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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giovanni Leone

Nasce a Napoli il 3 novembre 1908
Deceduto il 9 novembre 2001
Laurea in giurisprudenza e scienze politiche e sociali; avvocato, docente universitario.

Biografia

Nasce a Napoli il 3 novembre 1908. A soli ventuno anni si laurea in giurisprudenza all'università di Napoli, dove, l'anno successivo, consegue anche la laurea in scienze politiche e sociali.
Dopo gli studi si dedica all'attività forense e a quella accademica. Formatosi alla scuola di Eduardo Massari, Leone esercita la professione di avvocato, collaborando inizialmente allo studio di Enrico De Nicola, due figure che eserciteranno grande influenza sulla sua formazione umana e intellettuale, oltre che tecnico-giuridica.
In breve tempo diventa uno dei protagonisti del foro napoletano e dopo aver conseguito la libera docenza in diritto e procedura penale, vince nel 1936 il concorso per professore ordinario ed è chiamato ad insegnare prima a Messina, poi a Bari e infine a Napoli. Presidente del gruppo italiano della Association Internationale de Droit Pénal, pubblica in quegli anni un numero rilevantissimo di opere di diritto penale, nelle quali l'apporto scientifico assume valenza decisamente innovativa per i profili sostanziali e ancor più per quelli processuali. Nello stesso periodo contribuisce alla redazione del codice della navigazione.
Durante la guerra diventa magistrato del tribunale militare di Napoli con il grado di tenente colonnello. Dopo l'armistizio si adopera per la liberazione di prigionieri e disertori, per proteggerli da gravi rappresaglie o dalla prigionia tedesca.
Si iscrive alla Democrazia cristiana e ne diventa segretario, per la città di Napoli, nel 1945. Al I congresso nazionale del partito, nel 1946, sostiene la tesi della neutralità rispetto al referendum istituzionale.
Il 2 giugno 1946 è eletto deputato all'Assemblea costituente. Per le note competenze giuridiche entra a far parte della Commissione per la Costituzione, incaricata di redigere il testo del progetto e del Comitato dei diciotto, responsabile del coordinamento delle proposte presentate.
Membro della II Sottocommissione per l'organizzazione costituzionale dello Stato e relatore per i titoli riguardanti la magistratura e la Corte costituzionale, Leone fornisce un contributo rilevante all'elaborazione della Carta fondamentale, sia in termini strettamente tecnici, sia attraverso un atteggiamento costante di ricerca dei punti di incontro tra le diverse posizioni politiche.
Dal 1948 al 1963 è eletto ininterrottamente alla Camera dei deputati fino alla nomina a senatore a vita. Piuttosto estraneo alla lotta tra le correnti all'interno della DC, Leone continua ad affiancare all'impegno politico l'esercizio della professione di avvocato e la docenza universitaria.
Nel 1950 assume la carica di Vicepresidente della Camera ed è riconfermato in tale incarico nel 1953. Dopo l'elezione di Giovanni Gronchi alla Presidenza della Repubblica, il 10 maggio 1955 è eletto Presidente della Camera. Riconfermato Presidente nel 1958 e nel 1963, permane, quindi, nella carica per otto anni consecutivi fino al giugno 1963, dimostrando una notevole capacità di governo delle dinamiche parlamentari ed un grande rispetto delle regole del confronto democratico.
Dopo le elezioni politiche del 1963 le trattative per la formazione del nuovo Governo si arenano a causa delle profonde divergenze tra democristiani e socialisti sui contenuti programmatici del futuro Esecutivo. La mancata ratifica da parte del Partito socialista dell'accordo faticosamente raggiunto tra i principali esponenti democristiani, repubblicani, socialdemocratici e socialisti, rende necessaria una tregua tra le forze politiche, che induce Moro a rimettere il mandato di formare il Governo nelle mani del Capo dello Stato. Segni affida a Leone l'incarico di formare un nuovo Governo con un compito definito nei contenuti e nei tempi. Leone costituisce un Esecutivo monocolore, formato cioè da soli democristiani, definito "governo-ponte", che ottiene in Parlamento la fiducia della DC e conta sull'astensione dei socialisti, dei socialdemocratici e dei repubblicani.
Nel novembre dello stesso anno, dopo l'approvazione dei bilanci, ritenendo esaurito il compito che il Governo si era prefisso all'atto della costituzione e avendo assicurato alle forze politiche l'auspicata tregua, Leone rassegna le dimissioni del proprio Ministero.
Il prestigio personale di Leone, che non conta sul sostegno di una corrente precisa all'interno del suo partito, ne esce rafforzato al punto che nel 1964 è il candidato ufficiale della DC alla Presidenza della Repubblica e nel 1967 il Presidente Saragat lo nomina senatore a vita per altissimi meriti in campo scientifico e sociale.
La capacità di coniugare la propria appartenenza politica con le ragioni istituzionali è alla base della sua seconda esperienza di governo.
Nel giugno 1968 viene a crearsi un nuovo momento di impasse tra le forze politiche. Il Presidente della Repubblica Saragat affida a Leone l'incarico di formare un Governo che, in attesa di un chiarimento tra i partiti di centro-sinistra, porti a compimento i provvedimenti più urgenti per il Paese. Leone costituisce il suo secondo Governo monocolore, che resta in carica fino alle dimissioni presentate a novembre dello stesso anno.
Va anche ricordata l'importante attività di mediazione che Leone è chiamato a svolgere durante l'iter di approvazione parlamentare della legge sul divorzio (1970). Attraverso l'approvazione di emendamenti che contribuiscono a definire un istituto giuridico più equilibrato, Leone riesce a varare un'ipotesi di compromesso tra le posizioni più rigide del fronte antidivorzista e quello divorzista.
Continua la carriera universitaria e svolge un'intensa attività forense fino all'elezione alla Presidenza della Repubblica, avvenuta il 24 dicembre 1971.
Dopo il tramonto della candidatura di Fanfani, al ventitreesimo scrutinio, con 518 voti su 996, Leone è eletto Capo dello Stato, raccogliendo il consenso dei democratici cristiani, dei socialdemocratici, dei liberali e dei repubblicani. In questa occasione non mancano alcune polemiche generate dalla probabilità che sul suo nome siano confluiti voti espressi da esponenti del Movimento sociale.
Durante il mandato presidenziale fronteggia passaggi particolarmente delicati della vita istituzionale, politica e sociale del Paese: dalla necessità di ricorrere per la prima volta allo scioglimento anticipato delle Camere nel 1972 al rapimento di Aldo Moro nel 1978.
Dopo i primi anni di mandato si diffondono insistenti contestazioni al suo operato e a quello di persone a lui vicine in relazione al presunto coinvolgimento in episodi di corruzione. L'apposita Commissione inquirente dimostrerà la totale estraneità del Presidente ai fatti contestati.
Il Presidente Leone, all'indomani dell'assassinio di Aldo Moro e degli esiti referendari relativi al finanziamento pubblico dei partiti, verificato il venir meno dell'appoggio del suo partito, la sera del 15 giugno 1978, a soli sei mesi dal termine del mandato, rassegna le dimissioni. Nel messaggio televisivo agli italiani ribadisce di aver «servito il Paese con correttezza costituzionale e con dignità morale».
Dopo un primo periodo di vita strettamente privata, Leone torna ad assicurare un contributo di particolare rilievo, attraverso gli studi giuridici e la partecipazione ai lavori parlamentari in qualità di senatore a vita, al tema della riforma dei codici e dell'amministrazione della giustizia.
Non manca di battersi attraverso interviste e scritti, oltre che in sede giudiziaria, per vedere pienamente affermato il riconoscimento della correttezza degli atti compiuti da Capo dello Stato.
Muore a Roma il 9 novembre 2001

II Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 10 maggio 1955

Giovanni Leone, già Vicepresidente dell'Assemblea di Montecitorio, è eletto Presidente della Camera dei deputati il 10 maggio 1955, con 311 voti su 552 votanti, in sostituzione di Giovanni Gronchi, divenuto Presidente della Repubblica. Nella stessa seduta pronuncia il discorso di insediamento, nel quale si impegna ad assolvere alle funzioni presidenziali con impegno e rigore, non avendo altra direttiva che l'osservanza fedele del Regolamento. Richiama i deputati al dovere di collaborare, nell'interesse della democrazia, al consolidamento del prestigio del Parlamento, dimostrando dedizione totale agli interessi del Paese. Dedica, inoltre, la seconda parte del discorso alla figura del suo predecessore, del quale ricorda in particolare «l'aperta sensibilità per la questione sociale », l'intelligenza fervida e vivace, oltre che la lunga e intensa esperienza politica. Coglie, infine, l'occasione per ricordare l'imparzialità e l'equilibrio del biennio presidenziale di Enrico De Nicola e la profonda cultura, oltre all'austerità di vita e di lavoro, del settennato presidenziale di Luigi Einaudi.

III Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 12 giugno 1958

Nella seduta inaugurale della III legislatura Giovanni Leone è riconfermato Presidente della Camera dei deputati, con 320 voti su 543 votanti. Nella stessa seduta si rivolge all'Assemblea, interpretando la propria rielezione come riconoscimento dei deputati alla rigorosa imparzialità che ha costantemente guidato la sua attività di Presidente della Camera nella precedente legislatura. Richiama poi l'attenzione dell'Aula sulla necessità di contemperare l'esigenza di adeguati tempi di riflessione nelle decisioni parlamentari con quella di maggiore sollecitudine, auspicata dall'opinione pubblica. In tale equilibrio vanno tenuti in seria considerazione altri doveri del parlamentare, come quello di avere un frequente contatto con l'elettorato che, oltre a essere giudice dell'operato dei rappresentanti in Parlamento, è anche «permanente fonte di ispirazione e di controllo». In questo modo si può evitare, secondo Leone, la pericolosa cesura tra Paese reale e Paese legale. Auspica, quindi, un'organizzazione dei lavori comprensiva di interruzioni finalizzate a consentire l'adempimento dei compiti collaterali all'attività parlamentare e un più efficace coordinamento dei lavori con l'opera del Governo.

IV Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 16 maggio 1963

Nella seduta inaugurale della IV legislatura Giovanni Leone è confermato, per la terza volta, nella carica di Presidente della Camera dei deputati, con 346 voti su 580 votanti. Subito dopo l'elezione dell'Ufficio di Presidenza, Leone rivolge all'Assemblea il tradizionale discorso di insediamento, nel quale esprime il proprio giudizio positivo sul lavoro compiuto nelle precedenti legislature, sottolineando al contempo la necessità di diffondere nella società italiana la «coscienza dell'insostituibilità del sistema parlamentare» e di radicare una «fiducia convinta » verso gli istituti democratici. Per raggiungere questo scopo il Presidente ritiene non più dilazionabili i problemi relativi alla funzionalità dell'Assemblea, i cui metodi di lavoro richiedono di essere rivisti e adeguati, a partire dalla regolamentazione dei tempi degli interventi. Si impegna, quindi, a sottoporre alla Giunta per il Regolamento le proposte che sono state oggetto di studio nel corso della III legislatura.