Documenti ed Atti
XVIII Legislatura della repubblica italiana
MOZIONE 1/00438 presentata da ALFIERI ALESSANDRO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 18/11/2021
Atto Senato Mozione 1-00438 presentata da ALESSANDRO ALFIERI giovedì 18 novembre 2021, seduta n.381 ALFIERI, CASINI, MALPEZZI, FERRARI, MIRABELLI, BITI, COLLINA, D'ARIENZO, GIACOBBE, CIRINNA', MARCUCCI, ROSSOMANDO, ASTORRE, BOLDRINI, CERNO, COMINCINI, D'ALFONSO, FEDELI, FERRAZZI, IORI, LAUS, MANCA, MARGIOTTA, MARILOTTI, MISIANI, NANNICINI, PARRINI, PINOTTI, PITTELLA, RAMPI, ROJC, STEFANO, TARICCO, VALENTE, VATTUONE, VERDUCCI, ZANDA - Il Senato, premesso che: il 1? febbraio 2021 in Myanmar (Birmania) le forze dell'esercito, note come Tatmadaw, hanno arrestato il presidente Win Myint, la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi e una serie di membri di spicco del Governo, prendendo il potere con un colpo di Stato; a guidare il golpe è stato il capo delle forze armate birmane, il generale Min Aung Hlaing, che ha dichiarato un anno di stato d'emergenza, interrotto le linee telefoniche nella capitale Naypyitaw e nella città di Yangon e sospeso le trasmissioni della televisione di Stato; il colpo di Stato è avvenuto nel giorno in cui si sarebbe dovuto riunire per la prima volta il nuovo Parlamento democraticamente eletto, dopo le elezioni del novembre 2020, vinte dalla Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, e perse dal Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell'unione (USDP), sostenuto dai militari. Il risultato elettorale è stato immediatamente contestato dai militari che hanno accusato la NLD di brogli, dando vita ad un clima di crescente tensione nel Paese; in risposta al colpo di Stato, sono scoppiate proteste e dimostrazioni pacifiche in varie città del Myanmar e in questi mesi diversi politici, funzionari governativi, rappresentanti della società civile ed esponenti religiosi sono stati illegalmente arrestati o messi agli arresti domiciliari; secondo quanto evidenziato nella relazione dell'ufficio dell'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, dello scorso 16 settembre, dopo il colpo di Stato, circa 1.265 persone sono state uccise e 10.184 persone, tra cui centinaia di politici, attivisti e funzionari pubblici, sono state arrestate dalle autorità militari; il 16 aprile 2021 i membri del Parlamento birmano deposti, i leader delle proteste contro la giunta militare al potere e altri rappresentanti di alcune minoranze etniche del Paese hanno istituito un Governo di unità nazionale allo scopo di ripristinare la democrazia. L'organo dichiarato illegale dalla giunta militare ha continuato a chiedere alla comunità internazionale di essere riconosciuto quale unico legittimo Esecutivo; il 22 ottobre, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha ribadito di temere che la situazione dei diritti umani possa peggiorare ulteriormente, dopo che migliaia di truppe sono state trasferite nel nord e nordovest del Paese, dove continuano a verificarsi scontri con le milizie etniche; tuttavia la giunta militare, nonostante i diffusi atti di genocidio, ha definito l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Paese un'"istigazione alla violenza". La giunta militare, infatti, ha accusato l'ONU di utilizzare i diritti umani "come uno strumento politico per intervenire negli affari interni del Myanmar". Come riportato da "la Repubblica" il 25 ottobre, "Il rapporto 'porterebbe solo a ulteriori divisioni interne e favorirebbe la violenza', come dichiarato in una nota dal ministro degli Esteri"; a quanto detto, si aggiunga che a seguito della presa del potere da parte della giunta militare, si è riaperto in Myanmar un altro fronte mai del tutto risolto: il conflitto contro le autonomie etniche regionali, facendo ripiombare il Paese sul baratro di una guerra civile diffusa. È quanto sta succedendo negli Stati Karen, Chin, Kachin e Kayah; in particolare, nello Stato orientale Rakhine aumentano i timori delle comunità locali e soprattutto dei Rohingya. Come drammaticamente noto i Rohingya, una comunità di birmani musulmani, hanno dapprima subito una compressione dei loro diritti con la privazione della nazionalità e successivamente una violenta persecuzione che li ha costretti ad un massiccio esodo; inoltre, come denunciato da numerosi esponenti religiosi si sono ulteriormente acuite le violenze verso la popolazione cristiana. L'esercito regolare birmano colpisce continuamente persone e proprietà delle chiese cristiane, uccidendo