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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giuseppe Biancheri

XVI Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 18 novembre 1887

Presidente. Onorevoli colleghi! (Segni di vivissima attenzione). Il primo pensiero che al vostro cospetto mi si affaccia alla mente, il primo sentimento che mi erompe dall'animo è di rendervi vivissime grazie per la benevolenza che mi avete attestato col vostro voto di ieri e che oggi mi confermate con questa cortese vostra accoglienza. Soventi io chieggo a me stesso, quali titoli mi valgano questa vostra benevolenza. Quante volte la coscienza mi afferma che di ogni merito io sono affatto spoglio, mi sento fremere dentro, e fieramente contendere con le modeste mie aspirazioni, un desiderio ardente di avere quei titoli e quei meriti che sventuratamente non ho. Non già per l'insano orgoglio di volere con essi adeguare la vostra benevolenza né mai per sottrarmi al debito di gratitudine che essa m'impone, ma perché della benevolenza che mi concedete, come della fiducia della quale mi onorate, amerei che voi poteste tanto giustamente compiacervi quanto a me fosse dato di sentirmene meritevole. Per difetto di ogni pregio di mente non può sedurmi il desiderio audace. Traggo soltanto conforto e speranza dal sapermi con voi in comunione di sentimenti e di affetti. È privilegio di questo seggio, avvaloratomi dal vostro suffragio, poter bandire dall'animo qualsiasi considerazione di parte, allontanare dal pensiero qualsiasi possibilità di opposto sentire, compiacermi unicamente delle ragioni dalle quali ho la certezza di essere con voi tutti, unito strettamente. Mi unisce a voi, onorevoli colleghi, la mia fede perenne in quegli ideali sublimi della santità del dovere, del patriottismo disinteressato, del culto della giustizia, dell'abnegazione di sé stessi, della virtù del sacrificio che fecero grande e meraviglioso il nazionale risorgimento, nobili e grandi gli uomini che l'ispirarono e lo compirono! (Bravo! Benissimo!) E, come voi, io credo ancora che la fede incrollabile in questi grandi ideali sia la vera forza ed il retaggio più prezioso di un popolo (Bravo! - Bene!) il quale non ardisce di farne spreco se non quando egli si prepara ad inevitabile decadenza. (Benissimo!). A voi mi unisce, onorevoli colleghi, la devozione profonda per la patria, che sempre a noi si rivela grande e maestosa nella lieta, quanto pietosa e forte nell'avversa fortuna. Mi unisce a voi il sentimento intenso di affetto per questa nostra dilettissima Italia che palpita nel nostro cuore, che sempre è cara ai suoi figli, ancorché sparsi in remote regioni, che è scolpita nell'animo di quelle giovani falangi, vindici dell'onore nazionale, accompagnate sui lidi africani, dai nostri voti più fervidi e dai nostri auguri più caldi. Ad esse noi, d'Italia rappresentanti, mandiamo l'espressione del nostro affetto, delle nostre speranze, mandiamo dal cuore il più cordiale fraterno saluto. (Bene! Bravo! - Applausi). Serbo, come voi, invulnerata la mia fede nelle libere nostre istituzioni, e, come voi, mi auguro ognora che il regolare esercizio del mandato parlamentare giovi ad accrescerne l'autorità ed il prestigio, giovi a serbarne incolume la dignità ed il decoro. Ma, più di ogni altro sentimento, onorevoli colleghi, mi unisce a voi l'amicizia sincera che, già per lunga consuetudine, io vi professo, la devozione profonda, con la quale io mi consacro ai vostri lavori; a voi mi uniscono i vincoli più dolci di affetto e di riconoscenza. Ed è con questi sentimenti nell'animo, onorevoli colleghi, che io assumo l'ufficio arduo e delicato, che vi è piaciuto nuovamente affidarmi. L'assumo con piena coscienza dei doveri che esso m'impone, con ferrea volontà di adempierli scrupolosamente. Io non mi arrischio promettervi più di quanto consentano le mie deboli forze, ma, saldo nei miei propositi d'imparzialità e di rettitudine, rispettoso dei vostri diritti, dei medesimi vigile custode, e, più ancora fidente nella vostra indulgenza, io non dispero di meritare la vostra approvazione. E così, mercè vostra, onorevoli colleghi, mi sarà concesso di ancora servire, da questo posto, la patria ed il Re; al quale rivolgo il pensiero quante volte della patria auguro il bene, (Segni di approvazione) al quale s'indirizza il mio cuore, quando si apre all'affetto più riverente, alla gratitudine più vivamente sentita; al quale mi è sempre caro poter dare ogni prova della mia obbediente devozione. (Benissimo!) Così mi sarà dato di poter giustamente vantarmi della fiducia che mi concedete, che è ognora la mia meta più ambita, così potrò sentirmi superbo della benevolenza che mi avete attestata, con quella unanime dimostrazione che rimarrà per sempre l'onore più grande, e per sempre sarà il ricordo più dolce della mia vita parlamentare. (Benissimo! Bravo! - Vivi e generali applausi). Invito gli onorevoli segretari e questori a venire ad occupare i loro posti. Gli onorevoli vice-presidenti devono ritenersi come costituenti l'ufficio di Presidenza. (Gli onorevoli segretari e questori salgono sul banco presidenziale). Per dovere impostomi dal regolamento, informerò il Re ed il Senato del regno, della costituzione dell'ufficio di Presidenza. Trompeo. Chiedo di parlare. Presidente. Ne ha facoltà. Trompeo. La Camera ha accolto con profonda commozione le eloquenti, affettuose parole che il nostro presidente ha indirizzato alle nostre valorose truppe