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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Brunetto Bucciarelli Ducci

IV Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 26 giugno 1963

Presidente. (Si leva in piedi). Onorevoli colleghi! Nel momento in cui assumo l'altissima carica di supremo regolatore e moderatore della nostra Assemblea, cui sono stato eletto con pressoché unanime suffragio, consentitemi di rivolgere a tutti voi il più fervido saluto e il più vivo e commosso ringraziamento per la fiducia tanto largamente dimostratami.
Verrei meno ad un istintivo moto del mio animo se non vi dicessi che il gravoso incarico che mi è stato affidato genera nell'intimo della mia coscienza un senso di trepidazione, tanto che, se avessi potuto scegliere, in piena libertà, fra occupare questo altissimo seggio o declinare l'assunzione di tanta responsabilità, la mia esitazione si sarebbe risolta in modo ben diverso.
Ma vi sono dei momenti nella vita - specie per chi si cimenta nelle alterne vicende politiche - in cui a nessuno è lecito rifiutare l'adempimento di un dovere, specie se questo implica intenso impegno.
Vi fu chi disse che ad essere degno di guidare un'Assemblea parlamentare sarebbe stato necessario, insieme con altre doti e qualità, possedere un certo spirito di abnegazione e di sacrificio: forse entro questi limiti si circoscrive la piccola patente di idoneità che sono in grado di esibire ai colleghi che hanno voluto conferirmi l'alto incarico della Presidenza della Camera dei deputati.
Certo, anche la più immediata e superficiale valutazione della somma delle responsabilità assunte potrebbe contribuire a darmi il tormento del limite delle mie forze, ma l'impegno civico del mandato attribuitomi, nell'altezza sovrana della sua funzione, mi offre l'alimento insurrogabile di una fede per superare gli ostacoli numerosi e per affrontare le innegabili difficoltà di un delicato momento politico, con l'atteggiamento, sereno e deciso, di chi sente doversi spogliare delle caratteristiche di uomo di parte per assumere il ruolo di esponente ed interprete della volontà generale dell'Assemblea.
Nel prossimo avvenire il Parlamento sarà chiamato a un'intensa e impegnativa attività che la nostra Assemblea, ove fedelmente sono riflesse le ansie e le attese del popolo italiano, saprà degnamente svolgere nella profonda consapevolezza delle aspettative di giustizia sociale e di libertà che lievitano nella coscienza della comunità nazionale.
Il senso storico delle vicende di questi nostri ultimi venti anni ritrova la sua chiave di interpretazione in una scelta popolare di testimonianza e di destino democratico, nobilitata da un patrimonio di eroiche abnegazioni, di sublimi ardimenti morali e di generose immolazioni cui la nostra generazione non può rinunciare, senza per ciò stesso rinnegare la propria ragione d'essere, che è umana prima ancora che politica, e senza mortificare la forza spirituale degli ideali, i quali sono a fondamento del potere da noi detenuto come mandatari della libera volontà degli italiani.
Il nostro compito sarà certamente agevolato dalla spontanea consapevolezza, che in voi tutti è presente, nel considerare, come venne già autorevolmente detto, che il diritto di ciascuno deve trovare il naturale limite nel rispetto del diritto altrui, nella coscienza della dignità della vostra funzione, nel rispetto del prestigio dell'istituto parlamentare, che, trovandosi al vertice dello Stato democratico, ne condiziona la stabilità e determina le prospettive della sua evoluzione e del suo progresso.
La democrazia non deve concepirsi come un confronto violento di diversi orientamenti né come uno scomposto sviluppo di forze politiche e sociali, anche se evidentemente non può ridursi alla rappresentazione inanimata di un equilibrio di poteri nella vita e nella struttura dello Stato. Ma la democrazia deve essere caratterizzata, soprattutto, da un costume fatto di probità, di disinteresse, di spiccato senso del dovere, sorretto dalla volontà di agevolare un aperto, chiaro, consapevole sforzo di convergenza verso un fine superiore, che è quello di servire il paese e di assecondare la intensa ansia di giustizia e di libertà del popolo italiano.
Questo costume deve formarsi e deve affinarsi in primo luogo nel Parlamento per poi proiettarsi nel paese, come presupposto efficace per orientare ed educare la massa dei cittadini alla formazione di una profonda coscienza democratica.
Per quanto riguarda la funzionalità dell'Assemblea, non ho da enunciare particolari programmi, giacché sento di fare miei i suggerimenti e le soluzioni che l'onorevole Leone, mio illustre predecessore, con particolare intuito e grazie alla sua lunga esperienza, ebbe ad indicare in passato e anche recentemente tornò a precisare.
