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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Alessandro Pertini

V Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 5 giugno 1968

Presidente. (Stando in piedi pronunzia il seguente discorso): Onorevoli colleghi, ho accettato l'incarico da voi affidatomi non con orgoglio, ma con trepidazione.
Nella mia tormentata vita mi sono trovato più volte di fronte a situazioni difficili e le ho sempre affrontate, credetemi, con animo sereno, perché sapevo che ero solo a pagare, solo con la mia fede politica e con la mia coscienza.
Adesso, invece, so che le conseguenze di ogni mia azione compiuta nella qualità di Presidente potrebbero riflettersi anche su di voi, sull'Assemblea tutta.
Questa consapevolezza della responsabilità, che mi deriva dalla carica conferitami, mi spinge a chiedere a voi, onorevoli colleghi, senza distinzione di parte, la vostra collaborazione. Posso chiedervela, perché voi potrete contare sulla mia assoluta imparzialità. Nell'esercizio della mia funzione dimenticherò i miei sentimenti e risentimenti politici per ricordarmi solo d'essere il vostro Presidente e di avere il preciso compito di osservare e fare osservare scrupolosamente il regolamento senza compromessi e senza discriminazioni.
(Vivi applausi).
Avrò bisogno di voi e mi considererò soltanto un primus inter pares.
Insieme dovremo operare per tenere sempre alto il prestigio del Parlamento e per dare vita ad una feconda azione legislativa, che corrisponda agli interessi del popolo italiano.
È quindi alla maggioranza e alle opposizioni che io mi rivolgo, perché debbo considerarmi Presidente di tutta l'Assemblea, anche di coloro che non hanno creduto di darmi il voto per ragioni, che, suppongo, trascendono la mia persona.
Per altro, in un sistema democratico, l'opposizione costruttiva è necessaria.
Molti anni fa, nella mia cella dell'ergastolo di Santo Stefano, mi capitò di leggere i discorsi pronunciati al Parlamento cisalpino da un artefice del primo Risorgimento, Camillo Benso di Cavour. Egli, un giorno, rivolgendosi al suo più tenace avversario, ebbe ad affermare: «Onorevole Valerio, io ho bisogno dell'opposizione, e se in questo Parlamento non esistesse, sarei io a crearla».
Saggia affermazione che indica la sostanza di una vera democrazia, la quale consiste appunto nel libero raffronto e nel civile contrasto di tutte le idee e di tutte le opinioni, anche le più opposte.
È solo questo raffronto, che può mettere in luce i lati negativi e le lacune delle diverse posizioni e può, quindi, fare prevalere la conclusione più giusta. Ed in questo raffronto sta pure la vitalità del Parlamento.
Onorevoli colleghi, forse taluno può trovare eccessiva questa mia costante esaltazione del Parlamento, ma io sono fermamente convinto che senza un libero Parlamento non si potrà mai avere una vera democrazia.
(Vivi applausi).
Molte critiche si muovono all'attività parlamentare. E noi siamo pronti ad ascoltarle e a prenderle in considerazione, perché grave errore di presunzione sarebbe il nostro, se le respingessimo considerandole qualunquistiche.
Così, una particolare attenzione va certamente riservata alla critica che da più parti, e non solo da oggi, viene mossa alla funzionalità dell'Assemblea.
È un rilievo politico avvertito da tutti i partiti in sede di presentazione dei programmi elettorali. I partiti si sono fatti interpreti di un diffuso stato di disagio della pubblica opinione di fronte a ritardi, a remore e, talvolta, a scarsa chiarezza nello svolgimento dei nostri lavori.
La Giunta per il regolamento sarà al più presto chiamata ad esaminare tutti i numerosi problemi connessi allo snellimento delle procedure di esame delle leggi. Scopo nostro essenziale deve essere quello di affrontare, discutere e risolvere i temi fondamentali legati allo sviluppo del paese.
Anche gli organi tradizionalmente destinati all'esame dei problemi riguardanti l'esercizio del mandato parlamentare - intendo riferirmi alle Giunte per le elezioni e per le autorizzazioni a procedere - dovranno essere ammodernati sulla base delle numerose proposte che la ventennale esperienza di alcuni dei loro più prestigiosi componenti ha finora soltanto consacrato agli archivi.
