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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Urbano Rattazzi

IV Legislatura del Regno di Sardegna

Tornata del 12 maggio 1852

Presidente. (Movimento di viva attenzione) Onorevoli colleghi! Le prime parole per me pronunziate da questo seggio debbono essere intese ad esprimervi quelle grazie, che io so e posso maggiori, per l'onore che a voi piacque, sopra ogni mio merito, di conferirmi chiamandomi all'ufficio altissimo di presiedere alle vostre deliberazioni. Soddisfatto questo debito della mia riconoscenza, come potrei non correre tosto col pensiero e col detto a quella dolorosa rimembranza che in quest'ora occupa senza fallo la mente di ciascheduno di noi? (Bravo!) Ciascheduno di noi ripensa con mestizia che l'elezione cui si procedette ieri in quest'Aula non prese occasione da alcune delle ordinarie vicende delle nostre funzioni politiche, non da alcun trionfo di uno sopra un altro partito; ma sì da subitaneo ed irreparabile effetto di una forza ben altrimenti inesorabile ne' suoi trionfi. Un'acerbissima perdita vedovava non ha guari questo Seggio di quell'uomo, che i nostri suffragi ripetutamente sentenziarono degno di essere preposto a moderatore delle nostre discussioni, e che per naturale attitudine e per perizia acquistata nel non breve esercizio della sua carica, sapeva adempiere gli obblighi e superarne le difficoltà, per modo da lasciare desiderio di sua presenza in questo consesso, e da rendere a me, per la memoria dell'esempio recente, più malagevole l'impresa, già tanto ardua in sé, di corrispondere non indegnamente a quella fiducia onde vi piacque onorarmi. Della quale fiducia, se io vado ripensando meco medesimo le cagioni, non mi vien fatto di vederne alcuna che io reputi sufficiente, tranne la benevolenza vostra; imperocché delle altre, che per avventura io potessi in me riconoscere, io non ne scorgo pur una che per qualità e per grado non mi sia comune con altri molti di voi. Tra queste ragioni, mi sia lecito oggi di ricordare la fede salda ed inconcussa che io ripongo nei principii onde s'informano le nostre libere istituzioni, la mia devozione al trono costituzionale, e il desiderio vivissimo, e la non dubbia speranza che io nutro che questi principii siano promossi ed applicati, e questo trono circondato ogni giorno di nuovo lustro e splendore. Procacciare questo effetto tanto desiderabile si aspetta principalmente al vostro patriottismo operoso, al quale unirò tutte le forze che sono in me, e tutto lo zelo di cui sono capace. In questo modo sarà sempre più cementata quell'unione che ha base inconcussa nella lealtà e magnanimità del principe, nella saviezza e prudenza dei poteri dello Stato e nella fede della nazione. Senza che io stia qui a ricordarle, bene vi affermo, onorevoli colleghi, che le parti tutte del mio arduo ufficio sono presenti al mio spirito, tanto che io già dispererei di poterle tutte adempiere siccome è debito, se non pigliassi sicurezza, che alla mia insufficienza sarà per supplire l'efficacia del vostro concorso. E invero, le molte difficoltà inerenti a questo nuovo mio grado saranno attenuate al possibile da quella gravità di contegno che sempre presiede alle vostre deliberazioni, e da quel sentimento di urbanità e convenienza che mai non fallisce ad alcuno di voi, onde questo Parlamento, abbenché d'età giovanissimo, già salì in fama di maturo e provetto. Ora, da questo vanto che ci appartiene, io sento, onorevoli colleghi, quanto s'accresca il decoro del grado che mi conferiste, e insieme con esso il debito della mia gratitudine; alla quale, come sarà pari il mio buon volere, così io mi auguro che siano per esserle non inferiori le mie deboli forze. (Vivi segni di approvazione)