L'elezione di Pier Dionigi Pinelli a Presidente della Camera, avvenuta il 29 dicembre 1849 al primo scrutinio con 79 voti su 125, segna l'affermazione di una maggioranza moderata che aspira ad avviare uno sviluppo delle istituzioni parlamentari nel solco di una rigida fedeltà allo Statuto, rompendo con le posizioni della sinistra liberale e mazziniana, favorevoli ad un'immediata ripresa del processo unitario. Nel discorso di insediamento, Pinelli richiama la necessità di evitare gli estremismi e di favorire una dialettica tra l'area conservatrice e quella progressista che si svolga entro i confini tracciati dal Regolamento della Camera.
Nel secondo periodo della prima sessione (5-19 novembre 1850) Pinelli è confermato alla Presidenza della Camera con 66 voti su 110 votanti e nella stessa seduta pronuncia una breve allocuzione.
Il 23 novembre 1850 Pier Dionigi Pinelli, autorevole interprete delle posizioni moderate che hanno portato alla formazione del Governo d'Azeglio, è rieletto alla Presidenza della Camera, con 71 voti su 117 votanti. Rinuncia a svolgere un vero e proprio discorso di insediamento, rimandando al breve intervento svolto dal Presidente provvisorio, Bernardino Bertini, che ha richiamato l'esigenza di porre al centro dei lavori parlamentari la questione del risanamento finanziario.
Rieletto alla Presidenza il 4 marzo 1852, con 86 voti su 123 votanti, Pier Dionigi Pinelli espone, nel suo discorso di insediamento, la necessità di una stretta applicazione del Regolamento, che consenta di rendere più spedita l'attività della Camera, e l'introduzione di nuove norme, relativamente al divieto di prendere più volte la parola in una discussione, alla presentazione degli emendamenti, alla puntualità delle sedute e ad altri aspetti dell'organizzazione della discussione. Giudicato unanimemente imparziale e scrupoloso, Pinelli muore in carica il 23 aprile 1852.