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Portale storico della Camera dei deputati

Il Regolamento del 1° giugno 1888

testo integrale del regolamento

Il testo del Regolamento del 1888 rappresenta il testo coordinato elaborato dopo una serie di riforme regolamentari approvate dalla Camera nella XVI legislatura del Regno.
Con l'aumento dei componenti della Camera seguito alle diverse vicende post-risorgimentali si era fatta più acuta l'esigenza di adeguare la funzionalità dell'organo alla sua nuova composizione, ma nelle legislature immediatamente precedenti (XII, XIII, XIV e XV) tuttavia non si era pervenuti all'approvazione di riforme organiche.
Nella XVI legislatura fu quindi costituita una Commissione di nove membri incaricata di portare a compimento i lavori di riforma del Regolamento già avviati nelle precedenti legislature. La Commissione maturò da subito la convinzione - visti i risultati negativi precedenti - che fosse opportuno, piuttosto che procedere ad una riforma radicale del Regolamento, introdurre, invece, di volta in volta, quelle modifiche che l'esperienza suggeriva come necessarie. A tal fine sembrò quindi consigliabile proporre che per ogni sessione fosse garantita la costituzione di una Commissione permanente del regolamento i cui membri fossero nominati direttamente dal Presidente (e non più estratti a sorte o eletti dall'Assemblea), sicchè il 20 dicembre 1886 la Camera approvò una modifica al Regolamento in tal senso. Nasceva così la Giunta per il Regolamento.
Nei due anni successivi, la Commissione si fece promotrice di una serie di modifiche puntuali, note come "riforme Bonghi" (dal nome del presidente della commissione e relatore delle stesse) che investivano diversi aspetti della vita parlamentare. Tra queste si segnalano, in particolare, la riforma della disciplina delle interrogazioni ed interpellanze, delle mozioni, la disciplina delle domande di autorizzazione a procedere, per le quali si fissava alle Commissioni elette dagli Uffici un termine a riferire di quindici giorni. Altra modifica di rilevante importanza fu quella riguardante il diritto di emendamento di ciascun deputato, in base alla quale a ciascun deputato era consentito trasmettere alle Commissioni emendamenti o articoli aggiuntivi e chiedere di esporne i motivi dinanzi alle stesse, nonché le modalità di votazione.
Seguirono, infine, altre riforme che attennero alle questioni pregiudiziali e sospensive, né mancò di essere riesaminato il tema della procedura di discussione dei progetti di legge, in relazione alla quale si contrapponevano da tempo i fautori del sistema degli Uffici e quelli del metodo delle tre letture. Dopo il ritorno al sistema degli Uffici approvato nel 1873 la Camera approvò una riforma che prevedeva come facoltativo il metodo delle tre letture, destinato comunque ad avere scarsa applicazione. Le modifiche indicate furono approvate nelle sedute del 20 dicembre 1886, 18 maggio e 15 giugno 1887, 28 febbraio, 16, 17 e 18 aprile 1888. A seguito dell'approvazione di tale modifiche si rese necessario quindi procedere ad una riscrittura organica del testo regolamentare a fini di coordinamento; così, nella seduta del 10 maggio 1888, l'On. Di Rudinì presentò alla Camera, a nome della Commissione, il nuovo Regolamento coordinato, che risultava composto di 131 articoli divisi in 22 capi. Nella seduta del 14 maggio 1888, l'Assemblea delibera di rinviare al 1° giugno l'entrata in vigore delle norme regolamentari relative alle tre letture, che sarebbero dovute entrare in vigore il 15 maggio
Tale regolamento - che conobbe un'ulteriore modifica nella seduta del 18 dicembre 1890 nella parte riguardante le interrogazioni, le interpellanze e le mozioni e un'ulteriore limitata modifica il 21 maggio 1896 - rimase per un decennio il codice della Camera per lo svolgimento dei suoi lavori, fino cioè all'esplodere della crisi di fine secolo i cui riflessi sulla vita parlamentare furono profondissimi e destinati ad avere effetti duraturi.
 
 
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