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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giuseppe Zanardelli

XVIII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 25 novembre 1892

Presidente. (Segni di vivissima attenzione). Onorevoli colleghi! - Le testimonianze d'affetto che mi prodigaste, concedendomi il massimo onore cui possa aspirare il cittadino d'un libero paese, mi commuovono e mi turbano insieme; poiché la voce mia, per quanto io faccia, non può nemmeno da lungi essere impressa della infinita gratitudine ch'io sento e sentirò incancellabile per voi.
Questo altissimo ufficio non l'ho ambito, non l'ho neppure desiderato; e poiché con tutta sincerità di coscienza lo riconosco di gran lunga superiore ai miei meriti, per ciò appunto, se contando sulla vostra benevola indulgenza, sulla vostra cordiale cooperazione io l'accetto, l'accetto soltanto come approvazione di quei principii, ai quali, per profondo convincimento, procurai sempre di conformare la mia vita politica, la mia azione parlamentare. (Applausi a sinistra e al centro). E precisamente perché la mia elezione rappresenta, anziché i titoli d'una persona, un'elevata affermazione d'idee, questa elezione ha un valore incomparabilmente più grande a' miei occhi, è oggetto di assai più vivo compiacimento per l'intelletto e per l'animo mio.
Quali che siano le opinioni politiche che mi sono personali, esse in questo seggio non esistono per me. (Bene! Bravo!) Io per l'adempimento dei miei doveri mi considero l'eletto di tutti; (Vive approvazioni) io so che le differenti opinioni di quanti seggono in questa Aula non sono che mezzi diversi che ciascuno reputa più atti a raggiungere il supremo bene di quella patria, alla quale sono sacri i cuori di tutti noi, alla quale, quanti qui siamo, vogliamo dedicare tutta l'attività, tutte le forze della nostra vita. (Applausi generali).
Perciò l'imparzialità nell'esercizio del mio officio non è soltanto in me uno stretto dovere; essa è parte essenziale di quell'amore alle libere istituzioni che mi accende il petto; poiché lo spirito delle libere istituzioni sarebbe pervertito senza la coscienziosa equanimità, senza l'inflessibile neutralità di chi presiede la Camera. (Applausi). Vissuto per lunghi anni nelle minoranze parlamentari, io ne sento nell'animo tutti i diritti, (Benissimo! a sinistra) io so che per le minoranze sono principalmente sancite le guarentigie delle quali, come presidente, mi è affidata la rigorosa tutela; so che le minoranze mantengono fervida la vita parlamentare, prestando alle discussioni un movimento senza cui la verità e l'errore passerebbero spesso inavvertiti nell'opera legislativa. (Benissimo!).
Un altro concetto che in me è antico e fermissimo è quello del grande rispetto che devesi alla libertà della tribuna: che in questo recinto la parola umana è mestieri che possa esser l'arma invitta di ogni diritto, di ogni più alta e solenne rivendicazione. Questa libertà, piuttosto che infrenata dall'esercizio dei poteri e doveri presidenziali, cui è sempre penoso il ricorrere, dev'essere informata al pensiero di quelle tradizioni di delicata urbanità che fino dai primi anni del Parlamento subalpino furono l'onore della nostra tribuna (Benissimo!); dev'essere temprata dal sentimento e dalle leggi di convenienza civile, dall'intento continuo, Al decente, al gentile, al raro, al bello: dappoiché la vivacità delle più appassionate discussioni non può che avvalorarsi in efficacia e potenza, con la misura, la dignità l'elevatezza della parola.
(Benissimo!) Con questi concetti, con questi sentimenti saluto gli antichi colleghi, stretto come sono con essi da antiche e famigliari consuetudini di vita; saluto i nuovi eletti, che contribuiscono ad introdurre nelle Assemblee le nuove correnti d'opinioni, i nuovi germi di vita che animano la nazione. (Approvazioni).
Ed ora, onorevoli e carissimi colleghi, imprendiamo fidenti e animosi i nostri lavori. Una augusta parola ci ha testé tracciata una nobile meta. Noi, che pur sentiamo così vivamente la sollecitudine e l'ardore per le sorti delle classi popolari, così virile il proposito che mira alla prosperità ed alla grandezza della patria, alla sua altezza intellettuale e morale, mostreremo nell'adempimento del nostro mandato, che il cuore dei rappresentanti del popolo, palpita dello stesso affetto che il cuore del Re. (Applausi generali e prolungati) Il beneficio, il prestigio, il lustro di quelle istituzioni rappresentative che sono la dignità ed il vanto di una nazione, dipendono in grandissima parte dal credito delle sue grandi Assemblee, dalle virtù di probità, di disinteresse, di patriottismo, di operosità, di cui esse sanno dare l'esempio al paese.
Facciamo di acquistare una grande forza morale col fruttuoso esercizio di queste virtù, facciamo di sentirci vivere della stessa vita della società, di rappresentarne fedelmente i bisogni, i sentimenti e i pensieri, d'essere stretti con essa mediante saldi e salutari legami, d'essere dimentichi delle nostre persone e pensosi solamente del pubblico bene, e renderemo l'opera nostra feconda di benefizi perenni, renderemo memorabile nei fasti parlamentari, e degna della nazionale riconoscenza la diciottesima Legislatura.
(Vivi applausi a sinistra e al centro).