che son là lontano, sulle infuocate terre africane a tenere alto l'onore e il diritto d'Italia (Bene! Bravo!). Ora io credo di interpretare il sentimento di tutta la Camera, proponendo che quelle nobili parole siano sollecitamente, oggi stesso, fatte note al comando militare d'Africa. E così quei prodi soldati sapranno che il Parlamento, nella sua prima adunanza rivolse ad essi il suo primo pensiero. (Bravo! Bene! - Vivi applausi). Presidente. Le mie parole, onorevole Trompeo, erano incomplete e sconnesse, ma mi uscivano dal cuore. Mi preme anzi ora di fare un'aggiunta: di esprimere, cioè, la sicurezza che la nazione provvederà sempre con le più affettuose e con le più sollecite cure alle truppe valorose che nei lidi africani tutelano la dignità dell'Italia. (Benissimo!). Metto adunque a partito la proposta dell'onorevole Trompeo. Chi è d'avviso di approvarla è pregato di alzarsi. (La proposta è approvata all'unanimità). Presidente. Onorevoli colleghi! (Segni di vivissima attenzione). Il primo pensiero che al vostro cospetto mi si affaccia alla mente, il primo sentimento Mi unisce a voi, onorevoli colleghi, la mia fede perenne in quegli ideali sublimi della santità del dovere, del patriottismo disinteressato, del culto della giustizia, dell'abnegazione di sé stessi, della virtù del sacrificio che fecero grande e meraviglioso il nazionale risorgimento, nobili e grandi gli uomini che l'ispirarono e lo compirono! (Bravo! Benissimo!) E, come voi, io credo ancora che la fede incrollabile in questi grandi ideali sia la vera forza ed il retaggio più prezioso di un popolo (Bravo! - Bene!) il quale non ardisce di farne spreco se non quando egli si prepara ad inevitabile decadenza. (Benissimo!). A voi mi unisce, onorevoli colleghi, la devozione profonda per la patria, che sempre a noi si rivela grande e maestosa nella lieta, quanto pietosa e forte nell'avversa fortuna. Mi unisce a voi il sentimento intenso di affetto per questa nostra dilettissima Italia che palpita nel nostro cuore, che sempre è cara ai suoi figli, ancorché sparsi in remote regioni, che è scolpita nell'animo di quelle giovani falangi, vindici dell'onore nazionale, accompagnate sui lidi africani, dai nostri voti più fervidi e dai nostri auguri più caldi. Ad esse noi, d'Italia rappresentanti, mandiamo l'espressione del nostro affetto, delle nostre speranze, mandiamo dal cuore il più cordiale fraterno saluto. (Bene! Bravo! - Applausi). Serbo, come voi, invulnerata la mia fede nelle libere nostre istituzioni, e, come voi, mi auguro ognora che il regolare esercizio del mandato parlamentare giovi ad accrescerne l'autorità ed il prestigio, giovi a serbarne incolume la dignità ed il decoro. Ma, più di ogni altro sentimento, onorevoli colleghi, mi unisce a voi l'amicizia sincera che, già per lunga consuetudine, io vi professo, la devozione profonda, con la quale io mi consacro ai vostri lavori; a voi mi uniscono i vincoli più dolci di affetto e di riconoscenza. Ed è con questi sentimenti nell'animo, onorevoli colleghi, che io assumo l'ufficio arduo e delicato, che vi è piaciuto nuovamente affidarmi. L'assumo con piena coscienza dei doveri che esso m'impone, con ferrea volontà di adempierli scrupolosamente. Io non mi arrischio promettervi più di quanto consentano le mie deboli forze, ma, saldo nei miei propositi d'imparzialità e di rettitudine, rispettoso dei vostri diritti, dei medesimi vigile custode, e, più ancora fidente nella vostra indulgenza, io non dispero di meritare la vostra approvazione. E così, mercè vostra, onorevoli colleghi, mi sarà concesso di ancora servire, da questo posto, la patria ed il Re; al quale rivolgo il pensiero quante volte della patria auguro il bene, (Segni di approvazione) al quale s'indirizza il mio cuore, quando si apre all'affetto più riverente, alla gratitudine più vivamente sentita; al quale mi è sempre caro poter dare ogni prova della mia obbediente devozione. (Benissimo!) Così mi sarà dato di poter giustamente vantarmi della fiducia che mi concedete, che è ognora la mia meta più ambita, così potrò sentirmi superbo della benevolenza che mi avete attestata, con quella unanime dimo- che mi erompe dall'animo è di rendervi vivissime grazie per la benevolenza che mi avete attestato col vostro voto di ieri e che oggi mi confermate con questa cortese vostra accoglienza. Soventi io chieggo a me stesso, quali titoli mi valgano questa vostra benevolenza. Quante volte la coscienza mi afferma che di ogni merito io sono affatto spoglio, mi sento fremere dentro, e fieramente contendere con le modeste mie aspirazioni, un desiderio ardente di avere quei titoli e quei meriti che sventuratamente non ho. Non già per l'insano orgoglio di volere con essi adeguare la vostra benevolenza né mai per sottrarmi al debito di gratitudine che essa m'impone, ma perché della benevolenza che mi concedete, come della fiducia della quale mi onorate, amerei che voi poteste tanto giustamente compiacervi quanto a me fosse dato di sentirmene meritevole. Per difetto di ogni pregio di mente non può sedurmi il desiderio audace. Traggo soltanto conforto e speranza dal sapermi con voi in comunione di sentimenti e di affetti. È privilegio di questo seggio, avvaloratomi dal vostro suffragio, poter bandire dall'animo qualsiasi considerazione di parte, allontanare dal pensiero qualsiasi possibilità di opposto sentire, compiacermi unicamente delle ragioni dalle quali ho la certezza di essere con voi tutti, unito strettamente.