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Presidenti

Carlo Sforza

Nasce a Montignoso Di Lunigiana il 24 settembre 1873
Deceduto il 4 settembre 1952

Biografia

Carlo Sforza nasce a Montignoso di Lunigiana il 24 settembre 1872. Si laurea in giurisprudenza, a 23 anni, all'università di Pisa e nel 1896 vince il concorso in diplomazia.

Dopo le prime destinazioni all'estero che lo vedono al Cairo, a Parigi, a Costantinopoli e a Pechino, partecipa, da gennaio ad aprile del 1906, ai lavori della Conferenza internazionale di Algesiras a seguito della prima crisi marocchina, in qualità di capo della segreteria del delegato italiano alla Conferenza, Emilio Visconti Venosta, il cui stile diplomatico resterà un riferimento ideale fondamentale nella carriera di Sforza.

Gli incarichi successivi lo portano prima a Madrid, poi in Marocco e poi a Costantinopoli. Dal 1911 al 1915 è chiamato a reggere l'ambasciata di Pechino, come ministro plenipotenziario. Rientrato in Europa, è rappresentante italiano presso il governo serbo in esilio a Corfù fino al termine del primo conflitto mondiale.

Nel giugno 1919 è nominato senatore del Regno, e dopo essere stato Sottosegretario agli esteri nei due Governi Nitti, nel giugno 1920 assume la guida del Ministero degli esteri nel Gabinetto Giolitti. Avvia quindi un nuovo indirizzo di politica estera, basato sul rispetto delle nazionalità e su un atteggiamento più conciliante in relazione alla liquidazione delle pendenze belliche.

Malgrado l'aspra campagna denigratoria condotta nei suoi confronti da parte dei nazionalisti, che lo accusano di essere eccessivamente rinunciatario, firma il trattato di Rapallo con la Jugoslavia.

Dal 29 gennaio 1922 è ambasciatore a Parigi, ma nell'ottobre dello stesso anno si dimette dalla carica subito dopo la marcia su Roma, per incompatibilità con la politica estera di Mussolini, da Sforza definita come "un semplice sommario di sentimenti e risentimenti".

Tale decisione, piuttosto isolata nel mondo diplomatico, porta Sforza su posizioni decisamente antifasciste e il 26 giugno 1924 pronuncia in Senato una dura requisitoria contro il Governo guidato da Mussolini all'indomani dell'omicidio di Giacomo Matteotti. In due colloqui cerca invano di convincere il Re Vittorio Emanuele III a prendere l'iniziativa per restaurare la legalità nel Paese.

Nel marzo 1927 lascia, infine, l'Italia dopo aver subito pesanti intimidazioni, l'incendio di una villa di sua proprietà e un'aggressione.

Nel periodo di permanenza all'estero, durato fino all'ottobre 1943, svolge un'intensa attività pubblicistica attraverso saggi a carattere storico e memorialistico e si batte in favore dei principi democratici e della solidarietà europea, temi presenti anche nei corsi di storia che tiene in quegli anni in varie università statunitensi. Mantiene contatti personali con Carlo Rosselli, Emanuele Modigliani, Gaetano Salvemini, Luigi Sturzo e Guglielmo Ferrero.

L'aggravarsi della situazione politica europea verso la fine degli anni Trenta spinge Sforza verso un'attività politica sempre più intensa. Cerca in particolare di contrastare la politica di appeasement perseguita dalla Francia e dalla Gran Bretagna nei confronti dell'Italia fascista, incontrando direttamente i massimi esponenti del governo. Infine, in una lettera del 30 maggio 1940 a Vittorio Emanuele III, Sforza avverte il sovrano del disastro a cui sarebbe andato incontro il Paese e la dinastia nel caso dell'entrata in guerra dell'Italia.

Nell'ottobre 1943 rientra in Italia dagli Stati Uniti, ma prima incontra a Londra Churchill, con il quale ha un colloquio piuttosto burrascoso, a causa della ferma intenzione del premier britannico di salvaguardare l'istituto monarchico in ogni possibile ipotesi di scenario politico per l'Italia. Questo incontro avrà una ripercussione decisiva nella carriera politica di Sforza, che vedrà opporre il fermo veto inglese alla sua nomina a posizioni di rilievo internazionale nei governi dell'Italia liberata.