Intendo riferirmi in primo luogo alla esigenza di garantire una più snella funzionalità degli uffici, perfezionando gli strumenti materiali e le attrezzature necessarie si da poter agevolare i colleghi nello svolgimento della loro attività legislativa che diventa sempre più impegnativa e complessa; alla necessità di una migliore regolamentazione degli interventi; alla disciplina e alla maggiore organicità dei dibattiti e della stessa produzione legislativa, che non dovrebbe riflettere, come sovente è accaduto, una visione prettamente particolaristica e personale, la quale viene ad alterare il carattere della generalità che la legge pur deve avere.
Ciò precisato, non ravviso l'opportunità di elencare in questo momento altri temi che già vennero indicati e sommariamente prospettati in sede di Giunta del regolamento con l'impegno di farne oggetto di approfondito studio e di servirsi a tale scopo del contributo dei gruppi e di singoli parlamentari.
E poiché ho fatto menzione di problemi che già formarono oggetto di meditata riflessione da parte del mio illustre predecessore, desidero in questo momento inviare all'onorevole Giovanni Leone, cui mi legano vincoli di fraterna amicizia e che per oltre otto anni fu nostro Presidente e seppe ricoprire l'alto ufficio con impareggiabile competenza e con assoluta abnegazione, un saluto fervido e commosso. (Vivissimi applausi). In questo mio sentimento, pervaso di umana emozione, si rispecchia anche quello dell'Assemblea, dei colleghi dell'Ufficio di presidenza, con la maggior parte dei quali l'onorevole Leone condivise una cara dimestichezza di lavoro e di amichevoli rapporti; di tutti i dipendenti della Camera, dal segretario generale, che è il più elevato in grado, al più giovane dei commessi.
Onorevoli colleghi! In questo momento solenne il mio pensiero si eleva al Presidente della Repubblica, che rappresenta l'unità nazionale e, quale supremo custode della Costituzione, è garante della intangibile qualificazione democratica del nostro paese; un vivo saluto invio al Presidente del Senato e ai componenti di quel consesso, cui ci unisce un comune impegno di armonica collaborazione nella complessa attività legislativa; al Governo, cui incombe il dovere di amministrare il paese, valutando le esigenze che emergono in una società in rapida evoluzione e in profonda trasformazione; alla Corte costituzionale, che ha acquisito vigoroso prestigio per una giurisprudenza in cui tralucono la dottrina e la equilibrata sapienza della nostra tradizione giuridica; alla magistratura di ogni ordine e grado, dalle cui file mi onoro di provenire e a cui va il mio commosso e grato sentimento; alle forze armate, simbolo dell'eroismo del nostro popolo e della fedeltà posta al servizio dello Stato.
Un saluto caloroso intendo poi indirizzare alla stampa parlamentare, cui è affidata la delicata ed insostituibile funzione di informare la pubblica opinione con oggettiva aderenza al «fatto» e alla «notizia» di rilievo politico senza deformarne il profilo sostanziale.
Con la più viva cordialità rivolgo il mio saluto ai colleghi dell'Ufficio di presidenza, la cui collaborazione, oltre che utile, mi sarà indispensabile; e, infine, esprimo il più vivo apprezzamento della Camera a tutto il personale dipendente, dal segretario generale, che è l'animatore vigile ed accorto di un'agile, ma pur complessa macchina burocratica ad altre non assimilabile per la peculiarità e il livello delle prestazioni, al più modesto e giovane subalterno, cui si richiede talvolta una instancabile ed eccezionale abnegazione.
Onorevoli colleghi, prendendo possesso di questo alto ufficio sento di potervi assicurare che nel dirigere i vostri dibattiti e nel regolare i vostri lavori sarò guidato da rigorosa imparzialità, tenendo ben presente che il Presidente deve essere garante del legittimo esprimersi della volontà della maggioranza; ma, a meglio qualificare la purezza democratica dell'alta funzione presidenziale, varranno la misura, l'equilibrio e al tempo stesso l'impegno nel tutelare i diritti delle minoranze.
Tali espressioni potrebbero apparire formali e rituali e, quindi, prive dell'impegno etico da esse sottinteso: da parte mia, sento di averle pronunciate con l'accento di una ardente e inderogabile professione di fede. (Vivissimi, generali applausi, cui si associano i giornalisti della tribuna stampa).