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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Enrico De Nicola

XXVI Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 14 giugno 1921

Presidente. (Segni di vivissima attenzione) Onorevoli colleghi! Richiamato dalla vostra benevolenza alla suprema direzione dei lavori parlamentari, sento che l'anima trema di commozione perché so quanto alto sia l'onore che mi avete conferito e quanto arduo l'adempimento del mio antico e nuovo dovere.
Del lusinghiero attestato di simpatia e di fiducia che la vostra votazione mi ha recato, io vorrò sdebitarmi non con calde parole di riconoscenza, benché irrefrenabili mi prorompano dal cuore, ma con la solenne riaffermazione della mia più rigida imparzialità, con la promessa devota del più infaticabile zelo, con l'oblìo completo di ogni passione di parte, col fermo proposito di garantire la più ampia libertà di parola - che deve essere tanto più religiosamente ascoltata quanto meno interpreta i nostri sentimenti e quanto più dalle nostre idee si allontana (Vivi applausi) - con la inflessibile volontà di difendere ad un tempo il diritto di ognuno degli eletti (Vivissimi prolungati applausi) e l'inviolabile prestigio dell'Assemblea, dalla quale devono partire per il Paese, non funesti esempii di indisciplina (Vivi applausi), di intolleranze, di aspri dibattiti, ma utili insegnamenti di austera moderazione, di assiduo lavoro, di dissensi fecondi, di alta educazione civile.
(Vivissimi generali applausi).
Ai colleghi delle provincie non conquistate ma ricongiunte all'Italia io sono fiero di rivolgere, in vostro nome, un deferente saluto di solidarietà e un fervido augurio di bene. (Vivissimi applausi). Essi, che attraverso l'invocazione delle gloriose tradizioni di Roma ottennero ier l'altro l'augusto affidamento della cura più gelosa e del più profondo rispetto per quanto attiene alla coscienza nazionale di popolazioni di diverse razze e di lingue diverse (Vivissime approvazioni) fatalmente confuse sulle nostre naturali frontiere (Benissimo!), troveranno nel Parlamento il presidio di ogni libertà, la tutela di ogni sacro diritto (Vive approvazioni), la espressione più alta della sovranità popolare, la difesa e lo scudo di ogni causa nobile e degna. (Vivissimi generali prolungati applausi).
«L'Italia è finalmente una e libera: non dipende che da noi farla grande e felice». Così ammonì, cinquanta anni or sono, il primo Re della Nazione risorta; così devono esclamare, oggi, con più giusta ragione e con più legittimo orgoglio, quanti sentono la sublime religione dell'intelletto e del cuore per la nostra terra, invidiata e insidiata nei secoli per il suo incanto e per la sua storia. (Vivissime approvazioni - Applausi).
Inaugurando la XXVI legislatura, il Capo dello Stato, il cui nome quattro lustri di regno resero simbolo di lealtà e di onore (Vivissimi prolungati applausi - Grida ripetute di: Viva il Re!), al quale rivolgo il mio pensiero devoto, tracciava il programma dei vostri lavori, additava al vostro esame i problemi più urgenti, vi invitava a riordinare le forze economiche deviate e disperse. Ma se è vero che le riforme utili e durevoli sono quelle promosse e attuate in tempi sereni e tranquilli, condizione e premessa indispensabile della gigantesca opera di riordinamento e di ricostruzione, a cui dovete consacrarvi con rinnovata lena, è la tregua negli spiriti, il ritorno della fratellanza e dell'amore là dove oggi diffondono sinistri bagliori le fiamme del rancore e dell'odio (Approvazioni), la fine di lotte fratricide e di civili discordie (Vivissimi applausi), di azioni e di reazioni violente, che rappresentano la più triste e la meno degna commemorazione del padre della nostra lingua, del precursore della nostra stirpe, che scrisse col sangue del cuore esulcerato i versi immortali del poema divino. (Vivissimi generali applausi).
Leviamo i nostri sentimenti all'altezza dei nostri destini. Non dimentichiamo le nostre virtù per ricordare i nostri errori ed esagerare i nostri difetti.
Ripensiamo spesso, per emendarci e per rinnovarci, alle severe parole che il martire glorioso di Trento, dinanzi al quale si inchina reverente l'anima della Nazione e i cuori si accendono di idealità purificatrici (Vivissimi generali prolungati applausi), ci lasciò quasi come un amaro rimprovero: «In Italia le varie classi sociali - malgrado tutta la nostra grande democrazia - non si conoscono abbastanza: troppo spesso si guarda con sdegno dall'alto in basso e con livore del basso in alto». (Vive approvazioni).
Separiamoci pure sulle singole questioni e per la soluzione dei vari problemi sociali, perché la politica senza lotte di programmi e senza contrasti di idee diventa sterile giuoco parlamentare e mortifica il valore delle stesse istituzioni rappresentative (Vive approvazioni), ma stringiamoci in un sentimento comune e in una sola volontà per assicurare al popolo italiano una esistenza prospera e vigorosa. (Approvazioni). Ci dividano pure i partiti, senza i quali non vi è progresso, ma ci avvinca la fede in noi stessi, in noi soli, nelle nostre forze, nel nostro avvenire. Raccogliamoci nel lavoro fecondo e nella pace operosa con fraternità di intenti, con giustizia di metodi, con parità di diritti, con concordia di animi, con nobiltà di fini. (Benissimo!) Quando si è saputo soffrire si sa volere: e noi che molto abbiamo sofferto in duri sacrifizi e in attese pazienti, avremo la inesprimibile gioia di vedere coronata dalla più pura delle forze, quella che promana dal lavoro, la Nazione unificata e redenta e di assistere alle prime luci della nuova aurora di una quarta civiltà italica. (Approvazioni).
Grande è il Vostro compito per la ricostruzione delle fortune nazionali: grande sarà il vostro onore se saprete affrontarlo con rapidità e assolverlo con fortuna.
Il problema economico-finanziario è minaccioso, come l'enigma tebano: se non si scioglie, si muore; ma voi saprete risolverlo con sagacia e con giustizia, e l'Italia riaffermerà all'Europa - talvolta diffidente o immemore - (Vivi applausi) il suo diritto, che è imprescrittibile (Applausi), la sua gloria, che è immortale, la sua missione, che è eterna. (Vive approvazioni).
La questione sociale assume nuovi connotati e contenuto diverso; e voi mostrerete al mondo che l'Italia, pur non rifiutando gli esempi che le vengono dall'Estero, si accinge anche ad offrirne. (Benissimo!) Tutte le classi sociali reclamano ordine e progresso; e a tutti i popoli, che noi ci ostiniamo a ritenere in condizioni migliori delle nostre, dimentichi che «hanno chi un male chi un altro; ma proprio felice nessuno è di quant'uomini il sole alto contempla quaggiù» - voi mostrerete che l'Italia vuole svolgere, con serenità e con fermezza, l'opera sua benefica di pace e di giustizia - chiusa e protetta oramai entro le Alpi e il Mare, cioè entro i confini che Giuseppe Mazzini diceva segnati dal dito di Dio per un popolo di giganti. (Applausi).
Con questi voti che devono riscaldare i nostri animi e guidare i nostri passi, con la stessa fede che diede alla gente italica i numi tutelati dell'Arte, della Scienza e della Politica, con l'orgoglio comune per l'opera storica, più che parlamentare, dal destino a noi affidata, io Vi invito, Onorevoli Colleghi, a iniziare i vostri lavori, col grido che incarna la nostra vita stessa: Viva l'Italia! (I ministri e i deputati in piedi plaudono lungamente e reiteratamente - Grida ripetute di: Viva l'Italia!)