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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giuseppe Biancheri

XVI Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 27 novembre 1889

Presidente. Onorevoli colleghi! Con profondo sentimento di riconoscenza e di affetto io vi ricambio il saluto del cuore. Vi rendo grazie vivissime di questa gentile vostra accoglienza, la quale mi commuove e m'insuperbisce. Mi commuove la benevolenza che vi degnate serbarmi; sono superbo della fiducia di cui mi onorate. Mi allieta l'animo la speranza di mostrarmene non indegno, se mi potrà giovare la piena coscienza che sento in me stesso dei doveri che m'impone questo mio alto ufficio. Mi giovino ancora i retti e leali intendimenti che sin qui mi animarono ed ognora mi accompagnano a questo nobilissimo seggio. Possa soprattutto giovarmi il mio fermo proposito di tutelare imparzialmente ogni vostro diritto con tutta quella autorità che verso voi stessi mi vorrete concedere come indispensabile alle esigenze, sebbene più di una volta a me ingrate, dell'affidatomi incarico. Nella mia lunga consuetudine di questo, non ho smarrito il sentimento della povertà delle mie forze. Nondimeno mi conforta anche oggi il ricordo dell'indulgenza che da voi finquì ho largamente ottenuta, e mi sorregge il pensiero che a chi serve la patria con tutti i propri mezzi, per quanto siano modestissimi, non è mai negato un benigno giudizio. (Bravo!) Né la patria ricuserà a voi un giusto apprezzamento dei più rilevanti servizi, che da voi le sono resi. La coscienza nazionale nulla dimentica: arde viva, immortale la fiamma della riconoscenza sull'ara consacrata al Padre della patria (Bravo! Bene!) perenne è il culto dedicato alla memoria di quanti con lui furono benemeriti d'Italia. (Bravo! Benissimo!) Augusti principi recano riverenti il loro tributo di rimpianto e di riconoscente ammirazione al glorioso duce dei Mille; (Bravo!) scoppia un grido di universale indignazione contro la mano selvaggia che attenta alla vita di colui, che da lunghi anni serve devotamente la patria e altrettanto la onora, (Bravo! Benissimo!); un accento di dolore echeggia in tutta Italia non appena si schiude innanzi tempo una tomba che ci rapisce per sempre il nostro più illustre ed amato collega. (Bravo! Benissimo!) Inenarrabili ovazioni d'entusiastico affetto accolgono ovunque l'amato Sovrano che terge una lacrima ad ogni sventura. No; la nazione italiana non sarà mai né ingrata, né immemore; essa riporrà in ogni tempo, nel suo affetto riconoscente e devoto, verso i suoi benefattori, la sicurezza dei benefici ottenuti e le speranze del suo avvenire. Con pari imparzialità e giustizia essa saprà, io non ne dubito, giustamente valutare i vostri sacrifizi, la vostra abnegazione, il bene da voi per la patria operato. E se a me sarà dato di poter vantare il mio modesto concorso alla vostra benefica azione, di tanto si accrescerà la mia riconoscenza per voi, di quanto più forte sarà il compiacimento e più grande l'onore che m'avrà procacciato la vostra benevolenza. (Vive approvazioni - Vivi applausi). Onorevoli colleghi, inaugurando la quarta Sessione di questa XVI Legislatura, scorgiamo meno lontano il giorno in cui sarà per spirare il nostro mandato. Ritornando col pensiero sulla lunga via già percorsa, noi possiamo pur sentirci l'orgoglio di aver lasciato traccie indelebili dei nostri lavori. Già una voce, più della mia autorevole, in solenne occasione, ha reso testimonianza alla vostra operosità sempre ispirata al patriottismo più elevato e più puro. Mi torna grato, a mia volta, di dare per Voi la certezza che con alacrità non minore e coi medesimi patriottici intenti proseguirete nei nuovi lavori che vi sono assegnati, rivolgendo specialmente la vostra più sollecita attenzione alla soluzione di quegli importanti problemi dai quali veramente dipende la pace degli animi e la cittadina concordia. E così quando avvenga che abbia termine il nostro mandato, vi sarà caro poter affermare con sicura coscienza d'aver sempre fatto il vostro dovere. Con la speranza che a me pure sia concesso questo compiacimento, mia unica aspirazione; con fede immutabile negli alti ideali della nazione e nell'indissolubile patto d'amore che la unisce alla dinastia di Savoia; coll'augurio che in questa santa unione si associno in unanime consenso tutte le forze onde s'alimenta la vita nazionale e tutte insieme concorrano al comune, supremo intento, del bene della patria, io indirizzo al Re che di questo supremo bene è il più ardente fautore e il custode più vigile, e che della patria simboleggia ogni bontà, ogni virtù, rispettosamente indirizzo all'Augusto Sovrano ed alla Reale Famiglia l'attestazione sincera della mia profonda devozione. Ed ora rivolgo anche una volta a Voi, onorevoli colleghi, i miei ringraziamenti più vivi, e dal profondo dell'animo mando i più fervidi voti per la felicità di questa nostra giovine Italia. (Applausi vivissimi e prolungati).