; secondo il Sappe, il sindacato della Polizia penitenziaria, i carcerati "chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi", come spiega il segretario Aldo Di Giacomo. La sospensione dei colloqui, prevista dalle misure anti coronavirus, è alla base della protesta nel carcere napoletano di Poggioreale, anche perché non sono state trovate misure alternative per garantire i necessari contatti in sicurezza, alcuni detenuti sarebbero saliti sui muri del "passeggio", nella zona interna del penitenziario. Contemporaneamente, al di fuori del carcere, c'è stata la protesta dei parenti dei carcerati, per lo stesso motivo. I parenti hanno chiesto indulto, amnistia o arresti domiciliari per i loro familiari reclusi, bloccando anche il passaggio dei tram. La protesta è rientrata solo nel tardo pomeriggio; analoga situazione si è avuta anche al carcere di Bari, dove un gruppo di parenti di alcuni detenuti protesta contro le disposizioni prese per fronteggiare l'emergenza coronavirus che prevedono una limitazione dei colloqui e degli incontri con i carcerati. In risposta alle proteste dei familiari, si tratta di una trentina di donne, i detenuti hanno incendiato alcuni fazzoletti che hanno lanciato tra le sbarre delle finestre; una rivolta si è accesa anche nel carcere di Foggia dove sarebbero stati oltre 50 i detenuti evasi, 36 quelli che sono stati bloccati poco dopo dalle forze dell'ordine. Grazie alla mediazione di un dirigente della Polizia, i detenuti stanno rientrando nelle celle. L'incendio appiccato davanti all'ingresso del carcere è stato spento dai Vigili del fuoco. Il carcere resta comunque presidiato dalle forze di polizia; considerato che: l'associazione "Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem" di fronte all'emergenza legata al coronavirus in carcere e alle misure restrittive con cui la si sta affrontando, chiede che il principio di prevenzione della "rarefazione sociale", come affermato dal vice Ministro della salute Pierpaolo Sileri, volto a evitare ogni forma di aggregazione, trovi applicazione anche in carcere; per i dirigenti dell'associazione, Sergio d'Elia, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti, il carcere è in una situazione di gravissimo sovraffollamento con 61.230 detenuti per 47.231 posti effettivi disponibili. "Questi dati connotano il carcere come un luogo di concentramento e segregazione sociale, di per sé fuori legge, dove ogni rischio, anche quello sanitario, è amplificato. Se si chiudono scuole o stadi per evitare che troppe persone stiano insieme, allora la principale misura da adottare anche in carcere deve essere quella di una moratoria immediata dell'esecuzione penale volta a ridurre drasticamente i numeri della popolazione carceraria con provvedimenti che potrebbero riguardare ad esempio i casi di detenzione per brevi pene o residui di pena da espiare. In Italia ci sono 8.682 detenuti che hanno un residuo pena da scontare inferiore ai 12 mesi e altri 8.146 che devono scontare pene tra 1 e due anni", si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione in atto e come intenda intervenire perché possa essere contenuta; quali azioni e provvedimenti intenda assumere, per quanto di competenza, per rendere effettivamente garantito il diritto alla salute dei detenuti, giacché è palese che non è solo chiudendo ai colloqui, alle attività esterne o alle misure alternative che si può fronteggiare il rischio di epidemia in carcere; se, considerando quanto avvenuto nelle ultime ore, attraverso la sospensione di norme fondamentali dell'ordinamento penitenziario, non ritenga che tutto ciò possa aver aggravato ulteriormente la situazione strutturale di illegalità nell'esecuzione della pena nel nostro Paese e se, quindi, voglia intervenire valutando soluzioni alternative che garantiscano al contempo la salute e le comunicazioni dei detenuti con i familiari; quali azioni intenda assumere per intraprendere la strada per provvedimenti che potrebbero riguardare, per esempio, la moratoria dei casi di detenzione per brevi pene o residui di pena da espiareche si confermano essere le uniche misure idonee a riportare le carceri e la giustizia nell'alveo dello Stato di diritto, unica alternativa a tutte le emergenze. (3-01446)