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Documenti ed Atti

XVIII Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA URGENTE 2/01146 presentata da FIANO EMANUELE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 22/03/2021

Atto Camera Interpellanza urgente 2-01146 presentato da FIANO Emanuele testo presentato Lunedì 22 marzo 2021 modificato Venerdì 26 marzo 2021, seduta n. 475 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale , per sapere – premesso che: con un decreto presidenziale firmato il 21 marzo 2021 la Turchia ha lasciato la Convenzione contro la violenza sulle donne, la cosiddetta Convenzione di Istanbul del 2011, il primo trattato al mondo vincolante per prevenire e combattere la violenza contro le donne. La Convenzione di Istanbul, la cui prima ratifica fu proprio della Turchia, impone ai Governi di adottare una legislazione che persegua la violenza domestica e gli abusi, nonché lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili; il fenomeno della violenza nei confronti delle donne viene definito dall'articolo 3 della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, come «una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica che nella sfera privata»; il ritiro è stato giustificato dal fatto che, secondo i conservatori, il provvedimento minerebbe l'unità familiare, incoraggiando il divorzio e dando spazio alla comunità Lgbt per essere maggiormente accettata nella società; nel 2012 la Turchia era stato il primo Paese a ratificare il documento, col sostegno dall'Akp guidata dall'attuale presidente Recep Tayyip Erdoğan. La convenzione è poi entrata in vigore nel 2014, ma mai realmente applicata secondo la piattaforma civile « We Will Stop Femicide Platform» (Noi fermeremo i femminicidi). Sette anni dopo arriva la revoca, il Ministro per la famiglia, ZehraZumrutSelcuk è arrivata a sostenere che i diritti delle donne sono comunque già garantiti nella legislazione; negli ultimi anni la Turchia è stata teatro di un'impennata di femminicidi e di violenze di genere. Sono 6.732 le donne uccise, secondo il rapporto del partito di opposizione Chp, da inizio 2000 ad oggi, 17 mila invece le donne detenute. Come accade ovunque gli uomini guadagnano di più delle donne, in media il 31 per cento in più, ed il dato è in aumento rispetto al 2006 quando la differenza si attestava sul 12 per cento; «La violenza sulle donne è un problema ovunque. In Turchia abbiamo un movimento per i diritti delle donne forte, ma dobbiamo anche confrontarci con molta opposizione», ha spiegato Fidan Ataselim di «Fermeremo il Femminicidio», secondo cui negli ultimi 20 anni la società è cambiata molto: «Sempre più donne stanno reclamando il loro diritto a lavorare e ad andare all'università. Più scelte abbiamo, più intensa è la reazione che riceviamo». Il ruolo del Governo di Erdogan, infatti, è centrale sia per le repressioni delle mobilitazioni sia per le politiche sociali e culturali che cercano di togliere diritti e spazi alle donne in Turchia, dove la donna dovrebbe essere mamma e sorella, e avere solo un ruolo di cura. E, come denunciano le attiviste, alle donne turche stanno vietando lentamente la possibilità di vivere lo spazio pubblico in solitaria; in queste ore un movimento di supporto alla Convenzione è stato espresso in rete attraverso l’ hashtag # istanbulconventionsaveslives (la Convenzione di Istanbul salva vite) e sta cercando di dare battaglia al Governo e di portare la decisione di uscire dalla Convenzione davanti alla Corte costituzionale del Paese; la decisione del ritiro è stata commentata anche dalla segretaria generale del Consiglio d'Europa, Marija Pejčinovič Burič, che ha definito la decisione della Turchia «un enorme passo indietro che compromette la protezione delle donne in Turchia, in Europa e anche oltre», ha dichiarato. La Convenzione «è stata firmata da 34 Stati europei ed è considerata lo standard internazionale per la protezione delle donne dalla violenza che subiscono quotidianamente», ha aggiunto. Il Consiglio d'Europa, fa sapere un suo portavoce, non ha avuto alcun preavviso; «Non possiamo che rammaricarci fortemente ed esprimere la nostra incomprensione davanti alla decisione del Governo turco», ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea Josep Borrell. E, proprio la prossima settimana, è previsto un summit tra la Turchia e i rappresentanti dell'Unione europea per discutere di vari temi, tra cui l'immigrazione e i rapporti tesi nel Mediterraneo orientale, e il ritiro dalla Convenzione di Istanbul dovrà essere posto al centro della discussione stessa; la violenza di genere, incluse le pratiche dannose, rappresenta una delle più estese e gravi violazioni dei diritti umani delle donne e delle ragazze che i Governi si sono impegnati a contrastare con diverse politiche e meccanismi nazionali, europei e internazionali in ogni contesto, incluso quello umanitario; la prevenzione resta centrale nella lotta alla violenza di genere. Essa passa inevitabilmente attraverso una profonda opera di promozione di una cultura ispirata alla parità di genere, al superamento degli stereotipi, del sessismo e della misoginia. Un cambiamento che deve investire in maniera decisa e forte tutti gli istituti scolastici e gli enti di formazione e culturali e gli organismi di comunicazione; il ritiro dalla Convenzione della Turchia segna un altro grave passo indietro nella lotta alla violenza contro le donne –: quali iniziative intenda assumere il Ministro interpellato, nei rapporti bilaterali con la Turchia e nei consessi internazionali ed europei e, in particolare, al prossimo summit tra la Turchia e i rappresentanti dell'Unione europea, per esprimere il rammarico e la preoccupazione dell'Italia per la scelta di lasciare la Convenzione di Istanbul e, soprattutto, per pervenire a un ripensamento in tal senso della Turchia e scongiurare questo passo che segna un precedente pericoloso nella lotta di tutte le donne e gli uomini e delle stesse istituzioni europee impegnate contro la violenza sulle donne; quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei rapporti bilaterali con la Turchia, per garantire, in generale, il rispetto dei diritti umani da parte delle autorità turche. (2-01146) « Fiano , Avossa , Bazoli , Benamati , Berlinghieri , Boccia , Boldrini , Bonomo , Bordo , Enrico Borghi , Braga , Bruno Bossio , Buratti , Campana , Cantini , Carla Cantone , Cappellani , Carè , Carnevali , Ceccanti , Cenni , Ciampi , Critelli , Dal Moro , De Filippo , De Luca , De Maria , De Menech , De Micheli , Del Basso De Caro , Delrio , Di Giorgi , Fassino , Fragomeli , Frailis , Gariglio , Giorgis , Gribaudo , Gualtieri , Incerti , La Marca , Lacarra , Lattanzio , Lepri , Lorenzin , Losacco , Lotti , Madia , Gavino Manca , Mancini , Mauri , Melilli , Miceli , Morani , Morassut , Morgoni , Mura , Nardi , Navarra , Nitti , Orfini , Pagani , Ubaldo Pagano , Pellicani , Pezzopane , Piccoli Nardelli , Pini , Pizzetti , Pollastrini , Prestipino , Quartapelle Procopio , Raciti , Rizzo Nervo , Andrea Romano , Rossi , Rotta , Sanga , Sani , Schirò , Sensi , Serracchiani , Siani , Soverini , Topo , Vazio , Verini , Viscomi , Zan , Zardini ».