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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Benedetto Cairoli

XIII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata dell'11 marzo 1878

Presidente. (Segni d'attenzione) È facile l'indovinare con quanta trepidazione mi presento a Voi in questo solenne esordio dell'alto ufficio da me non meritato né ambito. Alla profonda commozione, si aggiunge una naturale ripugnanza a tradurre in pallide frasi la verità di concetti gagliardamente sentiti. (Benissimo!) Non oso ricambiare colla logora formula del ringraziamento una dimostrazione di affetto che mi ha dato anche il conforto di un voto nel quale si rivela un pensiero di conciliazione, ma fin da questo momento, nell'inaugurazione dell'arduo ufficio, nel misurare una responsabilità che dovrebbe atterrirmi, affermo che sento il coraggio di affrontarla per la sicura fiducia nella benevolenza di tutta la Camera. (Bravo! Benissimo! Applausi) Accetto dunque il massimo onore che spetterebbe ad altri ben più degno di me, invocando la pacificazione degli animi desiderabile e non difficile sul terreno dei collettivi doveri. (Bravo!) Poiché la lotta delle convinzioni, che classifica nelle Assemblee i partiti, ed eccita il provvido attrito delle idee, non spezza né rallenta qui il vincolo della solidarietà nella tutela dei sommi interessi racchiusi nel comune mandato. (Bravo! Benissimo!) Il prestigio delle istituzioni, il rispetto delle libertà innate o sancite dallo Statuto, l'incolumità delle prerogative parlamentari, stanno nel nostro deposito, che noi invigiliamo come militi designati dalla Nazione a tanta custodia. Quando penso a così delicata consegna vedo scomparire la barriera delle opinioni, fusi i due campi in uno, e comprendo che un altro più puro sentimento attrae i nostri cuori uniti nella devozione alla Patria. (Bravo!) Quasi soffio di un'arcana divinità spira sui nostri capi, cementando una fede incrollabile e tracciando una via sicura; è il segno luminoso che appare anche nel turbine delle battaglie parlamentari additando la meta, è la voce che domina lo strepito delle passioni, rasserenando gli animi, e che chiama alla concordia ricordando il frutto dei sacrifizi. Perché s'avvicendano i partiti, si succedono le Assemblee, passano i Ministeri, ma la patria preparata nel pianto, maturata col martirio, e ricostrutta colle armi, è l'edificio che non cade ed in mezzo a noi è il faro che non si spegne. (Applausi fragorosi) Massimo conforto dunque per me il sapere che v'ha un pensiero qui che prevale ad ogni altro, ed il ritenere che è forse quello che inspirò la scelta. Poiché le persone nell'arena parlamentare significano programmi, ma v'hanno nomi i quali, pur senza alcun titolo di chi li porta, esprimono una più alta idea per il riverbero di luce che viene ad essi dai sepolcri. Parlano ai vivi ricordando qual suggello di sangue ebbe il diritto sancito dai plebisciti dopo aver trionfato nelle battaglie militando sotto la gloriosa bandiera, che raccolse gli animi, le braccia e le volontà nella tenace concordia di un supremo dovere. (Benissimo!) Essa apparve anche nella recente sventura, nell'istantanea unanimità del lutto nazionale che s'inchinò al feretro di Vittorio Emanuele, così le lagrime che proruppero dal cuore del popolo furono il tributo della sua gratitudine al Re, che ne aveva ascoltato il primo grido di dolore, cimentando pace, vita e trono in quella lunga epopea, che finì in Campidoglio ma incominciò sul calvario. (Applausi) Il suo nome più che nella pietra sta nell'opera eterna affidata alle vostre cure, sta nella sacra eredità raccolta dal Figlio, che già sul campo di battaglia si mostrò degno di Lui. (Applausi) La sua parola assicura che saranno lealmente esauditi i voti della Nazione espressi dalla sua rappresentanza, la quale saprà coll'energico zelo della volontà riparare i danni delle vacanze protratte per ostacolo di straordinari eventi oltre ogni previsione. (Benissimo!) Il tempo e la pubblica opinione incalzano l'opera nostra fatta meno ardua dall'intento comune, essendo da tutti riconosciuta la necessità e l'urgenza delle riforme tributarie, amministrative e politiche. Certamente può variare la misura dei desiderii spingendosi alcuni ai più arditi concetti, altri sentendo il freno di più timide considerazioni, ma tutti stanno entro la cerchia legale pur quelli di chi spazia col pensiero nel largo orizzonte dell'avvenire, e nessuno volge lo sguardo al passato se non per ammirare colle reminescenze dell'Italia divisa, umiliata ed oppressa, il tesoro dei rivendicati diritti. (Benissimo!) Per difenderli bisogna progredire colle riforme, indietreggiando si va all'abisso; ammonizione scolpita nei cuori come il nome dell'uomo illustre che l'ha proferita quando era ministro, e sopravvive coll'incancellabile esempio delle sue virtù. (Applausi prolungati) Ferve dunque qui l'utile emulazione delle idee, ma non v'è profondo dissenso nello scopo. Onorevoli colleghi, fidente nel vostro concorso assumo l'alto ufficio senza l'ostentazione di una superflua promessa, poiché l'essere imparziale non è un merito ma un dovere, e l'adempierlo non è uno sforzo della volontà, ma una legge della coscienza che non potrei violentare mai. (Benissimo! Applausi) I miei illustri predecessori lasciarono ricordi che sono insegnamenti; li seguirò fedelmente onde rimanga intatto il prestigio di una carica che sta al di sopra dei partiti, essendo investita della maestà di questa Assemblea, alla quale è unico impulso l'interesse della nazione, unico conforto la fede inconcussa nei suoi gloriosi destini. (Applausi prolungati)