Rientrato in Italia aderisce al Partito d'azione e prende posizione per l'immediata abdicazione di Vittorio Emanuele III ed il mutamento istituzionale. È Ministro senza portafoglio, con l'incarico di Alto Commissario per le sanzioni contro il fascismo nel II Governo Badoglio e nel I Gabinetto Bonomi.

Dopo la crisi del I Governo Bonomi nel novembre del 1944 il Comitato di liberazione nazionale (Cln) lo candida alla Presidenza del Consiglio, ma Churchill si oppone alla nomina, rimproverando a Sforza innanzitutto la sua posizione di repubblicano intransigente.

Nella seduta inaugurale del 25 settembre 1945 Sforza è eletto Presidente della Consulta, organismo a carattere consultivo istituito dal II Governo Bonomi con decreto luogotenenziale n. 146 del 5 aprile 1945, composto da membri designati dai partiti del Cln o da altri partiti o scelti, sempre attraverso nomina governativa, tra personalità del periodo prefascista. Sforza ricopre la carica di Presidente fino al termine dei lavori nel giugno 1946.

Eletto deputato all'Assemblea Costituente nel collegio unico nazionale nella lista del Partito repubblicano, entra a far parte della Commissione per i Trattati internazionali. Nel febbraio 1947, è chiamato a guidare il Ministero degli esteri nel III e nel IV Governo De Gasperi.

Senatore di diritto nel primo Parlamento della Repubblica italiana in base alla III disposizione transitoria della Costituzione, Sforza continua a ricoprire fino al 1951 la carica di Ministro degli esteri nel V e nel VI Governo De Gasperi. La sua pregevole esperienza diplomatica è interamente rivolta, in piena sintonia con il Presidente del Consiglio, ad inserire l'Italia nel blocco economico-militare atlantico.

Nel 1948 De Gasperi sostiene la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica, ma proprio quando l'elezione sembra ormai certa, il liberale Luigi Einaudi è eletto Capo dello Stato. Sforza accetta con grande serenità ed esemplare distacco la mancata elezione.

Nel VII dicastero De Gasperi è Ministro senza portafoglio con delega agli affari europei, ma le sue cattive condizioni di salute ne pregiudicano fortemente l'attività politica.

Muore a Roma il 4 settembre 1952.

Consulta nazionale

Seduta del 26 settembre 1946

Caduto il regime fascista, gli eventi bellici e politici non consentono nell'immediato di costituire un nuovo organismo parlamentare. La Consulta nazionale, istituita nell'aprile del 1945, non è organo di rappresentanza politica legittimato a procedere all'esame e all'approvazione di atti normativi con valore di legge, ma è organo ausiliario del Governo, titolare della potestà legislativa. I consultori sono nominati dal Governo, innanzitutto su designazione dei maggiori partiti politici, e da esso direttamente assegnati alle singole commissioni. Carlo Sforza, nominato consultore il 22 settembre 1945, è eletto Presidente dell'Assemblea il 25 settembre 1945, con 244 voti su 385 votanti. Nella seduta del giorno successivo pronuncia il discorso di insediamento, nel quale sottolinea il ruolo strategico della Consulta, cerniera tra istituzioni e Paese, tra classe politica e nazione, dopo i lunghi anni di silenzio del Parlamento. Passa poi ad evidenziare che in essa troveranno finalmente possibilità di espressione critiche anche severe, ma sottoposte al controllo della discussione, al fine di individuare soluzioni di carattere tecnico ed economico, indispensabili per consentire all'Italia di superare le sofferenze e i danni causati dalla guerra. Invita, infine, i consultori ad «accettare con gioia» i sacrifici, che le gravi condizioni del Paese richiedono, certo del fatto che i sacrifici dell'oggi, si trasformeranno nell'onore di domani.