Vai al sito parlamento.it Vai al sito camera.it

Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Adriano Mari

Nasce a Firenze il 6 dicembre 1813
Deceduto a Fiesole (Firenze) il 24 luglio 1887
Laurea in Giurisprudenza; Avvocato

Biografia

Nasce a Firenze, dove la famiglia si è trasferita da Livorno, il 16 dicembre 1813. Compiuti gli studi liceali a Firenze, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Pisa, ed entra in contatto con gli ambienti liberali che gravitano intorno all'ateneo. Nel 1831 aiuta alcuni patrioti modenesi a fuggire in Toscana e per questa ragione viene arrestato.
Nel 1834 consegue la laurea in giurisprudenza e si avvia con successo alla professione forense. Nel marzo 1848 assume la gestione dello studio dell'avvocato Andreucci, chiamato a far parte del Consiglio di Stato della Toscana.
Ritorna negli stessi anni all'impegno politico. È eletto deputato al Consiglio generale della Toscana, che si riunisce per la prima volta il 26 giugno 1848.
Si attesta su posizioni moderate e si oppone al governo formato da Montanelli e Guerrazzi nell'ottobre 1848. Nel 1849 è eletto alla Costituente toscana, ma con la restaurazione lorenese si allontana dalla vita politica per tornare all'attività forense, assumendo in particolare la difesa di imputati accusati di reati politici e religiosi.
Al tempo della seconda guerra d'indipendenza Mari non si schiera con quanti chiedono il ripristino delle istituzioni costituzionali, ritenendo invece necessario l'allontanamento dei Lorena dal potere. Il 27 aprile 1859, dopo la cacciata di Leopoldo II, partecipa ai lavori della Commissione per la riforma del codice penale.
Il 25 marzo 1860, dopo i plebisciti che confermano l'annessione della Toscana al Regno di Sardegna, è eletto alla Camera dei deputati nel collegio di Legnaia. In Parlamento siede a destra ed è vicino a Cavour e Ricasoli.
Nelle tre successive elezioni del 1861, 1865 e 1867 è eletto nel collegio di Campi Bisenzio.
Nel corso della sua carriera parlamentare è eletto per la prima volta alla carica di Presidente della Camera dei deputati il 6 dicembre 1865. È di nuovo eletto il 18 dicembre dell'anno successivo, restando in carica solo due mesi, a causa della chiusura della sessione. Viene riconfermato alla presidenza il 27 marzo 1867.
Lascia il suo posto in Parlamento per accettare l'incarico di Ministro di grazia e giustizia e dei culti nel Governo guidato da Menabrea ed è guardasigilli dal 27 ottobre 1867 al 5 gennaio 1868. Pochi, intensi mesi, durante i quali firma il mandato di arresto nei confronti di Giuseppe Garibaldi, per i fatti di Mentana.
Tornato in Parlamento, è di nuovo eletto alla Presidenza dell'Assemblea il 25 novembre 1868.
La sconfitta elettorale intervenuta nel novembre 1870 non lo tiene a lungo lontano dalla Camera, perché l'8 gennaio 1871 vince le elezioni suppletive del collegio di Firenze IV, dove si ripresenta ed è eletto nella XII, nella XIII e nella XIV legislatura.
Nel marzo 1876, alla caduta della destra, svolge la sua opposizione, oltre che dal seggio di parlamentare, nella veste di presidente della fiorentina Associazione costituzionale.
In questi anni si manifestano i primi episodi di una malattia cardiaca che lo costringe a rallentare i ritmi serrati delle sue attività: quella politica, svolta anche nel consiglio comunale e in quello provinciale di Firenze, quella forense e quella di consigliere di amministrazione della Società strade ferrate dell'Alta Italia.
Sul finire degli anni '70 si impegna a fondo sulla cosiddetta "questione di Firenze", relativa al dissesto finanziario del comune a seguito delle ingenti spese sostenute per il trasferimento della capitale e per il mancato incasso dei crediti nei confronti del precedente governo lorenese.
Nel 1878 si adopera per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta alla Camera sulle condizioni finanziarie del comune di Firenze e si batte per l'approvazione di un provvedimento di risanamento del debito del comune.
Il 26 novembre 1884 è nominato senatore, ma le sue condizioni di salute non gli consentono di partecipare con assiduità ai lavori parlamentari.
Conclude la sua vita vicino Fiesole, nella sua proprietà di Vill'Alta, dove muore la notte del 24 luglio 1887.