Giuseppe Saragat è eletto Presidente dell'Assemblea costituente il 25 giugno 1946, con 401 voti su 468 votanti. Il giorno successivo pronuncia un vibrante discorso di insediamento in cui ricorda l'altissimo compito a cui sono chiamati i costituenti: dare una fisionomia alla neonata Repubblica, fondata sul «patto solenne stretto da tutti gli italiani di rispettare la legalità democratica». Nell'atto di fiducia espresso dall'Assemblea verso la sua persona, Saragat legge innanzitutto un omaggio a quella generazione di giovani, di cui si avverte la mancanza nel Paese, che nel 1922, per aver scelto la libertà, ha pagato un elevato tributo di vite umane alla lotta antifascista. Analogo apprezzamento Saragat riconosce nei confronti della propria parte politica, che ha difeso i diritti del Parlamento, attraverso la lezione di Filippo Turati e il sacrificio di Giacomo Matteotti. Inoltre, secondo Saragat, nella sua elezione si rinviene il riconoscimento del contributo decisivo offerto dalle classi lavoratrici alla liberazione del Paese. Passa poi ad auspicare che la Repubblica, alla quale i costituenti dovranno dare un'anima attraverso la redazione della Carta costituzionale, abbia un «volto umano», perché la democrazia non è solo un armonico equilibrio di poteri ma è il luogo in cui libertà politiche e giustizia sociale possono integrarsi in una sintesi armoniosa. Saragat sottolinea, infine, la forte responsabilità di cui è investita l'Assemblea costituente in relazione all'approvazione dei trattati internazionali ed il ruolo strategico, che, quindi, potrà svolgere in termini di «fattivo patriottismo », affinché siano rispettati i diritti dell'Italia nell'ambito del trattato di pace.