civili disarmati e pacifici, bruciando villaggi e case. Da ultimo lo scorso 31 agosto l'esercito birmano ha requisito, occupato e profanato due chiese cristiane nel villaggio di Chat, nel Myanmar occidentale; considerato che: la terza ondata della pandemia di COVID-19 ha inasprito la crisi umanitaria in Myanmar, con tassi di contagio particolarmente allarmanti tra le persone più emarginate, comprese quelle detenute nelle prigioni sovraffollate e insalubri del Paese. Come riportato da più fonti i soldati hanno ripetutamente sparato contro le ambulanze della Croce rossa, occupato gli ospedali pubblici, cacciato pazienti e operatori sanitari, aggredendo e minacciando numerosi medici. Il piano vaccinale con AstraZeneca, prodotto nella vicina India, è stato interrotto, così come le altre cure contro il cancro, l'HIV e la tubercolosi che stavano registrando progressi; secondo quanto denunciato dal World food programme in un recente rapporto, una gravissima crisi alimentare sta colpendo l'intero Paese colpendo milioni di persone; rilevato, inoltre, che: con la risoluzione del 7 ottobre 2021 sulla situazione dei diritti umani in Myanmar, compresa la situazione dei gruppi religiosi ed etnici (2021/2905(RSP) il Parlamento europeo ha accolto con favore le sanzioni imposte dal Consiglio ai membri del Tatmadaw e alle loro imprese, invitando il Consiglio a continuare a imporre sanzioni mirate e severe; la risoluzione, inoltre, "invita gli Stati membri e i paesi associati a mantenere l'embargo che sospende la fornitura, la vendita e il trasferimento diretti o indiretti, compresi il transito, la spedizione e l'intermediazione, di tutte le armi, le munizioni e le altre attrezzature e i sistemi militari, di sicurezza e di sorveglianza, nonché la fornitura di addestramento, la manutenzione o altre forme di assistenza militare e di sicurezza" e "ritiene necessario che la Corte penale internazionale conduca ulteriori indagini sulla situazione"; con la risoluzione, infine, il Parlamento europeo riconosce il Governo di unità nazionale in quanto unico rappresentante legittimo del popolo del Myanmar e invita l'Associazione delle Nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) e la comunità internazionale a includerlo e coinvolgerlo "in un dialogo politico autentico e inclusivo e negli sforzi volti alla risoluzione pacifica della crisi basata sul rispetto dello Stato di diritto"; lo scorso 18 giugno, l'Assemblea generale della Nazioni Unite, ha approvato, ma non all'unanimità, una risoluzione in cui si esorta la giunta militare al potere a ripristinare la transizione democratica del Paese e invita i 193 Stati membri ad interrompere il "flusso di armi" verso la nazione asiatica. Tuttavia, le risoluzioni approvate dall'Assemblea generale, diversamente dalle risoluzioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, non hanno carattere vincolante. E ad oggi il Consiglio non è mai stato in grado di condannare il golpe o autorizzare un embargo sulle armi in mancanza del consenso della Russia e della Cina; i Ministri degli esteri dell'ASEAN, raggruppamento che promuove la cooperazione economica, politica e di sicurezza tra i suoi 10 membri Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam, hanno deciso di non invitare il leader del governo militare del Myanmar al vertice annuale che si è svolto il 26 e 27 ottobre per essersi rifiutato di porre in atto l'accordo in 5 punti raggiunto dall'ASEAN, con il consenso del Myanmar e di permettere all'inviato del blocco, Erywan Yusof, di incontrare la leader del Governo civile deposto il 1° febbraio 2021, Aung San Suu Kyi, impegna il Governo: 1) ad attivarsi in tutte le sedi internazionali perché sia dato seguito agli impegni assunti dal Parlamento europeo con la citata risoluzione del 7 ottobre 2021 e in particolare a garantire l'accesso delle organizzazioni umanitarie in Myanmar e la distribuzione di aiuti umanitari al fine di garantire assistenza alle comunità vulnerabili, comprese le donne, i bambini e le minoranze etniche; 2) ad adoperarsi presso le opportune sedi perché il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite condanni apertamente il colpo di Stato delle forze armate birmane e affronti il tema dell' embargo , valutando dunque la sospensione della fornitura, la vendita e il trasferimento di tutte le armi e i sistemi militari di sicurezza; 3) ad attivarsi urgentemente perché il Governo di unità nazionale del Myanmar sia riconosciuto dall'intera comunità internazionale. (1-00438)