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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Enrico De Nicola

XXV Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 27 giugno 1920

Presidente. (Segni di vivissima attenzione) Onorevoli colleghi, la trepidanza, che vinse gli animi di tutti gli uomini preclari, cui toccò il sommo onore di dirigere i lavori parlamentari del nostro Paese, diventa per me profonda invincibile emozione, perché so di non avere alcun titolo per meritare la vostra benevolenza e per invocare la vostra fiducia.
Il largo suffragio, onde avete voluto chiamarmi a questo altissimo seggio, onorato fino a ieri dal forte intelletto e dalla calda eloquenza di Vittorio Emanuele Orlando (Applausi), non deve essere altrimenti spiegato se non col proposito di dimostrare come, in una Camera eletta con l'equa rappresentanza di tutte le classi e di tutti i partiti, parlamentari eminenti possano alternarsi, nell'esercizio delle più delicate funzioni, con modesti colleghi, se una sola ambizione li accomuni: quella di compiere, con tutte le energie di cui sono capaci, il loro dovere, se una sola fede li avvinca: quella nell'avvenire e nella grandezza d'Italia. (Applausi).
Non mi nascondo le responsabilità che assumo, le difficoltà che affronto; ma mi sorregge una speranza e mi conforta un pensiero.
Mi sorregge la speranza che le tumultuarie manifestazioni, inevitabili, anche se eccessive, in un primo periodo di discussioni parlamentari, all'indomani di una lotta elettorale combattuta per la prima volta non fra candidati, che non si ritrovano insieme nell'Assemblea legislativa, ma fra partiti ben delineati e agguerriti, cedano il posto, allorché vi accingerete ad un lavoro assiduo e proficuo, a dibattiti alti e sereni, nei quali da nessuna parte e per nessun motivo l'invettiva si sostituisca alle ragioni e la violenza soffochi la libera espressione di opposte tendenze e di contrastanti opinioni.
(Applausi).
Mi conforta il pensiero che, a traverso le più disparate concezioni politiche ed i più vivaci dissensi di propositi e di idee, nessuno potrà mai dimenticare, al di sopra di tutte le competizioni e al di fuori di ogni dissidio, il sentimento di reciproco rispetto, che è fondamento e condizione di ogni convivenza civile, e l'affetto filiale, che dovrà essere tanto più pavido e tenero per la terra, che fu la nostra culla e raccoglie le tombe dei nostri cari (Benissimo!) quanto più grave è la crisi, che la insidia e la tormenta.
I problemi che con sagace giudizio dovete esaminare e con pronta fermezza dovete risolvere, sono molteplici e complessi, perché tendono alla ricostruzione della vita stessa della Nazione, il cui disagio deriva non da dissolvimento delle energie vitali del nostro popolo meraviglioso, a cui, son certo, dal petto di ciascuno di voi sale il verso accorato del Poeta: O popolo d'Italia, vita del mio pensiero! ma della stessa sua esuberanza di vita, ché anela a profonde trasformazioni politiche e sociali, entro i limiti delle nostre istituzioni democratiche, le quali consentono ogni forza di rinnovamento e di espansione e non si oppongono a ogni più audace riforma. (Applausi).
Con le opere più che con le parole, di cui spesso si abusa, con i fatti più che con i discorsi, di cui troppo ci compiacciamo, quel disagio, che corrode l'anima nazionale, deve essere lenito, sostituendo alle lotte sterili o dannose quelle più nobili e più degne del graduale progresso e del fecondo lavoro. (Vive approvazioni).
«Il Parlamento, presidio di ogni libertà, difesa e garanzia di tutte le istituzioni democratiche, deve essere oggi più che mai circondato dalla fiducia del Paese». Con queste parole salutava l'alba della XXV Legislatura il Capo dello Stato, al quale nessun omaggio potrà giungere più gradito che la promessa di non dimenticare il suo monito, l'assicurazione che pur dissentendo nelle forme e nei mezzi tutti noi ci inspireremo soltanto ai supremi interessi del Paese (Benissimo! Bravo!); il proponimento di consacrare le nostre energie, la nostra vita stessa all'adempimento del difficile mandato, di cui siamo orgogliosi di essere stati investiti in questa ora decisiva della storia d'Italia. (Approvazioni).
Se qualcuno, fuori o dentro i confini, crede o spera che le lotte interne, a cui abbiamo assistito, ed a cui ancora assisteremo, possano affievolire la voce di una Nazione, che col sangue generoso de' suoi figli ha riconsacrato il diritto di vivere e di progredire, riceverà dalla italica fierezza delle stesse minoranze il più amaro disinganno e la più solenne smentita.
(Vivissimi prolungati applausi).
Il mondo è dei pazienti, disse uno dei fondatori della grande democrazia americana; e noi sapremo, con sforzo vigile e diuturno, curare le nostre ferite, risanare i nostri mali, ricostruire le nostre fortune. (Benissimo!) Spetta a me, onorevoli colleghi, l'incomparabile onore di essere l'eletto fra Voi in questo importante periodo della vita nazionale. Con perfetta lealtà e con grande devozione occuperò il posto, a cui mi avete chiamato, dimenticando di militare in una delle parti politiche della Camera; tutelando il diritto di ognuno, che deve trovare nel diritto altrui l'insuperabile barriera e nella austera intangibile dignità dell'Assemblea l'unico ostacolo (Approvazioni); intervenendo, arbitro inflessibile e imparziale, nell'interpretazione e nell'applicazione del regolamento che voi imponeste a voi stessi; dando alle discussioni quel ritmo rapido e sereno, che i tempi reclamano e il Paese aspetta; ma, soprattutto, facendo assegnamento sulla vostra collaborazione, sul vostro senso di responsabilità e sul vostro spirito di tolleranza. (Vive approvazioni).
Nell'esercizio delle mie funzioni una sola idea mi sarà monito e guida: di poter dire, allorché vi rimetterò il mandato, che, se involontari errori commisi, non mi resi mai indegno della vostra fiducia, perché non venni mai meno ai miei più sacri doveri. (Benissimo!) Con questi sentimenti, di cui la gratitudine è malleveria e suggello, Vi invito onorevoli colleghi, a proseguire i Vostri lavori. (Vivissimi, generali e prolungati applausi - Gli onorevoli ministri e moltissimi deputati si recano a congratularsi con l'onorevole Presidente).