Inoltre, onorevoli colleghi, noi dobbiamo pensare di lavorare in una casa di cristallo. Da noi deve partire l'esempio di attaccamento agli istituti democratici e soprattutto l'esempio di onestà e di rettitudine. Perché il popolo italiano ha sete di onestà. Su questo punto dobbiamo essere intransigenti prima verso noi stessi, se vogliamo poi esserlo verso gli altri (Vivi applausi). Non dimentichiamo, onorevoli colleghi, che la corruzione è nemica della libertà.
E non dimentichiamo che i giovani ci stanno a guardare. Dobbiamo con la nostra attività di ogni giorno, con la nostra limpida condotta essere d'esempio ai giovani e far sì che essi, stimando i membri del Parlamento, al Parlamento guardino fiduciosi. Solo ottenendo la loro stima e la loro fiducia potremo esortarli, con la speranza d'essere ascoltati, a restare sul terreno democratico e ad avanzare democraticamente le loro proposte.
Dei giovani, onorevoli colleghi, dobbiamo preoccuparci. Se lasciamo che tra essi e noi si scavi un solco, potrebbero maturare giorni tristi per la patria, perche la gioventù di oggi è la classe dirigente di domani.
Ma i giovani si persuadano di questa verità: quando in un paese la libertà è perduta, tutto è perduto.
Noi anziani abbiamo vissuto e sofferto questa esperienza. Abbiamo percorso con la nostra gente tutto il cammino che dalle tenebre della dittatura ci ha portati alla luce della libertà. È, questo, un cammino cosparso di lacrime, di sangue, di rovine. Il prezzo pagato per riconquistare la libertà.
Non vogliamo che quella dura prova debba ripetersi per il nostro popolo; e la libertà, di cui il Parlamento è alto e sicuro presidio, dobbiamo essere pronti a difendere in ogni momento.
Ricordando la nostra lotta di allora, le sofferenze patite dagli italiani, sento d'interpretare il vostro pensiero, se da questo libero Parlamento, composto di liberi uomini, invio la nostra solidarietà a tutti coloro che, in ogni parte del mondo, si battono per la libertà. (Vivissimi applausi).
Guardano a noi i lavoratori del braccio e della mente. I loro problemi dobbiamo fare nostri, e cercarne la soluzione più giusta.
Una società democratica non può prescindere mai dalla condizione umana dei suoi membri, perché democrazia vuole dire anche giustizia sociale. E la condizione umana dei membri della società italiana deve essere tenuta presente in modo particolare da chi rappresenta il potere legislativo, cioè da noi, onorevoli colleghi. Così, senza alcuna pretesa, ho accennato ad alcune proposte riguardanti il funzionamento del Parlamento e ho brevemente detto quale dovrebbe essere il nostro compito. E penso che insieme potremo degnamente assolverlo nell'interesse del paese.
Prima di terminare invio il mio deferente saluto al Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat (Vivissimi, generali applausi), che regge la più alta magistratura dello Stato con fermezza, con nobiltà, con rettitudine. Un fervido augurio di buon lavoro vada all'altro ramo del Parlamento.
Il nostro riconoscente pensiero ai soldati d'Italia che hanno il nobile compito di difendere, qualora fosse necessario, il territorio della patria. (Vivi applausi).
Il mio saluto ai giornalisti della stampa parlamentare, che dobbiamo considerare nostri collaboratori, perché sono essi che fanno conoscere all'opinione pubblica la nostra attività. (Vivi applausi).
Cordialmente saluto tutto il personale della Camera, dal Segretario e Vicesegretario generale al più giovane dei commessi. Il nostro plauso a questi bravi dipendenti, intelligenti e preparati che sotto la guida del dottor Francesco Cosentino si prodigano senza risparmiarsi per agevolare il nostro compito di parlamentari. (Vivi, generali applausi).
Un ultimo saluto, ma del tutto particolare. È un saluto affettuoso ad un amico a me tanto caro, al Presidente Brunetto Bucciarelli Ducci, che con assoluta onestà e con imparzialità ha per anni retto la Presidenza della Camera dei deputati. (Vivissimi, generali, prolungati applausi). Egli ha lasciato il suo posto con la stessa dignità con cui l'aveva assunto. La fraterna collaborazione con lui resterà uno dei ricordi più dolci della mia vita d'uomo politico.
E adesso scambiamoci reciprocamente, onorevoli colleghi, l'augurio di poter al più presto iniziare la nostra attività legislativa.
Questo attende il popolo italiano, e questo è il nostro dovere. (Vivissimi, generali applausi).