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Documenti ed Atti

XVIII Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA 2/01490 presentata da MOLLICONE FEDERICO (FRATELLI D'ITALIA) in data 06/04/2022

Atto Camera Interpellanza 2-01490 presentato da MOLLICONE Federico testo di Mercoledì 6 aprile 2022, seduta n. 673 Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia , per sapere – premesso che: il 23 febbraio 2006, i consulenti della Commissione Mitrokhin Gian Paolo Pelizzaro e Lorenzo Matassa depositarono la «Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell'attentato del 2 agosto 1980», studio fondamentale di quella che, nel linguaggio giornalistico, verrà poi denominata la «pista palestinese» o «tedesco-palestinese»; nel saggio « I segreti di Bologna », l'ex giudice Rosario Priore e l'avvocato Valerio Cutonilli ipotizzano che la strage sia stata un attentato organizzato dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina, ed eseguito materialmente dal gruppo «Separat» del terrorista Ilich Ramirez Sànchez, detto «Carlos lo Sciacallo», come ritorsione per la violazione degli accordi mai ufficializzati tra l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e il Governo italiano, il cosiddetto «Lodo Moro», tesi proposta anche dal giornalista Silvio Leoni; il saggio di Cutonilli e Priore confermerebbe l'ipotesi già emersa dai lavori della Commissione Mitrokhin circa i collegamenti tra la rete «Separat» e il terrorismo interno brigatista, tesi confermata anche dai documenti del libro «La strage del 2 agosto» del condirettore del « Resto del Carlino », Beppe Boni; nel 2017, il processo a carico dei mandanti è stato aperto, a carico di Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e il direttore del Borghese, Mario Tedeschi; «Ma i correi – dissero all'apertura del dibattimento, davanti alla Corte d'assise presieduta dal giudice Francesco Maria Caruso, gli avvocati di Bellini, Manfredo Fiormonti e Antonio Capitella – oggi sono tutti morti e dinnanzi alla morte il reato si estingue, l'azione penale diventa nulla. La contestazione in concorso con un imputato vivente, salva il rapporto processuale?»; come scritto da Gian Paolo Pelizzaro su Filodiritto , «I vertici del Viminale e quindi anche il prefetto D'Amato erano perfettamente al corrente che – fin da gennaio 1980 – il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Flpp) capeggiato da George Habbash minacciava il Governo italiano di possibili azioni ritorsive contro obiettivi italiani per la mancata scarcerazione di Abu Anzeh Saleh, il giordano di origini palestinesi responsabile del Fplp in Italia e residente a Bologna (in contatto segretamente con Carlos attraverso la casella postale 904 aperta presso gli uffici postali centrali bolognesi), arrestato il 14 novembre 1979 nell'ambito delle indagini sul traffico dei lanciamissili Sam 7 Strela di Ortona»; è inoltre evidenziato che «se il teorema bolognese ha un qualche fondamento, dobbiamo trovare la conferma a tutte queste accuse proprio sulle pagine del “ Borghese ” con la pubblicazione del nome di Thomas Kram il quale – lo ricordiamo – era stato fermato e perquisito a Chiasso il 1° agosto 1980 proprio da un uomo del prefetto D'Amato. Tedeschi, se l'accusa è fondata, avrebbe anche intascato somme di denaro da D'Amato per pubblicare questa clamorosa notizia. Purtroppo per la Procura Generale e i suoi teoremi, non c'è alcuna traccia di tutto questo Tedeschi non ha mai pubblicato nessuno scoop con il nome di Thomas Krarm, né altro sull'ipotesi che l'attentato del 2 agosto 1980 sia stato compiuto dagli uomini del gruppo Carlos su richiesta palestinese come ritorsione per la mancata scarcerazione di Abu Anzeh Saleh»; ancora è sottolineato nel testo «se il teorema elaborato dalla Procura Generale sulla base dell'esposto dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage, ha un qualche fondamento, si dovrebbero trovare questi riscontri, poiché è insuperabile il ruolo del prefetto D'Amato come direttore della Polizia di Frontiera italiana il giorno in cui Thomas Kram ha varcato il confine di Stato alla vigilia della strage. Invece, di tutto questo non c'è nessuna traccia. Nulla. Questo riscontro, che in un teorema così ambizioso assume le dimensioni di una prova regina, semplicemente non esiste. Tutte le congetture accusatorie si scontrano con questo semplice e devastante dato oggettivo: il prefetto D'Amato non ha mai utilizzato le informazioni di cui era in possesso per orchestrare insieme a Mario Tedeschi alcun depistaggio. Non ci fu nessuna campagna mediatica. Non ci fu nessun tentativo di deviare le indagini utilizzando la pista palestinese. Il nome di Thomas Kram venne tenuto segreto per un quarto di secolo. Nessuno ne ha mai saputo nulla, finché non è stato ritrovato il suo fascicolo con tutti i riscontri negli archivi di polizia nel luglio del 2005. Le panzane elevate a teorema crollano, una ad una, di fronte alla totale assenza di riscontri. Il prefetto D'Amato non solo non ha depistato nulla, ma soprattutto ha mantenuto fede al suo vincolo di riservatezza con le istituzioni dello Stato. Non ha passato alcuna informazione né a Mario Tedeschi né a Licio Gelli, per il quale aveva una pessima opinione. E conoscendo il carattere sospettoso di D'Amato, come avrebbe mai potuto prestarsi a fare da complice stragista di qualcuno per il quale nutriva un malcelato disprezzo?» –: se risultino elementi circa l'apporto dato dalle autorità di pubblica sicurezza e dai servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica per contribuire a fare chiarezza su una delle vicende più tragiche della storia del nostro Paese e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al riguardo. (2-01490) « Mollicone ».