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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giuseppe Biancheri

XII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 26 novembre 1874

Presidente. Onorevoli colleghi! Risorto all'onore di sedere anche una volta in quest'aula, richiamato alla dignità di quest'ufficio supremo, io lo assumo colla viva soddisfazione nell'animo di ritrovarmi in mezzo ad antichi e dilettissimi amici. Con singolare compiacenza veggo pure accresciuta e qui sparsa in ogni lato la più eletta parte della cittatinanza italiana, e con sentimento di patrio orgoglio io vi indirizzo, onorevoli colleghi, un riverente, affettuoso saluto. È pregio degli uomini insigni attestare la propria modestia coll'innalzare sopra di sé stessi chi ne è al disotto e per titoli e per meriti. Non ad altra cagione mi è lecito attribuire la distinzione testè da voi ricevuta. Né si smuove dal mio convincimento la considerazione d'una inattesa benevolenza che da più parti d'Italia mi fu manifestata; soltanto per temeraria presunzione potrei ascrivere a me stesso ciò che esclusivamente è dovuto a quel nazionale principio che, per effetto della precedente vostra fiducia, s'immedesimava nella mia modesta persona. Alla vostra bontà io rendo adunque ogni più viva azione di grazie ed oso sperare che, col serbarmene degno, potrò addimostrarvi la mia gratitudine che solo mi è dato offerirvi, e che io confido sia per esservi accetta. Onorevoli colleghi, arduo assai è il còmpito vostro; importanti questioni, che la passata Legislatura ha lasciate insolute, sono oggi rimesse alle vostre deliberazioni; la pubblica finanza richiede specialmente la vostra attenzione, e il disavanzo, questo nemico del credito e del prestigio del Paese, fa d'uopo affrettarsi a bandirlo pur una volta dal nostro bilancio. L'ordinamento delle pubbliche amministrazioni dà luogo a desiderare qualche assennata riforma; a voi spetta introdurvi quei temperamenti opportuni che ne esemplifichino e ne migliorino l'azione senza che l'autorità ne sia punto scemata. L'esercito e la marina saranno oggetto della vostra costante sollecitudine; niuno più di voi può risentire per essi profonda e riconoscente affezione, a niuno più che a voi deggiono premere quelle istituzioni sulle quali riposa la sicurezza e la difesa della nazione. Il Codice penale presso noi tuttora in vigore attende che il genio italiano lo renda degno degli encomii universalmente tributati alla nostra legislazione civile; altre modificazioni relative alla legislazione commerciale e ad altri pubblici servizi dovrete inoltre esaminare, ed alla pubblica istruzione non cesserete di rivolgere le vostre cure amorevoli. Se vasto è il campo schiuso ai vostri studi ed ai vostri lavori, più ferma si farà in voi la risoluzione di volerlo percorrere; col vostro patriottismo già contribuiste grandemente a costituirci in nazione; animati dallo stesso patriottismo, darete opera indefessa a consolidare l'edifizio che concorreste ad innalzare. I lunghi sacrifizi e i patiti dolori ci ricordino ognora quanto sia prezioso l'acquisto di una patria che fu il sospiro di tanti secoli; e, se, con portenti di perseveranza e di abnegazione, potemmo cooperare ed assistere al suo risorgimento, non ci manchi ora la volontà e la lena per assicurarle un'era di tranquillità, di prosperità e di grandezza. (Movimento di approvazione). Potremo raggiungere questo intendo supremo, dalla nazione ardentemente anelato, purché sempre ci ispiriamo al nostro affetto per essa e ci prefiggiamo unicamente il suo bene; purché regni tra noi la concordia e si respinga con isdegno ogni intenzione e proposito che tendano a seminare dissidi tra regione e regione di questa nostra Una ed amatissima patria (Sussurro a sinistra - Applausi a destra); purché imitiamo il valoroso Principe, che primo soldato della nostra indipendenza, è oggi il più geloso custode della nostra unità, il più scrupoloso osservatore della legge e del proprio dovere, non avendo in pensiero che il solo interesse d'Italia ed accrescendo così, colla virtù dell'esempio, i grandi benefizi impartiti. Quanto a me, onorevoli colleghi, voi mi troverete sempre animato dal più vivo desiderio di corrispondere alla vostra aspettazione, e mi giova sperare che meno ingrato e difficile sarà per essermi il disimpegno del mio ufficio, mercè le relazioni cordiali e affettuose che mi onorerò sempre di avere con voi, mercè la mia devozione ai vostri lavori, la rettitudine dei miei intendimenti, e il mio fermo volere di meritarmi la vostra approvazione. Non mi è concesso invocare altri titoli alla vostra benevolenza, ed alle qualità dell'ingegno, che mi fanno pur troppo difetto, io vi prego di supplire colla vostra indulgenza. Non dipartendomi dai retti e leali principii che ho costantmente seguìti, mi sarà caro ottenere il solo premio cui aspiro, la vostra benevolenza e la vostra fiducia, appagare la sola ambizione che io sento di servire il Re e la patria. (Vivi applausi a destra e al centro).