Documenti ed Atti
XV Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02145 presentata da NAPOLI ANGELA (ALLEANZA NAZIONALE) in data 16/01/2007
Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-02145 presentata da ANGELA NAPOLI martedì 16 gennaio 2007 nella seduta n.092 ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: da quindici mesi la Calabria rimbalza quotidianamente sulle cronaca nel tentativo di sollecitare la richiesta di verità sull'omicidio del Vice Presidente del Consiglio regionale, dottor Francesco Fortugno; purtroppo, però, i fari accesi sul citato omicidio «eccellente», hanno fatto cadere nell'oblio la necessità di ottenere giustizia e far luce su altri omicidi di onesti cittadini, caduti sotto i colpi della 'ndrangheta; tra questi non può essere dimenticato quello del signor Antonio Maiorano, ucciso per errore dalla 'ndrangheta il 21 luglio del 2004; il povero Antonio Maiorano, uomo onesto, padre di due bambini, il 21 luglio del 2004 si era recato, come ogni mattina, a prestare la sua attività lavorativa presso la postazione Antincendio del Consorzio di Bonifica Valle Lao, allestita presso il campo sportivo di Paola (CS), e dopo pochi minuti è stato assassinato perché scambiato per un noto boss della 'ndrangheta, anche lui stranamente dipendente di quel Consorzio e che pochi secondi prima sedeva sulla stessa sedia del Maiorano; la città di Paola insiste sulla costa tirrenica cosentina, dove la criminalità organizzata è fortemente collegata a quella di Cosenza e dove, negli anni, si è stati costretti a registrare numerosi omicidi ed anche scomparse per «lupara bianca»; le indagini sul delitto di Antonio Maiorano, affidate al dottor Eugenio Facciolla, in quel tempo Sostituto Procuratore della DDA di Catanzaro, sono subito apparse delicate e difficili, tuttavia supportate dal fatto che a cadere sotto i colpi di sicari mafiosi sia stato un giovane uomo (di soli 46 anni), un padre onesto, che si trovava in quel posto per guadagnare il salario con cui sostenere la propria famiglia; nei mesi successivi al delitto in questione, la DDA di Catanzaro scoprì che all'interno del penitenziario di Siano, i detenuti disponevano di telefonini cellulari con i quali comunicavano all'esterno e l'agguato, costato per errore la vita a Maiorano, venne pianificato proprio per telefono dall'interno del carcere; il sicario Adamo Bruno, 38 anni, arrestato, nel luglio del 2005, quale esecutore materiale del crimine, insieme ad altre sette persone, tra le quali mandanti, basisti e fiancheggiatori, ha confessato raccontando tutti i retroscena dell'omicidio; alle sue dichiarazioni si sono poi aggiunte quelle di altri due collaboratori di giustizia: Maurizio Giordano e Domenico Scrugli; nell'agosto del 2005 sono state arrestate altre cinque persone con l'accusa di aver avuto un ruolo nella trama delittuosa in cui è stato inquadrato il delitto di Antonio Maiorano; la validità dell'intero impianto accusatorio è stata immediatamente confermata dai giudici per le indagini preliminari della DDA di Catanzaro, con la convalida dei fermi avvenuti nei giorni precedenti; a metà del mese di settembre del 2005 il Tribunale del Riesame, nel mentre le indagini erano ancora in corso e nonostante alcune importanti prove indiziarie, ha emesso il decreto di scarcerazione per sette persone, tutte accusate di favoreggiamento nell'inchiesta sull'uccisione dell'operaio forestale di Paola; la DDA di Catanzaro ha immediatamente prodotto ricorso avverso la decisione del Tribunale del Riesame; nel stesso mese di settembre 2005 la DDA di Catanzaro, considerato che il Giudice Facciolla aveva ultimato il suo incarico presso la sezione Antimafia, e si era insediato presso il Tribunale di Paola, ha deciso di togliergli la titolarità delle indagini sull'omicidio Maiorano; la notizia ha prodotto forte clamore, considerato l'esito delle indagini prodotte fino a quel momento, tanto che il tutto è stato riportato in atti ispettivi parlamentari ed è stato oggetto della trasmissione televisiva di Raiuno «La vita in diretta»; anche alcuni Partiti politici locali, considerata la automatica dispersione delle indagini prodotte fino a quel tempo, hanno assunto varie iniziative, tutte disattese, per richiedere il mantenimento dell'incarico sull'omicidio Maiorano, allo stesso Giudice Facciolla; l'iter processuale da quel momento è andato avanti molto lentamente; purtroppo, nel gennaio del 2006 la Cassazione ha respinto il ricorso della DDA contro le sei scarcerazioni del Tribunale del Riesame, per mancanza di riscontri individualizzati; la lentezza del processo svolto a Catanzaro, che ha visto la costituzione di parte civile del Comune di Paola accanto a quella della famiglia del Maiorano, ha portato alla richiesta, nel mese di giugno del 2006, di soli 9 rinvii a giudizio, perché nel frattempo si era assottigliato il numero degli indagati, alcuni dei quali si sono poi avvalsi della legge Pecorella; nel mese di luglio 2006, su disposizione del giudice per le indagini preliminari, nonostante il parere contrario del PM Mariano Lombardi della DDA di Catanzaro, è stato scarcerato, per motivi di salute, Antonio Ditto, arrestato nel luglio del 2005 con l'accusa di essere uno dei mandanti del delitto dell'operaio Antonio Maiorano; nello stesso mese di luglio 2006 stranamente sono scomparse nel nulla le lettere scambiate tra gli indagati nel processo per l'omicidio Maiorano; lettere che, secondo la DDA di Catanzaro, costituivano una delle prove fondamentali per il relativo processo; le missive sono riemerse dopo qualche giorno dalla loro irreperibilità; sempre nel mese di luglio 2006 sono, infine, stati rinviati a giudizio soltanto sei dei quindici iniziali accusati dell'omicidio in questione; a novembre del 2006 il processo si è spostato presso la Corte d'Assise di Cosenza, dove si è aggiunta la costituzione di parte civile della Regione Calabria, ma sta andando avanti con notevole lentezza e con il rischio che tutti i rimanenti accusati vengano scarcerati; nel frattempo la moglie di Antonio Maiorano, signora Aurora Cilento, nonostante le numerose promesse, soltanto dopo due anni dall'omicidio del marito è riuscita ad avere un lavoro temporaneo di minimo supporto al mantenimento dei due figli; la lentezza del processo le sta impedendo di ottenere i benefici di legge previsti per i familiari riconosciuti vittime di mafia -: se sia possibile conoscere i motivi che hanno guidato la DDA di Catanzaro a togliere al giudice Facciolla la titolarità sull'omicidio di Antonio Maiorano, rallentando automaticamente lo stesso iter processuale; se non ritenga necessario ed urgente avviare iniziative ispettive utili a verificare i motivi della lentezza con cui si sta svolgendo il processo dell'omicidio presso la Corte d'Assise di Cosenza; il tutto per evitare che anche questo delitto, nonostante l'individuazione dei responsabili dello stesso, rimanga impunito e per garantire ai familiari di una vittima innocente i dovuti benefici previsti dalla normativa vigente in materia.(4-02145)